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Oh, dite benissimo, sete di cognizioni: ripigliò il padre Prospero. Figuratevi che un giorno voleva andare al polo Artico. Se la sarebbe cavata, la sete, in quelle latitudini! E poi, voleva andare all'Equatore, per dissetarsi alle sorgenti del Nilo. Ed io che dovevo seguirla! Sarei guarito della polisarcia; non vi pare?

Ma, di grazia, ora che siamo fuori, si potrebbe sapere perchè si va via, così di schianto, senza dire neanche buon giorno? Non mi dir nulla, zio! Si va via.... Dopo essere venuti, lo capisco, era il meglio che si potesse fare. Ah, , ho fatto male a venirci. Se ti avessi obbedito! Tarda confessione, ma preziosa. Te la ricorderò per le altre occasioni. Il polo artico!

Speriamolo; disse il signor Prospero, accompagnando la frase con un sospiro tanto fatto; ma l'avverto che è molto bizzarra. Si figuri che uscita appena di collegio, voleva andare al polo! Al polo artico? Artico, od antartico, non so; ma il fatto sta che m'è scappata fuori con questa idea, pescata non so dove. Forse in un trattato di geografia; notò giudiziosamente il sottoprefetto. Può darsi.

Qualche settimana dopo, si celebrarono le nozze Gualandi Ruzzani, e gli sposi, felici che Dio vel dica, si disponevano ad un lungo viaggio, a mezza via tra l'equatore e il polo artico. Prima di andarsene da Castelnuovo Bedonia, vollero fare una gita. Indovinate dove? Al convento di San Bruno. Era una bellissima giornata di settembre. Se fossimo in principio di volume, ve la descriverei.

DIREZIONI GENERALI: Acque, strade e porti marittimi: COSSONI Antonio, direttore generale NEGRI Gaetano, segretario generale ARTICO Angelo, ASSALINI Antonio, MASETTI Agostino, PAREA Carlo, ispettori generali BRUNACCI Vincenzo, BONATI Teodoro, COSSALI Pietro, ispettori generali onorari. Polizia: LUINI Giacomo, direttore gen. BRUSA Paolo, segretario gen.

Scena muta e inarcamento di ciglia! Il conte Gualandi, primo, credette di vedere il cielo che si apriva, per rovesciargli addosso un nembo di fiori e di profumi; il signor Prospero ricordò il polo artico e l'equatore, che gli parvero una cosa da nulla al confronto di quella volata improvvisa; il cavaliere sottoprefetto vide a dirittura un abisso, in cui si sprofondava la sua commenda e la sua prefettura.

E non me le voleva mica far buone, a me, queste ragioni, quando le era saltato il ticchio di andare al polo Artico, o all'Equatore! Ella è contenta di star qui; incalzò il padre Agapito. E proprio ora, voi vorreste condurla via, perchè le riprendesse il capriccio dell'Equatore? State zitto! Non ci mancherebbe altro. Ma come volete che restiamo, se il priore ci scaccia? A questo ci penseremo noi.