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Quanto siam poveri! esclamò la bella ed interessante Esmeralda. Taci, le rispose l'animoso Giovanni; ch'io non oda mai più siffatta parola. Poveri sono coloro che giacciono schiavi del capriccio, del lusso, dell'orgoglio; te l'ho gi

Studium vanitatis. MERLINO. Se queste parti non hai, ben ti le poscio mostrar io, se mi ascolti per una pezza; e forse lo sonno ti stará luntano per vigor de la mia piva. Or odi una oda in loda d'una mia amorosa detta la Mafelina, ed impara da me gli affettuosi gesti. LIMERNO. Comincia, ch'io mi sento voglia di mangiar riso!

44 Ah lasso! che poss'io più che mirare la rocca lungi, ove il mio ben m'è chiuso? come la volpe, che 'l figlio gridare nel nido oda de l'aquila di giuso, s'aggira intorno, e non sa che si fare, poi che l'ali non ha da gir l

Quando toccai de' miei due sogni per dirgli l'effetto primo della voce di lei, Topler approvò ripetutamente del capo, come un medico che oda dall'infermo la descrizione di nuovi sintomi rispondenti alla sua diagnosi del male.

Prima le vergini che vogliono a tutti i costi mantenere intatto il loro fiore delicato a Gesù: Caterina Godinez che fa ogni sforzo per imbruttirsi; Smeralda da Catania che si deforma il viso; una delle figliuole di Berengario che scaccia i fidanzati con puzzo artificiale; Ulfia che si finge pazza; Oda che si taglia le narici; Eufemia che si recide naso e labbra.

PRUDENZIO. Cosí me rispondi? Adunque, io te devo dare da resarcire el ventre e farte le calighe e i diploidi e i pilei, e devi fare a tuo modo? Ma guarda pur ch'io non ti dia qualche alapa che non ti metti quattro denti nel gutture! MALFATTO. Per Dio! Patrone, missere, odite, per questa croce. PRUDENZIO. Che vòi ch'io oda?

Ben mi s'è dato testé tra' piei, che possi egli rompere il collo con quanti ne venne mai di Spagna! Che scusa trovarò ora? GIGLIO. Signora Pasquella! PASQUELLA. La cosa va bene. Io son giá fatta signora. GIGLIO. Vos me haveis burlado y mi tolleste mio rosario e non fazieste lo que me teniades promettido. PASQUELLA. Zi! zi! zi! Sta' queto, sta' queto. GIGLIO. Por que? es ninguno á qui que nos oda?

95 Se gli accosta all'orecchio e pianamente l'angel gli dice: Dio vuol che tu guidi a Parigi Rinaldo con la gente che per dar, mena, al suo signor sussidi: ma che lo facci tanto chetamente, ch'alcun de' Saracin non oda i gridi; che più tosto che ritruovi il calle la Fama d'avisar, gli abbia alle spalle.

Così diceva il forsennato Mopso: e così detto, muto e sbigottito stette buon spazio; e 'n fatto ritorno e raccolto lo spirto, alti sospiri dal cor traendo, intorno al molle tronco d'un tenero olmo tai parole scrisse: Udite selve, udite Dei silvestri, odan le ninfe, oda ogni pastore.

Ma, disse sommessamente don Francesco a suo padre, è conveniente ch'egli oda?... Oh ! rispose l'ammalato ad alta voce: io lo voglio! D'altronde egli è della famiglia. Ma che avviene? domandò il cavaliere di Malta, accostandosi al letto. Lo vedete, disse il duca con un tristissimo sorriso: sto per morire.