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Aggiornato: 26 luglio 2025
Mentre Fabio, tutto lieto di entrare in una associazione aristocratica e di poter andare in casa Urbani come non ci andavano i suoi colleghi della Stampa e neppure Ubaldo, che diventavagli antipatico ogni giorno più, scendeva le scale del palazzo patrizio, la principessa, a denti stretti, esclamava: Voglio anch'io gettar fango su questa odiosa famiglia che mi disprezza, voglio anch'io imitare mio marito, voglio anch'io che tutta Roma parli di me e ne parli male, purchè del male io non ne faccia, purchè davanti alla mia coscienza io non abbia da rimproverarmi altro peccato che la vendetta!
Un impiegato di casa Urbani fu spedito quella sera stessa sulla via della Marsiliana accompagnato dai carabinieri, a pagare e far retrocedere la banda minacciosa, e il giorno dopo furono ritirate le cambiali in scadenza e si firmò il contratto della cessione del giornale e della vendita dello stabile.
La gelosia, che guida irresistibilmente ogni donna, che sa di avere una rivale, nei luoghi dove spera d'incontrarla per provare l'immenso strazio del cuore, dal quale ha fede di veder sorgere, pianta venefica, ma vitale, la vendetta, guidò donna Camilla davanti alla casa dei Caruso, la quale era di pertinenza del patrimonio Urbani.
Di altri dignitarî e di modesti ufficiali urbani pochi quelli che, eletti, aveano da prestar giuramento; e tra essi l’Archivario della Tavola, i Giudici idioti, i Deputati di piazza, i credenzieri della carne, il Pretore, i Senatori, i Capitani delle torri, i Giudici pretoriani, il Capitan giustiziere: persone sulla fede delle quali era riposta la fede pubblica e sulle quali poggiavano le pietre angolari degli interessi cittadini.
Partirono, poichè alcuni incidenti ritardarono di ventiquattr'ore l'esecuzione del loro progetto, nella notte dal 12 al 13: sbarcarono dopo quattro giorni di viaggio, la sera del 16, agli sbocchi del fiume Neto, e s'inselvarono. Era loro intento apparire improvvisi, fuggendo ogni scontro, davanti a Cosenza e tentare, per cominciamento all'impresa, la liberazione dei prigionieri politici che v'erano numerosi. Ma dopo tre giorni di viaggio attraverso foreste, affacciatisi a un burrone presso San Giovanni in Fiore, dove gli esperti de' luoghi affermavano non essere via di salute possibile se non la vittoria, si trovarono aspettati, circondati, assaliti da forze regie, composte di cacciatori del secondo battaglione, di gendarmi e di urbani, numericamente tali da rendere inutile ogni combattere. Combattevano nondimeno, e con qual vigore lo dica il decreto del 18 luglio, col quale Ferdinando II assegna ricompense di croci, medaglie, promozioni e danaro a più di centosettanta individui presenti al conflitto: decreto che sarebbe ridicolo se non fosse machiavellicamente architettato a vincolare, infamandoli, uomini incerti e a ingannare le popolazioni lontane, ma che lascia a ogni modo intravvedere quante centinaja di soldati fossero stimate necessarie dal governo napoletano a vincere i ventun uomini della libert
Ora non stava più rinchiuso in camera di continuo, perchè il desiderio di sfuggire donna Camilla era il più forte che egli provasse, ma portava la sua indifferenza, la sua apatia, alla Camera, al Club della Caccia, negli uffici della Stampa ovunque lo conduceva l'abitudine, e la sua faccia emaciata, tutta la sua persona infloscita, cadente, erano guardate con la stessa cinica compassione con cui si guardava quell'ammasso di macerie annerite che occupavano il posto dove l'elegante teatro sorgeva un tempo: e della prossima fine del principe della Marsiliana si parlava da tutti, come si parlava della imminente, irreparabile rovina del patrimonio Urbani.
Ma per fortuna, in queste schermaglie dialettiche accade spesso che, parato il colpo, rintuzzato l'avversario, il nostro pensiero, eccitato dall'assalto, si ripieghi su sé stesso, e venga indotto, quasi involontariamente, a meditare su quelle convinzioni. E allora può anche avvenire che ci balenino argomenti nostri, creduti nostri, per forza dei quali, pure escludendo ogni possibile connessione fra essi e quelli dell'avversario, ci risolviamo ad accogliere qualche temperamento della primitiva nostra convinzione. E non è raro il caso che il temperamento implichi addirittura un capovolgimento. Questo caso appunto sembra essersi avverato nei riguardi degli urbani miei oppositori. Onde io sopporto in pace le loro impertinenze. Perché, come ho detto ora esplicitamente, e come gi
In fondo all'ampia sala, la cui pareti erano rivestito di scaffali, dove don Pio aveva fatto collocare la biblioteca di casa Urbani, era preparato un pianoforte a coda per gli artisti dell'Apollo e del Costanzi, che dovevano cantare dopo il ballo. Don Pio, dritto in un angolo, parlava con due principi, onorevoli come lui, e con altri tre o quattro deputati meridionali appartenenti al patriziato. Appena il principe era in mezzo a giornalisti, voleva far loro capire che non li considerava suoi pari, e se poteva circondavasi di antichi conoscenti. Anche quando era negli uffici di redazione, gli piaceva di far da principe, di far sentir la distanza che correva fra lui e i plebei, e Fabio Rosati, che aveva capito quella debolezza, si era affrettato a trattarlo d'"Eccellenza" e i nuovi redattori venuti da altri giornali avevano fatto altrettanto. Soltanto Ubaldo aveva continuato a chiamarlo "Principe", e non perchè gli costasse fatica a pronunziare quella parola di cui si abusa nel mezzogiorno d'Italia, ma perchè gli pareva a sua volta di stabilire una distanza fra sè e gli altri redattori della Stampa, trattando il principe della Marsiliana con maggior familiarit
Spogliato che fu, egli si coricò nel letto ampio, sormontato dalla corona ducale, da cui scendevano fino in terra le cortine di damasco azzurro, con lo stemma degli Urbani intessuto di oro, e non tardò a cedere al sonno. Don Pio destandosi a giorno chiaro vide la testa di Giorgio affacciata alla portiera dell'uscio e credè che egli venisse ad annunziargli Caruso.
Egli scrisse tremando e dalle tempie gli scendeva a gocce il sudore gelato di chi sente svanire la vita. Sotto alla firma appose con la ceralacca il sigillo di casa Urbani e consegnò il foglio alla moglie, dicendole di nuovo: Per carit
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