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Aggiornato: 2 maggio 2025
Il pittore Rossetti era spesso nelle redazioni dei giornali per invitare i redattori a visitare i suoi quadri: il povero artista sperava, facendo parlare di sè, di attirare nel suo studio quei ricchi forestieri, dai quali attendeva la fortuna. Ubaldo Caruso ricevè un giorno il Rossetti e lo assicurò che presto lo avrebbe visto allo studio.
Il principe parlava poco e ascoltava il sor Domenico e l'on. Serminelli, tutti e due pratici di elezioni, che gli davano dei consigli. Caruso non potendo stare accanto al principe si era messo alle costole a Fabio Rosati e sottovoce ripetevagli che se il principe sapeva svolgere l'idea suggeritagli da lui, era deputato del certo.
Per due anni quell'unione fu felice, ma poi, morto il padre del Caruso e trovatosi Ubaldo possessore di alcune decine di mila lire, lasciò il posto modesto occupato fino a quel giorno nella redazione del giornale Il Tempo, e volle andare a Milano con la speranza di trovar lavoro più lucrativo in quel campo più vasto del giornalismo italiano.
Intanto i servitori, diretti dal maestro di casa, avevano apparecchiato per i quattro invitati e dopo cinque minuti don Pio conduceva a tavola Maria, faceva sedere il Carrani fra la madre e donna Camilla, e indicava al Rosati il posto in mezzo alla moglie e alla signora Caruso, ponendosi a fianco Ubaldo, che rimaneva collocato così fra lui e la duchessa.
Io non faccio più parte della grande famiglia, rispose Caruso lasciandosi cadere le lenti dal naso con un fare stanco e noiato. Io la ripudio, non perchè disprezzi quella certa influenza che il giornalismo conferisce, ma perchè l'esercizio del mestiere è troppo poco rimunerativo, e io ho bisogno almeno almeno di campar bene; è un mestiere da signori, che don Pio potrebbe fare, ma non io.
Fabio Rosati era troppo romanamente educato per trovare in sè tanta audacia, poichè quelle rivelazioni naturalmente contenevano un biasimo per don Pio, il quale, invece di rinnegare qualsiasi connivenza col Caruso, aveva permesso che mentisse sfacciatamente.
La mattina dopo tutti i giornali avevano un lungo resoconto del ricevimento alla Stampa, che doveva inaugurare i sabati invernali, e tutti parlavano della promessa del principe della Marsiliana rispetto al teatro, e della bellezza e della grazia con cui la signora Maria Caruso aveva fatto gli onori di casa.
Giunto al caffè Aragno, Fabio cercò subito con l'occhio i conoscenti con i quali soleva passare la serata, per narrar loro la cena elettorale da "Muzio Scevola". Scorse in mezzo ad essi Caruso, che con il solito aspetto di satiro sonnecchiante, parlava senza scomporsi e facevasi ascoltare.
Questi calcoli rifatti, dopo oltre venti anni, da Rao per Canicattì, dal Dr. Barbato per Piana di Greci, da Verro per Corleone, concordano perfettamente con quelli del Caruso; e la circostanza, con senso di opportunit
Il contadino si crede nel diritto di bastonare la propria moglie e i propri figli; e lo stesso diritto crede di avere il picconiere verso il caruso. Non sono rari i casi, poi, in cui il primo mostra una eccezionale dolcezza verso il secondo; e lo liscia, lo carezza, gli regala qualche sigaro e lo porta a bere un bicchiere di vino nei giorni festivi e di domenica. E ciò fa più per convenienza, che per bont
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