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Aggiornato: 21 giugno 2025


Il noioso conflitto con Liana, il bisogno che aveva di romperla con questa bellezza noiosa e cretina e di compiere definitivamente i suoi studi, gli facevano parere dolci le ore che passava a Villa Serena e al Castelletto in tranquille occupazioni amministrative, tra i libri e le memorie, nella lettura di vecchie riviste, che gli portavano in ritardo una quantit

Partiti dalla casa Bonfanti percorsero la strada che fiancheggia il paese ingombra di salmerie e soldati austriaci, e con qual cuore vedesse il Generale così da vicino questa nuova miseria della patria non è da dire. Arrivarono a Colle in giorno di straordinaria affluenza di popolo, e il Montereggi, per assicurare l'esito del viaggio, che sapeva lungo e faticoso, pensò di cambiare il suo cavallo con una cavalla di migliore lena colla quale un suo fratello aveva portati la mattina stessa alcuni passeggeri a Colle . Il Montereggi rammenta con espansione anche oggidì la sua Chiocciail nome della cavalla) e dice che poche bestie sarebbero state buone di fare quanto fu da lei fatto in quella giornata. Per il ricambio del cavallo si fermarono nella via principale di Colle ad una locanda ove il vetturino sapeva di trovare il fratello . Era la strada per la straordinaria occorrenza di festa ingombra di popolo, e vi si aggiravano spessi i gendarmi del Governo granducale. Durante il cambio dei cavalli scesero i due viaggiatori dalla vettura, e col modo di persone che non hanno nulla da temere, stavano in mezzo a tanta gente paesana, e sbirraglia lorenese, quasi fosse per essi la cosa più naturale. Ripartirono subito da Colle, e passando per il Castelletto di San Gemignano, pervennero circa alle 3 pomeridiane al di sotto di Volterra senza entrare in citt

Chi doveva dare a Ezio la tremenda notizia? e conveniva mantenere i parenti nell'illusione? e se la pazienza e la rassegnazione fossero mancate all'infermo? Il Cresti per parte sua si domandava che cosa avrebbe dovuto dire alle donne del Castelletto e come avrebbe intesa questa notizia Flora. Non volendo scrivere, partì lo stesso giorno, in compagnia del Bersi.

Pentimento. Il Cresti arrivava al Castelletto ch'era gi

Dopo ch'egli ebbe combattuto con Flora una partita di scherma sul terrazzo del Castelletto, che s'era lasciato ferire da lei, che aveva visto quel profluvio di capelli cascanti sulla sua persona, un fascino nuovo e pericoloso lo accompagnava sempre, come se il fantasma di Flora lo perseguitasse, come se tutto quel rosso gli fosse rimasto troppo impresso nella retina degli occhi.

No, niente interruppe imperiosamete tu non parlerai di queste cose con nessuno. È un debito che dobbiamo pagar noi... Pagare è subito detto: ma per pagare ci vogliono i denari. Li troveremo, mamma dichiarò solennemente la contessina del Castelletto ma non voglio più ricever nulla, nemmeno un fiore da Villa Serena. Son parole, mia povera ragazza.

Dacchè Ezio aveva ripreso a frequentare il Castelletto col pretesto della Dissertazione, qualche cosa d'insolito era entrato nella vita scolorita ed eguale della casa, che da cinque o sei anni dormiva nella pigrizia delle loro padrone. Flora aveva riaperto il vecchio pianoforte, detto il trappolone, e procurava di farlo stridere meno orribilmente sotto le sue dita di acciaio.

Erano poco più delle 9 di sera, e Garibaldi, Leggero, Guelfi e Serafini scesero la breve scala che conduce per mezzo delle stanze terrene alla porta segreta che si apre nella vallata deserta. Quivi Angiolo Guelfi si separò dai cari esuli con addio breve, ma pieno di dimostrazioni d'affetto dall'una e dall'altra parte; ciò fatto, richiuso l'uscio esterno, tornava nel piano superiore della casa Serafini, studiando di mostrarsi tranquillo, mentre col pensiero angosciato precorreva i pericoli cui quella notte decisiva andavano incontro gli illustri proscritti. Uscirono i tre silenziosi, e armati di tutto punto, nella vallata. Precedeva il Serafini, seguiva Garibaldi, veniva ultimo il Leggero, e percorrendo lungo le mura del castelletto per sentiero dirupato, sboccarono sulla via che era in que' tempi sterrata, o come suol dirsi, a bastina, e volgendo a sinistra si avviarono alla Croce della Pieve. Pochi passi avanti di giungervi, il Serafini col suo solito zelo, pregò i compagni di ritirarsi per un poco nel bosco che ivi fiancheggia la via, ed esso volle andare a speculare il luogo, e vedere da stesso se i cavalli erano al posto da lui designato. Trovò tutto nell'ordine voluto, li sciolse, ne aggiustò le redini, e li pose tutti tre in fila, ove stettero, essendo in tal guisa ammaestrati. Chiamò allora i profughi, e posti in sella prima Garibaldi, poi Leggero, salì esso sul terzo, e a trotto serrato e uniforme presero la strada di Castelnuovo, essendo gi

Sai, Lena soggiunse; ho trovato Paolo a Castelletto. Egli si era impancato sul portone dell'osteria. È vero che ha faccende? mi dice che non dorme a casa ma va a... a... to' che non mi ricordo. Non avr

La signorina del Castelletto prese sopra di l'incarico degli addobbi, delle tende alle finestre, dei quadri e della Madonna a capo del letto, che volle appendere essa stessa. Tutto l'appartamento degli sposi consisteva in quattro stanze, due al pian di sopra, due a terreno, che servivano anche di scuola ai bambini dell'asilo con un piccolo chioso verso la riva ombreggiato da quattro piante di fico; ma come non è mai disgrazia quando il frumento trabocca dallo staio, così non è male che la felicit

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