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Aggiornato: 14 luglio 2025
Ma gli è tempo oramai di tornare al racconto. Morello era chiuso in sè stesso e non diceva parola; solo l’aggrottar delle ciglia faceva fede di non soavi pensieri.
C'è, caro mio, che ho promesso di presentarvi quest'oggi ad una bella signora. Me? dimandò il giovine, inarcando le ciglia. Voi, certamente; che ci trovate di strano? Nulla, e tutto. Chi è questa signora?
ond'io levai le mani inver' la cima de le mie ciglia, e fecimi 'l solecchio, che del soverchio visibile lima. Come quando da l'acqua o da lo specchio salta lo raggio a l'opposita parte, salendo su per lo modo parecchio a quel che scende, e tanto si diparte dal cader de la pietra in igual tratta, si` come mostra esperienza e arte;
Ella fissò in donna Rosalia i suoi begli occhi, che sembravano un riflesso del cielo, nel quali, attraverso le lunghe ciglia, pareva brillare un raggio sovrumano: ma non profferì parola. Ed ebbe ragione; chè pel momento donna Rosalia non l'avrebbe nemmeno udita, sì grande era la sua esasperazione!
Aveva stimato cosa men degna di sè e della sposa, il tornarle a chiedere il perchè di quell'atto; ma alla ciera, ai silenzi, allo spesso aggrottare delle ciglia, mostrava d'avere dentro qualche rodimento segreto.
Invece il suo consiglio fu molto savio e rivelò molto acume. Aggrottò le ciglia e disse: Tu capirai che lui dovr
Carlo si scuote, aggrotta le ciglia in così spaventosa maniera, che le pupille gli si nascondono intiere, e prorompe con voce commossa: «Perchè maledici la nostra patria? È forse la infamia una pianta particolare alla nostra terra, o un albero sterminato che stende i suoi rami tenebrosi sopra tutto l'universo? Sia rigido il cielo, sia temperato, azzurro come in oriente, nuvoloso quanto in settentrione, nè per clima, nè per cielo si rimarr
Qualche bettola, a ciglia semichiuse. La sbornia gi
Per avere un'idea della bellezza delle donne del popolo e della loro foggia di vestire, andai a vedere il giorno dopo la fabbrica di tabacchi, che è una delle più vaste d'Europa e conta non meno di cinquemila operaie. L'edifizio è di fronte al vasto giardino del duca di Montpensier; le operaie si trovan quasi tutte in tre grandissime sale, divisa ciascuna in tre parti da tre file di pilastri. Il primo colpo d'occhio è stupendo; vi si presentano tutte insieme allo sguardo ottocento ragazze, divise in gruppi di cinque o sei, sedute intorno ai tavolini da lavoro, fitte come una folla, le lontane confuse, le ultime appena visibili; tutte giovani, poche bambine; ottocento chiome nerissime e ottocento visi bruni di ogni provincia d'Andalusia, da Iaen a Cadice, da Granata a Siviglia. Si sente un brulichío come in una piazza piena di popolo. Le pareti, dalla porta d'entrata fino alla porta d'uscita, in tutte tre le sale, sono tappezzate di gonnelle, di scialli, di fazzoletti, di sciarpe; e, cosa curiosissima, tutto quell'ammasso di cenci che basterebbe a riempire cento botteghe da rigattiere, presenta due colori dominanti, tutti e due continui, l'uno sotto l'altro, come i colori d'una lunghissima bandiera: il nero degli scialli sopra, il roseo delle vesti sotto; misto al rosso il bianco, il porporino, il giallo; e par di vedere un'immensa bottega di maschere o un'immensa sala da ballo in cui le ballerine, per esser più libere, abbiano appeso al muro tutto ciò che non è strettamente necessario a salvare il pudore. Le ragazze si rimettono quei vestiti per uscire; per lavorare veston roba da strapazzo; ma ugualmente bianca o rosea. Il caldo essendo insopportabile, tutte s'alleggeriscono quant'è possibile, e perciò fra quelle cinquemila ve ne saranno appena una cinquantina delle quali il visitatore non possa contemplare a suo bell'agio il braccio e la spalla, senza tener conto dei casi straordinari che si presentano all'improvviso passare da una sala all'altra, dietro le porte e le colonne, e in fondo agli angoli lontani. Vi sono dei visi bellissimi; ed anco i non belli hanno qualche cosa che attira lo sguardo e s'imprime nella memoria: il colorito, l'occhio, le ciglia, il sorriso. Molte, e specie le così dette gitane, sono d'un bruno carico come le mulatte, e han le labbra tumide; altre, gli occhi tanto grandi che un loro ritratto fedele parrebbe un'esagerazione mostruosa; la maggior parte son piccine e ben fatte, e tutte hanno una rosa o una viola o un mazzetto di fiori di campo fra le treccie. Sono pagate in ragione del lavoro che fanno; le più abili e le più operose guadagnano fino a tre lire il giorno; le pigre las holgazanas dormono colle braccia incrociate sul tavolo e la testa appoggiata sulle braccia; le mamme lavorano dimenando una gamba cui è legata una cordicella che fa dondolare una culla. Dalla sala dei sigari si passa in quella dei cigarritos, da quella dei cigarritos in quella delle scatole, da quella delle scatole in quella delle casse, e per tutto si vedon sottane color di rosa, treccie nere ed occhioni. In una sola di quelle sale quante storie d'amore, di gelosie, d'abbandoni e di miserie! All'uscire di quella fabbrica, per un pezzo vi par di vedere da ogni parte pupille nere che vi guardano con mille espressioni diverse di curiosit
Montoni aggrottò le ciglia e gli accennò di ritirarsi. Carlo troncò il discorso e chinò gli occhi; poi, avvicinandosi alla tavola, soggiunse: «Mi son presa la libert
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