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Aggiornato: 25 maggio 2025


Diremo ora della gita di Angiolo Guelfi in Maremma, ma a spiegazione dei timori del Serafini, e del rifiuto del Guelfi a portare seco i due profughi, accenneremo come pochi giorni avanti, mentre attendeva esso nel piano di Scarlino alla direzione della sua azienda, venne a trovarlo Olivo Pina, quello stesso che vedremo poi accompagnare Garibaldi al mare, e gli disse come essendo andato per affari suoi a Massa Marittima, aveva incontrato Giovanni Fabbri e Giuseppe Lapini ambedue autorevoli ed onesti cittadini, ma non malevisi dal restaurato governo lorenese, i quali, come amici di Angiolo Guelfi, cercavano appunto occasione segreta e sicura per fargli sapere che non si presentasse a Massa a Scarlino, perchè era a loro certa cognizione, avere le autorit

Due o tre volte ministro, il signor Buoncompagni non si mostrò veramente sotto il suo vero punto di vista che in Toscana, sia come ambasciatore del re presso del Granduca, sia come Commissario di S. M. dopo la partenza del Lorenese. L

Partiti dalla casa Bonfanti percorsero la strada che fiancheggia il paese ingombra di salmerie e soldati austriaci, e con qual cuore vedesse il Generale così da vicino questa nuova miseria della patria non è da dire. Arrivarono a Colle in giorno di straordinaria affluenza di popolo, e il Montereggi, per assicurare l'esito del viaggio, che sapeva lungo e faticoso, pensò di cambiare il suo cavallo con una cavalla di migliore lena colla quale un suo fratello aveva portati la mattina stessa alcuni passeggeri a Colle . Il Montereggi rammenta con espansione anche oggidì la sua Chiocciail nome della cavalla) e dice che poche bestie sarebbero state buone di fare quanto fu da lei fatto in quella giornata. Per il ricambio del cavallo si fermarono nella via principale di Colle ad una locanda ove il vetturino sapeva di trovare il fratello . Era la strada per la straordinaria occorrenza di festa ingombra di popolo, e vi si aggiravano spessi i gendarmi del Governo granducale. Durante il cambio dei cavalli scesero i due viaggiatori dalla vettura, e col modo di persone che non hanno nulla da temere, stavano in mezzo a tanta gente paesana, e sbirraglia lorenese, quasi fosse per essi la cosa più naturale. Ripartirono subito da Colle, e passando per il Castelletto di San Gemignano, pervennero circa alle 3 pomeridiane al di sotto di Volterra senza entrare in citt

Così restò troncata questa pagina di storia che scriveva l'autore stesso dei fatti gloriosi; il manoscritto fu conservato dall'egregio patriotta Cammillo Serafini, e insieme ad altri documenti riguardanti questo periodo della vita di Garibaldi, fu da lui tenuto nascosto sotterra per i dieci anni nei quali rimase in piedi la dominazione lorenese .

Crebbe piú che mai la parte papalina poco appresso per le nozze di Matilde, la giovane e ricca figlia di Beatrice, con Goffredo Lorenese, figlio del marito di questa e successore di lui nel ducato di Toscana.

I tempi intanto incalzavano e la reazione divampava. Il 6 aprile Catania dopo eroica difesa cadeva nelle mani sanguinarie del borbonico Filangeri; il 12 la reazione lorenese restaurava in Toscana il granduca; il 20 Filangeri era minaccioso alle porte di Palermo; finalmente il 21 aprile salpava da Tolone la spedizione francese per Roma.

Impossibilitato a ritornare nell'Elba, ove lo avrebbero aspettato persecuzioni poliziesche, per avere sottratto l'Esule illustre alla caccia spietata, dovè condannarsi all'esilio per i 10 anni nei quali perdurò la dominazione lorenese, e solamente in contrabbando si avvicinò una volta a Capoliveri per imbarcare il vecchio padre e il resto della sua famiglia, che dovè trasportare sul suolo ospitale della Liguria.

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