United States or Hungary ? Vote for the TOP Country of the Week !


FILOCRATE. Non mi par giá cangiata. Oh! Dio volesse che non ci avesse visto! Iddio ti guardi, madre. Quanto m'allegro di vederti cosí di buona voglia! ch'istanotte non ho dormito mai, del dispiacere ch'ebbi, perché pensai che ci vedesse Demofilo, iersera. CALONIDE. Anzi, ci vide: e me ne dimandò; ma tanto seppi bene acconciarla che poi non disse altro.

Mi facesti il gran dispetto, ier, quando gridasti con quella vecchia che trovasti meco: non per altro se non che son poi genti c'han pratiche infinite e dicon sempre de' fatti d'altri; e d'una cosa tale si laverá la bocca in mille luoghi. Ed a te non stan ben fatti nomi, perché sai quel che importa: tanto piú, avendoti ora forse a maritare ad altri che a Filocrate. LÚCIA. E chi è quella?

Venendo di notte Filocrate a la posta a Lúcia e non vedendola, si pensa che una pignata, ove era steso un fassoletto, sia essa e non li voglia rispondere: onde se ne parte tutto pien di sdegno. Pilastrino, in questo, cercando Listagiro, si imbatte a veder tutto quello che fa Filocrate; ed apre piú la cosa e mostra che la cena si indugerá a l'altra sera per non aver trovato Listagiro.

E quel poltron di Lucifero porco facciami come vuol, se ben volesse farmi in pasticci o in brodo o in gelatina. Ma, per parer ch'io non parlo col vino, vorria contarvi pur di questi pazzi: di Girifalco vecchio; e di Crisaulo; e quello scimonito di Filocrate ch'al fin si mangia, in cambio di perdice, la carne de la madre di san Luca tutto l'anno avocata dei tinelli. So ben ch'io sono inteso.

In fine, ancora in sogno ti chiama e piange e meco si lamenta con dir che tu non l'ami; e ben talora c'è che fare appagarla. LÚCIA. Oh che bugie! Non è giá vero. CALONIDE. Cosí fosse manco in tuo servigio come è da vantaggio di quel ch'io dico. Ma ben sai che poi non staria bene a lei essere ardita e parlar come me. Ma sia pur certo che d'affezion ti avanza. FILOCRATE. Lúcia, è vero?

FILOCRATE. Quando fia mai l'ora per me tanto felice che, legati d'eterno nodo, di tante fatiche e tanti stenti al fin mi sia concesso cogliere i dolci frutti? Aimè! ch'io temo, come mi cognosco al tutto indegno d'un tal tesor, che non mi sia negato da la mia sorte. CALONIDE. Lascia andar da canto queste tuoi leggerezze. Ora attendiamo che si dia fine.

Anima mia, tu mi fai pur gran torto. E poi per chi? Per un morto di fame, un furfantello, un ladro, un giocatore, un plebeo. Ma guardati, Filocrate; ché, a' miei , mai nessun mi fece ingiuria che non mi vendicassi. Vatti sposa: e to' per donna qualche ruffianaccia per tua infame. Oh! co! ca! ca! Io muoio. Rinego il che mi battezza. Ca! ahi! In mal punto. Ah!

Son molte volte, quando altrui è infermo, che par veder le cose piú che espresse e non è altro che 'l cervel che varia. E come andò? FILOCRATE. Per chi bene e chi male. Per te devette ir mal, per Lúcia bene. Confessalo oramai. FRONESIA. Sappilo Iddio; ché tu potresti dir cosí vent'anni, ch'io non ti intenderei. Se guardi bene, certo vedrai che sará stato un sogno o ver fantasma.

FILOCRATE. Aimè! che in vano prego un sasso, una tigre e mi querelo. Altronde porti i miei lamenti il vento; ch'io mi risolvo al tutto di cangiarmi di sentimento, poi che piace al cielo. La prima non è giá, ma ben fia forse l'ultima. , che ancor ne piangerai! FRONESIA. Oh! Sta', ché si scorruccia. Voglio andare, ch'io creperei.

Filocrate, cognosciuto il suo errore, esce vestito di sacco predicando ed, in penitenza del suo fallo, dilibera andare a San Iacopo di Galizia; ed è da Pilastrino e Fileno beffato e straziato. FILOCRATE vestito di sacco, PILASTRINO, FILENO. FILOCRATE. Troppo tardi, lasso! grande errore ho cognosciuto.