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Se il professore esprimeva qualche desiderio concernente la casa, la giovane procurava subito di concorrere perchè egli fosse soddisfatto.

Ve n'erano di particolari e di pubblici, e siccome al tempo degli Imperatori ognun di loro procurava di farsi celebre con qualche opera grandiosa, Caracalla, uno dei più abbietti di quei despoti, fece edificare le famose Terme, i cui avanzi si contemplano oggi nell'immenso deserto di ruine che segnano la grandezza e la decadenza di Roma.

Taluno di essi non mancò neppure di aversene a male, e tra questi specialmente il conte Leonardo Mangilli, che s'arrabbiava di veder riuscire inutili sull'animo dell'amico tutti i conforti ch'egli procurava di recargli con i suoi predicozzi altisonanti di uomo spregiudicato. Tolto a' suoi studî, il professore non aveva la testa a nulla.

leggiadra le piante ella governa Quando s'indugia il suon, quando s'affretta, Che 'l Re commosso da dolcezza interna Par ch'a sua voglia il guiderdon prometta: Ella per appagar l'ira materna Procurava ingiustissima vendetta; Del gran Battezzator la morte prega; E ch'ei s'ancida il Galileo non nega.

Una sera, verso la fine di gennajo, la fanciulla, tremante dal freddo e colla fame in corpo, veniva dalle sue occupazioni ed entrava nella sua squallida camera, sperando di scaldarsi un poco e di sedere alla povera cena consueta. Non vi era fuoco cibo di sorta. I due fanciulli non erano andati quel giorno alla scuola infantile per la molta neve caduta e per le loro scarpe estremamente sdruscite. Laonde avevano perduta la solita minestra dello stabilimento, e piangevano di fame. La madre, che pativa per medesima e per essi, procurava di consolarli, dicendo loro che la provvidenza non avrebbe tardato a venire. La provvidenza era il nonno Antonio, che fino dal mattino lavorava a sgombrare le strade della neve per guadagnarsi una lira dal Municipio. Cecilia stette seduta alquanto in un angolo, col cuore angosciato e col capo nascosto in grembo. Quivi si levò improvvisamente, e disparve della camera. Quando rientrò, dopo cinque minuti, parve lieta ed espansiva, fece coraggio alla madre, baciò i fratellini, e disse che il domani le cose sarebbero andate meglio. Questo buon umore non durò che pochi istanti per dar luogo al più tristo abbattimento. La fanciulla impallidì, ricadde nel silenzio e, grado grado, passò dai sospiri al pianto. La madre, stupefatta ed inquieta di tale contegno, si fece ad interrogarla ora con dolce ed ora con severa insistenza, e venne a sapere la verit

La mattina seguente, essendo Emilia a colazione colla zia, le fu presentata una lettera, di cui, al solo indirizzo, riconobbe il carattere; la ricevè con mano tremante, e la zia domandò tosto donde venisse. Emilia la disigillò con suo permesso, e vedendo la firma di Valancourt, gliela consegnò senza leggerla. La Cheron la prese con impazienza, e mentre la leggeva, Emilia procurava d'indovinarne il contenuto nei di lei sguardi; gliela restituì quasi subito, e siccome gli sguardi della nipote domandavano se potesse leggere: «, leggete, leggete, figliuolale disse con minor severit

In quel momento, tutto era tranquillo, e la casa pareva sepolta nel sonno. Traversando le lunghe e deserte gallerie del castello, Emilia ebbe paura senza saper perchè; ma quando, entrando nel corridoio, si rammentò l'avvenimento dell'altra notte, fu assalita da improvviso terrore, e fremè che un oggetto come quello veduto da Annetta non si presentasse innanzi a lei, e che la paura ideale o fondata non producesse il medesimo effetto su i di lei sensi. Non sapeva precisamente di qual camera avesse parlato la donzella, ma non ignorava che dovea passarvi dinanzi. Il suo sguardo inquieto procurava di distinguere nell'oscurit

Povero Manlio! poco sospettoso, come lo è generalmente la gente onesta, cercava di persuadere il briccone che nulla o nessuno si trovava nel suo studio che potesse dar sospetto alla polizia e procurava frattanto di guidare i cercatori in parti diverse da quella del nascondiglio di Cencio.

Dacchè Ezio aveva ripreso a frequentare il Castelletto col pretesto della Dissertazione, qualche cosa d'insolito era entrato nella vita scolorita ed eguale della casa, che da cinque o sei anni dormiva nella pigrizia delle loro padrone. Flora aveva riaperto il vecchio pianoforte, detto il trappolone, e procurava di farlo stridere meno orribilmente sotto le sue dita di acciaio.

In presenza di Annetta, Emilia procurava di contenersi e trattener le lacrime. Desiderava ansiosamente di sapere quando si aspettava al castello il conte Morano; ma temeva di fare un'interrogazione inutile, e divulgare interessi di famiglia in presenza della servitù. Intanto, i pensieri d'Annetta occupavansi di oggetti ben diversi: essa amava molto il maraviglioso; aveva udito parlare d'una circostanza relativa al castello, che solleticava molto la di lei curiosit