United States or Croatia ? Vote for the TOP Country of the Week !


DON FLAMINIO. In cosa ch'importa non si deve burlare. LECCARDO. Io penso che tu vogli burlar me. DON FLAMINIO. La burla insino adesso l'ho ricevuta in piacere, ma or mi noia. LECCARDO. Lasciarò le burle e dirò da dovero. DON FLAMINIO. Or di', in nome di Dio, e non mi tener piú in bilancia: parla. LECCARDO. Ho tanto corso che non posso parlare: non ho fiato.

MINIO. E sapete ch'ella è bella? ché, quando va al letto, ogni sempre dorme con meco ed è bianca e roscia. PRUDENZIO. Orsú! non piú. Torniamo dentro. RITA. Caminamo, de grazia, Ceca, sorella, ch'ell'è tardo; e so che si lamentará di me c'ho temporeggiato troppo al ritornare. CECA. E che si lamenti. E poi è ella frettolosa che vogli esser servita presto?

GERASTO. Or questa è bella, che un forastiero dica ad un cittadino che è forastiero, e gli vogli insegnar la sua casa! Heu fuge crudeles terras, fuge littus avarum! GERASTO. Perché mi dite voi questo? NARTICOFORO. In questa casa ci è la peste, e ponendovi la testa dentro o toccando la porta, s'apprende. GERASTO. Penso che voi vogliate darmi la baia.

PANIMBOLO. Ecco s'apre la porta e ne vien fuori. Oh come intesi darmi colpi mortali allo stomaco e alla gola! DON FLAMINIO. Leccardo mio, i segni di mestizia che porti scolpiti nel fronte mi dán segno d'infelice novella: parla con la possibil brevitá. Oimè, tu taci e par che col tuo silenzio vogli significar qualche sinistro accidente! DON FLAMINIO. Deh, comincia presto!

127 Da l'altra parte i figli d'Oliviero con Sansonetto e col figliuol d'Otone, supplicando a Marfisa, tanto fero, che si diè fine alla crudel tenzone. Marfisa, giunta al re, con viso altiero disse: Io non so, signor, con che ragione vogli quest'arme dar, che tue non sono, al vincitor de le tue giostre in dono.

GULONE. Io non ho amici altro che il principe della Trippalda, che è il maggior amico che abbi: la trippa vacua è il maggior nemico. TRASIMACO. Ed è possibil che tu non vogli ragionar se non di mangiare? GULONE. E tu di donne e di amori?

Ma di quanto ti ho detto, non bisogna che lo publichi e bandischi, ché mi rovinaresti i disegni, e giocarebbeno poi fra noi de' sgrognoni senza discrezione e di bastonate straordinarie: e giá te le puoi por nel libro delle ricevute. CRICCA. Vi prometto operarmi in tutto quel poco che posso. PANDOLFO. Ed un poco manco ancora, purché non vogli tradirmi. Or andiam a casa sua.

Se, e Dio nol voglia, tu rimanessi ferito, che si direbbe pel mondo della Regina Elena? una mano straniera ha medicato le piaghe del figlio di Federigo, perchè la sua consorte dimorava lontana dal campo. Ho io tanto mal meritato di te, che tu vogli contaminarmi di così vituperevole onta?» «Ma tu lo vedi, noi siamo per partire, voi potete seguitarne in sella; come trasportarvi?

Ahi quante crude morti! quante passion portiam per creder troppo! Non posso desiar di te vendetta; , potendo, vorria: perché piú quella sopra di me verria che a te medesmo, quando la ti venisse. Sol ti prego che vogli aver di dogliosa vita qualche pietade.

APOLLIONE. Amici, mi ha dati certi segni che non può saperli altri che lui. GERASTO. Sappiate che tiene le spie per tutte l'osterie, per star informato de' fatti di ciascuno e persuadergli quello che vuole. PANURGO. Ed è possibile, Apollione mio, fratello, che vogli prestar piú fede a costoro che all'istessa veritade?