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Aggiornato: 29 maggio 2025
La chiesa di Bevadoro puzza come una stalla ed è piena di contadine che hanno un odore forte, belle vesti a colori. Alcune zoccolanti. Altre fruscianti in calze di seta e scarpini. Siamo seduti sul primo banco. Don Luca, prete di Bevadoro, rude sessantenne, abbronzato, ha due piccoli ragazzini di otto anni che servono la messa. Sembrano ammaestrati.
Furono in que' tempi piú uomini nell'arte metrica ammaestrati, li quali, sentendo che far si dovea al corpo di Dante una mirabile sepoltura, fecero versi per porre in quella, testificanti e la scienza e alcun de' piú memorabili casi di Dante, de' quali niun vi si pose per lo sopradetto accidente.
Li quali perciò all'entrata della perduta vita dimostrati ne sono, accioché da essi prendiamo quanto abbominevole colpa sia quella della inerzia, veggendo essa non solamente alla divina giustizia, ma ancora a' diavoli dispiacere: e per questo siamo ammaestrati a guardarci da quella, accioché in tanta miseria non divegnamo, che igualmente a' buoni e a' malvagi siamo odiosi.
Li spirituali pastori similmente dire si possono di due maniere: delle quali è l'una quella di coloro che pascono l'anime de' viventi di cibo spirituale, cioè della parola di Dio, e questi sono i prelati, i predicatori e i sacerdoti, nella cui custodia sono commesse l'anime labili di qualunque sotto il governo a ciascuno ordinato dimora; l'altra è quella di coloro, li quali in alcuna scienzia ammaestrati prima, poi ammaestrano altrui leggendo o componendo.
Certo io nol conosco. Perché sotto cosí fatta forma i poeti dessero la loro dottrina, oltre a ciò che detto n'è, ne possono le ragioni essere queste: o per imitare piú nobile autore, o perché forse in altra forma non erano ammaestrati.
Bei cani ammaestrati, vecchi servi... fate, suvvia, un inchino davanti ai vostri padroni per l'ultima volta! Piegate la schiena... Più giù! Più giù ancora, per evitare il randello!
La liberazione di quegli ebrei è tuttora ricordata da un bellissimo sepolcro sulla via Appia, che porta i nomi di due ebrei, Zabda e Akiba. Augusto sapeva, continua Filone, che gli ebrei possedevano delle sinagoghe, nelle quali si radunavano ogni settimana per essere ammaestrati nella sapienza dei loro padri.
Intende la divina Scrittura, la qual noi «teologia» appelliamo, quando con figura d'alcuna istoria, quando col senso d'alcuna visione, quando con lo 'ntendimento d'alcun lamento, e in altre maniere assai, mostrarci l'alto misterio della incarnazione del Verbo divino, la vita di quello, le cose occorse nella sua morte, e la resurrezione vittoriosa, e la mirabile ascensione, e ogni altro suo atto, per lo quale noi ammaestrati, possiamo a quella gloria pervenire, la quale Egli e morendo e resurgendo ci aperse, lungamente stata serrata a noi per la colpa del primiero uomo.
E delle accolte, lagrimose madri Col tacit'inno pe' figliuoli amati Il secreto consuona inno de' padri; Sebbene i maschi petti ammaestrati Da esperïenza e fantasie più meste, Veggan su que' fanciulli or sì beati Minacciose adunarsi, atre tempeste.
Erano poco più delle 9 di sera, e Garibaldi, Leggero, Guelfi e Serafini scesero la breve scala che conduce per mezzo delle stanze terrene alla porta segreta che si apre nella vallata deserta. Quivi Angiolo Guelfi si separò dai cari esuli con addio breve, ma pieno di dimostrazioni d'affetto dall'una e dall'altra parte; ciò fatto, richiuso l'uscio esterno, tornava nel piano superiore della casa Serafini, studiando di mostrarsi tranquillo, mentre col pensiero angosciato precorreva i pericoli cui quella notte decisiva andavano incontro gli illustri proscritti. Uscirono i tre silenziosi, e armati di tutto punto, nella vallata. Precedeva il Serafini, seguiva Garibaldi, veniva ultimo il Leggero, e percorrendo lungo le mura del castelletto per sentiero dirupato, sboccarono sulla via che era in que' tempi sterrata, o come suol dirsi, a bastina, e volgendo a sinistra si avviarono alla Croce della Pieve. Pochi passi avanti di giungervi, il Serafini col suo solito zelo, pregò i compagni di ritirarsi per un poco nel bosco che ivi fiancheggia la via, ed esso volle andare a speculare il luogo, e vedere da sè stesso se i cavalli erano al posto da lui designato. Trovò tutto nell'ordine voluto, li sciolse, ne aggiustò le redini, e li pose tutti tre in fila, ove stettero, essendo in tal guisa ammaestrati. Chiamò allora i profughi, e posti in sella prima Garibaldi, poi Leggero, salì esso sul terzo, e a trotto serrato e uniforme presero la strada di Castelnuovo, essendo gi
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