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CECA. Come che non lo sapete? RITA. Dirotelo. Io mi maritai, son giá parecchi anni, e il signore nostro lo mandò in non so che sua bisogna forsi un mese doppo ch'io el tolsi; e, d'allora in qua, mai piú non l'ho veduto e temo ch'il sia piú tosto morto che no. Questo è el premio, sorella, che si acquista in servire i signori.

Cosí, tra me stessa parlando in còlera, com'è costume di noi altre vecchie, son giunta a casa de madonna Iulia. Tic, toc. Costoro non ci deveno essere. Tic. Ogni volta ch'io vengo qui me fo prima sentir a tutto el vicinato che me respondino. MALFATTO. Chi bussa? che vòi da la porta nostra? RITA. Chi è quello? ove sei tu? MALFATTO. Son qua. Non ci vedi lume? No, no. Da quest'altra banda.

»In quella notte, io sergente, era stato incaricato con un picchetto della mia compagnia di pattugliare verso la sinistra della linea di difesa, non lontana appunto dalla casa di donna Rita. Con tutta la disciplina militare dei Legionari quel corpo non mancava d'aver i difetti inerenti ai volontari, cioè: certe licenze che essi, penetrati dalla santit

E leviamoci di questa strada presto, acciò non c'intopassimo in lui: ch'io non vo' che sappia ch'io sia in Roma insino a tanto ch'io non l'ho in luogo ove che non mi possa fuggire. RITA. Voltate di qua, se vi piace, ché l'è piú corta. MALFATTO servo, CECA serva.

Perché? RITA. Per bene. Madonna Fulvia mia patrona gli vorria parlare. CECA. Aspettate, che or ora li farò l'imbasciata. RITA. Tornate presto, di grazia. FULVIA. Accòstate in qua, Rita, acciò che non paia ch'io stia sola; ché tu sai ch'alle male lingue non mancaria che dire. RITA. Costei si sará forsi rotto el collo, ché bada tanto a darci la risposta. FULVIA. Qualche cosa deve aver a far, lei.

"Da allora in poi nessuno la rivide... Clemente "Iddio, se rivedere un potessi almeno "Questa bimba, che Rita tenea sospesa al seno!" E alzò gli occhi. Miracolo! Dinanzi a mastro Spaghi Una forma di donna, ai raggi fiochi e vaghi Della lampada, spicca, sul buio della stanza.

"Poi dagli steli, madidi di rugiada, sul volto "Mi balzava un insetto. Io ghermivo lo stolto... "Era un grillo; io grattavo il suo ventre, per fare "Che il povero piccino avesse a strimpellare "Qualche rullo di note che svegliassero Rita... "Ma la bestiola in mano mi moriva sfinita! . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . "Oh!... Sta a veder ch'io piango perchè ho ucciso dei grilli!

RITA. Madonna, el luogo ove che noi ci troviamo e la buona e onorevole pratica delle sante donne ove voi state saranno cagione di rendervi chiara senz'altri testimoni apresso di lui. FULVIA. Ecco la casa. Idio ci aiuti, ché costei ci dia buona risposta. RITA. La dará bene, . Aspettate, ch'io pichiarò. Tic, toc. CECA. Chi è ? che adimandate voi? RITA. Ècci la vostra patrona? CECA. , è.

È meglio che nel favore delli uomini, che sonno fallaci e buggiardi. FULVIA. Hai tu veduto quanto si è fatta pregare questa buona donna prima che si sia contentata? RITA. Be', madonna, non è da maravigliarsene: ché voi vedete ch'ella è povera; e ogni poco di bisbiglio che si levassi contro di lei sarebbe sufficiente a tôrgli ogni ventura. FULVIA. Tu dici el vero. Ma che te ne pare di Curzio?

RITA. Io gli ho discrezione alla poverina per ciò che sta sola. CECA. Come sola? Non ha ella gran compagnia di monache? RITA. Gli è vero. Ma assai li par di esser sola quando non vi sono io. CECA. Questo si è tanto piú quanto si trova in questa terra ove persona non ci cognosce. Ma ditemi un poco, madonna Rita: avete marito voi? RITA. Io non so quello che me abbia, a dirti el vero.