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A scoterle dalle loro riflessioni entrarono il sarto e il calzolaio venuti in rappresentanza del paese per pregare le signore a lasciar mettere una fila di palloncini sulla terrazza del Castelletto, che in mezzo alle altre case pareva una macchia scura.

Dalle sette alle sette e mezzo era scesa in giardino a innaffiare i quarantacinque tra vasi e vasetti della sua botanica e a dar da mangiare alle quattro galline del pollaio. Aveva portato il caffè in camera alla mamma e combinato con lei una lista per far onore al quasi cugino di Villa Serena, che si degnava di venire a colazione al Castelletto.

Il Cresti arrivò a Cadenabbia sul punto stesso che il fattorino usciva dalla Posta con un telegramma per lui. Date qua disse, strappando quasi di mano all'uomo il foglietto. E tornò su' suoi passi, senza leggere. Invece di svoltare sulla strada ripida del Pioppino, tirò diritto coll'idea sottintesa di portare la notizia al Castelletto. Ma quale notizia? l'aveva in pugno e non osava guardare.

Ah! quello gli sta bene: è un ghibellino marcio. Non l'ho inteso io a dire che il papa ha fatto male a scomunicare l'imperatore e il signor Matteo? Malann'aggia! Se non ci fosse il papa a fare star a segno questi cani grossi, che ne sarebbe di noi e del popolo! Ma pel popolo e per Sant'Ambrogio si sarebbe fatto a pezzi Borolo da Castelletto; e anch'egli è col muso alla ferrata.

Gli altri anni aveva sempre accettato volentieri l'invito di questo o di quello. L'ultima volta s'era lasciato tirare volentieri al Castelletto da quelle signore.... Ma questa volta cento mila malanni l'avevano persuaso a non uscire dal suo nido di piccione selvatico.

Flora, quando li vide passare sotto il Castelletto, fece un segnale e li pregò di prenderla con loro. Come? disse Regina, quando la barca toccò la riva vuol venire in questa barca così alla buona? non va colla mamma e colla zia? La mamma ha i suoi dolori e la zia deve trovarsi col signor Cresti e con altri signori sul gran balcone dell'Albergo. Se non vi disturbo, preferisco venire con voi.

Fece un breve studio sull'orario delle corse e vide che, partendo la mattina col battello delle sei da Cadenabbia, poteva essere a Lugano per le nove e di ritorno al Castelletto sull'imbrunire. Prese con una valigietta in cui pose un libro, un pezzo di pane e una tavoletta di cioccolata, ma si accorse di non aver denaro: volle chiederlo alla mamma.

Due minuti dopo il canotto ballonzava sotto il terrazzo d'una modesta casa posta a picco sul lago sostenuta da tre archi di muro e coronata da una torricciuola merlata dipinta a striscie rosse e nere, che giustificava agli occhi della gente il nome di Castelletto.

Tu non sei amabile, stamattina disse improvvisamente la signorina del Castelletto, scendendo gli scalini e comparendo non invitata e non aspettata ad assistere a quella brutta scena. Nemmeno le bestie si trattano così. Ma le arcibestie ribattè Ezio senza scomporsi. E continuando nelle sue minaccie, come se Flora non ci fosse, seguitò: E pensa a sbrattare da casa mia, brutto imbecille.

Regina, natura semplice e modesta, amava la compagnia della contessina del Castelletto, da cui aveva sempre a imparare qualche cosa di bello. E Flora da parte sua, nella sua superiorit