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Tu vuo' saper di quai piante s'infiora questa ghirlanda che 'ntorno vagheggia la bella donna ch'al ciel t'avvalora. Io fui de li agni de la santa greggia che Domenico mena per cammino u' ben s'impingua se non si vaneggia. Questi che m'e` a destra piu` vicino, frate e maestro fummi, ed esso Alberto e` di Cologna, e io Thomas d'Aquino.

Tu vuo’ saper di quai piante s’infiora questa ghirlanda che ’ntorno vagheggia la bella donna ch’al ciel t’avvalora. Io fui de li agni de la santa greggia che Domenico mena per cammino u’ ben s’impingua se non si vaneggia. Questi che m’è a destra più vicino, frate e maestro fummi, ed esso Alberto è di Cologna, e io Thomas d’Aquino.

Ben son di quelle che temono 'l danno e stringonsi al pastor; ma son si` poche, che le cappe fornisce poco panno. Or, se le mie parole non son fioche, se la tua audienza e` stata attenta, se cio` ch'e` detto a la mente revoche, in parte fia la tua voglia contenta, perche' vedrai la pianta onde si scheggia, e vedra' il corregger che argomenta "U' ben s'impingua, se non si vaneggia">>.

FILOCRATE. Prego che mi dica la cagion del tuo indugio perché dentro giá 'ncominciava a sentir tanto sdegno che forse anco avrei preso de' partiti. Non vo' dire altro. FRONESIA. Odi. Costui vaneggia. Oh! Va', ché tu m'hai pien del tuo cervello. Parla con l'aere. FILOCRATE. Tu non mi rispondi, Lúcia? A chi dico? E' non sta però bene far tanto strazio di chi sai che t'ama piú che la vita propria.

Quando noi fummo la` dov'el vaneggia di sotto per dar passo a li sferzati, lo duca disse: <<Attienti, e fa che feggia lo viso in te di quest'altri mal nati, ai quali ancor non vedesti la faccia pero` che son con noi insieme andati>>. Del vecchio ponte guardavam la traccia che venia verso noi da l'altra banda, e che la ferza similmente scaccia.

Luogo è in inferno detto Malebolge, tutto di pietra di color ferrigno, come la cerchia che dintorno il volge. Nel dritto mezzo del campo maligno vaneggia un pozzo assai largo e profondo, di cui suo loco dicerò l’ordigno. Quel cinghio che rimane adunque è tondo tra ’l pozzo e ’l piè de l’alta ripa dura, e ha distinto in dieci valli il fondo.

La notte è tenebrosa; terra e cielo si confondono nel buio infinito da cui si staccano, più neri, alcuni nugoli che viaggiano solitarii, ed i gelsi e le quercie in sembianza di giganteschi fantasmi. La brezza bisbiglia sottovoce e dondola i letti pensili degli uccelli e degli insetti. Che pensa Donato colla fronte ardente nascosta fra le mani? Non pensa, vaneggia.

A questa epidemia degl'intelletti, ch'era ridotta un guasto universale, sei o sette scrittor sani e corretti, e non entrati ancora all'ospedale, andavano a Dodone, poveretti, dicendo: Poniam freno a tanto male. Dodon rideva sgangheratamente del zelo inopportuno e inconcludente, e rispondeva lor: Cari fratelli, il mondo letterario s'è ammalato, vaneggia; i capi sono Mongibelli.

Luogo e` in inferno detto Malebolge, tutto di pietra di color ferrigno, come la cerchia che dintorno il volge. Nel dritto mezzo del campo maligno vaneggia un pozzo assai largo e profondo, di cui suo loco dicero` l'ordigno. Quel cinghio che rimane adunque e` tondo tra 'l pozzo e 'l pie` de l'alta ripa dura, e ha distinto in dieci valli il fondo.

Quando noi fummo la` dov'el vaneggia di sotto per dar passo a li sferzati, lo duca disse: <<Attienti, e fa che feggia lo viso in te di quest'altri mal nati, ai quali ancor non vedesti la faccia pero` che son con noi insieme andati>>. Del vecchio ponte guardavam la traccia che venia verso noi da l'altra banda, e che la ferza similmente scaccia.