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Chiedendo a lui sessantamila lire, essa dovea credere di domandargli a pena un servizio ed esser sicura che glieli avrebbe, in pochi giorni, restituiti. Che erano sessantamila lire per lei? Dovete, riprese l'americano, parlando al gioielliere, presentarvi oggi alla principessa. Se non fossi molto occupato! rispose il De Carlo, i cui occhietti scintillavano di malizia.

Queste parole alla Ginevra fecero uno strano senso, e stette ascoltando con più attenzione. Come il papa abbia avuto notizia di voi, non lo sappiamo, ma la cosa non cessa per ciò d'esser verissima. Dunque sarebbe necessario che approfittando di questa benigna disposizione di Leone a vostro riguardo, vogliate presentarvi ad una sua udienza.... Presentarmi a lui.... ma a far che?

Anche, dovreste spianare un poco la faccia, riprese la giovane, scotendo col mignolo le ceneri della sigaretta. Voi non avete un'espressione naturale; vi siete formato un volto da matto ragionante o da.... che so io? da morfinomane, che non ispira la menoma fiducia. Vediamo, fece l'altro, recandosi innanzi a uno specchio. Quale faccia potrei presentarvi?

C'è, caro mio, che ho promesso di presentarvi quest'oggi ad una bella signora. Me? dimandò il giovine, inarcando le ciglia. Voi, certamente; che ci trovate di strano? Nulla, e tutto. Chi è questa signora?

Questo studio è anche la dimora del pittore che sto per presentarvi e della sua famiglia; poichè il nostro eroe, per dirvela ad un tratto, possiede un gran buon cuore, buon umore da venderne, poco coraggio, non troppo ingegno, povere fortune, una moglie borbottona e quattro bimbi.

Vieni abbasso, nel salottino ove si fuma, e conoscerai subito una ventina di colleghi. Lo presi per mano, lo trascinai nel salottino dove si faceva un baccano d'inferno e, intimando silenzio, dissi: Signori: ho l'onore di presentarvi un chiarissimo nostro collega, l'illustre scrittore... Scusa: come ti chiami? Prospero Martucci.

A proposito, dottore, vorreste voi permettermi di presentarvi uno dei nostri scienziati, che m'è capitato con l'ultimo corriere, e di pregarvi di piloteggiarlo un po' pel mondo della scienza? Sarò felice di essere ai vostri ordini, principe. Essi parlavano così, un po' a voce alta, perchè molta gente stava loro intorno.

Voglio presentarvi alle mie figliuole, che hanno letto i vostri versi. Grazie.... disse ancora Pierino, arrossendo questa volta per il piacere, per i versi, e per le figliuole che li avevano letti. Dove siete alloggiato? In nessun posto, ancora. Appena arrivato, sono venuto qui direttamente. Per oggi potete scendere al Roma o all'Europa.

Signore, vi scongiuro di non interrogarmi. Io ho un'intera confidenza in voi; ma voi non potete ciò che puote il re. Evidentemente. Nondimeno, per presentarvi a S. M. bisogna che io mi sappia chi io presento, per quale affare io commetto questa grave infrazione alle regole diplomatiche. Ecco appunto ciò che è impossibile, signor principe.

Diventato più sciolto, anzi impudente di lingua per virtù del vino, esclamò: Orsù, via, figliuole mie; venite qua, che voglio darvi una buona novella, ed è, che prima che finisca la settimana intendo presentarvi di un magnifico dono. Magari! E che cosa ci dona, signor padre? rispose la maggiore. Indovinate. Una faldiglia di seta? Meglio ancora. Un viaggio a Tivoli? Meglio, meglio.