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Con cagne magre, studiose e conte Gualandi con Sismondi e con Lanfranchi s'avea messi dinanzi da la fronte. In picciol corso mi parieno stanchi lo padre e figli, e con l'agute scane mi parea lor veder fender li fianchi. Quando fui desto innanzi la dimane, pianger senti' fra 'l sonno i miei figliuoli ch'eran con meco, e dimandar del pane.

Con cagne magre, studïose e conte Gualandi con Sismondi e con Lanfranchi s’avea messi dinanzi da la fronte. In picciol corso mi parieno stanchi lo padre e ’ figli, e con l’agute scane mi parea lor veder fender li fianchi. Quando fui desto innanzi la dimane, pianger senti’ fra ’l sonno i miei figliuoli ch’eran con meco, e dimandar del pane.

Eh, non vorrei proprio che fosse così, come dice il proverbio; replicò il conte Gualandi, con accento più malinconico che non portasse quel piccolo guaio d'albergo.

Con cagne magre, studiose e conte Gualandi con Sismondi e con Lanfranchi s'avea messi dinanzi da la fronte. In picciol corso mi parieno stanchi lo padre e figli, e con l'agute scane mi parea lor veder fender li fianchi. Quando fui desto innanzi la dimane, pianger senti' fra 'l sonno i miei figliuoli ch'eran con meco, e dimandar del pane.

Vi lascio immaginare la festa ch'egli fece al priore spriorato di San Bruno, quantunque, a dir vero, gli tornasse piacevole per come il fumo negli occhi. Anche lui! aveva borbottato il signor Prospero, udendo in anticamera che era giunto il conte Gualandi. Che il convento dei matti voglia scaricarsi tutto in casa nostra? E noi che eravamo riesciti a svignarcela!

Quando la signorina Ruzzani entrò nel salotto, vide il conte Gualandi ritto davanti ad una tela che posava sul cavalletto, nel vano d'una finestra. Era uno studio ben noto a lui, perchè incominciato due settimane prima nel convento di San Bruno, e rappresentava l'interno del chiostro.

Certo; non siamo debitori di qualche gratitudine ai luoghi in cui abbiamo passato ore felici? Grazie! mormorò il conte Gualandi. Pel convento? chiese argutamente la signorina Adele, che ripigliava padronanza di .

Scena muta e inarcamento di ciglia! Il conte Gualandi, primo, credette di vedere il cielo che si apriva, per rovesciargli addosso un nembo di fiori e di profumi; il signor Prospero ricordò il polo artico e l'equatore, che gli parvero una cosa da nulla al confronto di quella volata improvvisa; il cavaliere sottoprefetto vide a dirittura un abisso, in cui si sprofondava la sua commenda e la sua prefettura.

Al fruscìo della veste sul pavimento, il conte Gualandi si voltò, e la signorina Adele riconobbe il bel priore di San Bruno, meno grave all'aspetto, più elegante nel portamento, ma pur sempre severo, e rispondente a quell'immagine di dignit

Ma a lui la notizia aveva dato un coraggio da leone. Si levò in piedi, il conte Gualandi, si tirò indietro due passi, e, facendo un amabile scorcio di vita, così parlò con cerimonioso sussiego: Signorina, potevo venire ieri a Castelnuovo, e mi era parso troppo presto. Dovevo venire domani, e mi pareva troppo tardi per il mio desiderio.