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Aggiornato: 7 maggio 2025
Comecchè il divieto delle nozze dei preti si partisse da Niccolò II, tuttavia cotesto Papa lo fece ad istanza d'Ildebrando, il quale diventato pontefice non rifiniva da perseguitare i preti ammogliati infamandoli eretici, aizzando loro addosso il volgo, facendone calpestare le ostie consacrate come esecrabili.
Partirono, poichè alcuni incidenti ritardarono di ventiquattr'ore l'esecuzione del loro progetto, nella notte dal 12 al 13: sbarcarono dopo quattro giorni di viaggio, la sera del 16, agli sbocchi del fiume Neto, e s'inselvarono. Era loro intento apparire improvvisi, fuggendo ogni scontro, davanti a Cosenza e tentare, per cominciamento all'impresa, la liberazione dei prigionieri politici che v'erano numerosi. Ma dopo tre giorni di viaggio attraverso foreste, affacciatisi a un burrone presso San Giovanni in Fiore, dove gli esperti de' luoghi affermavano non essere via di salute possibile se non la vittoria, si trovarono aspettati, circondati, assaliti da forze regie, composte di cacciatori del secondo battaglione, di gendarmi e di urbani, numericamente tali da rendere inutile ogni combattere. Combattevano nondimeno, e con qual vigore lo dica il decreto del 18 luglio, col quale Ferdinando II assegna ricompense di croci, medaglie, promozioni e danaro a più di centosettanta individui presenti al conflitto: decreto che sarebbe ridicolo se non fosse machiavellicamente architettato a vincolare, infamandoli, uomini incerti e a ingannare le popolazioni lontane, ma che lascia a ogni modo intravvedere quante centinaja di soldati fossero stimate necessarie dal governo napoletano a vincere i ventun uomini della libert
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