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MALFATTO. Perdonateme; ch'alla , io ve llo vorria fare per bene. E chi dorme con voi, la sera, quando è notte? IULIA. Vedi adimanda scioca! Per certo, che questa di costui è una dolce pazzia. Non ci dorme nessuno. Perché? MALFATTO. Perché . Non avete paura delli lenconi, voi, quando state sola? IULIA. Hai tu altro che dire? MALFATTO. Madonna ; un'altra cosa.

Grande infelicitá l'è certo la sua, ché vedova maritata se gli può dire; ma molto... Domino! Esce di casa piangendo Minio; e madonna è sulla porta. MINIO. Eh! mamma mia, perdonateme. IULIA. Vien qui, giottoncello! Piglialo, Ceca. CECA. Che cosa hai tu fatto? MINIO. Eh Dio! aiutame, Ceca mia. IULIA. Menalo qui da me; piglialo pei capegli. MINIO. Eh Dio mio!

8 Iulia Gonzaga, che dovunque il piede volge, e dovunque i sereni occhi gira, non pur ogn'altra di belt

IULIA. Dilli, al tuo maestro, che l'è un gran sciagurato. MALFATTO. È ben vero, . IULIA. E è un tristo e un gaglioffo; e che, se non è savio, gli farò romper el capo. MALFATTO. , che non possa sedere. Oh! che l'è gran poltrone, alla . IULIA. Basta. Digli pure ch'io non voglio che mio figliuolo vadia piú alla scola sua; ché non vo' che mel faccia un ruffiano. MALFATTO. È ben ruffiano, .

Cosí, tra me stessa parlando in còlera, com'è costume di noi altre vecchie, son giunta a casa de madonna Iulia. Tic, toc. Costoro non ci deveno essere. Tic. Ogni volta ch'io vengo qui me fo prima sentir a tutto el vicinato che me respondino. MALFATTO. Chi bussa? che vòi da la porta nostra? RITA. Chi è quello? ove sei tu? MALFATTO. Son qua. Non ci vedi lume? No, no. Da quest'altra banda.

Vidi quel Bruto che cacciò Tarquino, Lucrezia, Iulia, Marzïa e Corniglia; e solo, in parte, vidi ’l Saladino. Poi ch’innalzai un poco più le ciglia, vidi ’l maestro di color che sanno seder tra filosofica famiglia. Tutti lo miran, tutti onor li fanno: quivi vid’ ïo Socrate e Platone, che ’nnanzi a li altri più presso li stanno;

Vidi quel Bruto che cacciò Tarquino, Lucrezia, Iulia, Marzïa e Corniglia; e solo, in parte, vidi ’l Saladino. Poi ch’innalzai un poco più le ciglia, vidi ’l maestro di color che sanno seder tra filosofica famiglia. Tutti lo miran, tutti onor li fanno: quivi vid’ ïo Socrate e Platone, che ’nnanzi a li altri più presso li stanno;

IULIA. Ma non si curi, quel pedante tristo, sciagurato!... CECA. E chi, madonna? el maestro? IULIA. El maestro, . CECA. E per che cosa? IULIA. Come per che cosa? El mando alla scola perché gl'impari le vertú, e quello mel fa un ribaldo!

IULIA. Chi? MALFATTO. Minio, quello vostro. IULIA. El malanno che ti venga! Io dico el maestro tuo. MALFATTO. Dico ben cosí io ancora. Ma diteme un poco, o madonna: perché non me date moglie? IULIA. E che ne vòi far della moglie, bestia? MALFATTO. La voglio abracciare nello letto, cosí, vedete. IULIA. Fatti in , poltrone! se non hai voglia ch'io ti dia d'una pianella inel mostaccio.

CURZIO. Nel letto suo proprio? MALFATTO. Misser no. In camera; in un altro letto; in terra. TRAPPOLINO. Entrate. CURZIO. Vieni dentro, Malfatto. FULVIA donna, IULIA donna, RITA serva. FULVIA. Non venite piú innanzi. Di grazia, tornatevi dentro. IULIA. Orsú! Andate in pace. Voi me avete intesa. FULVIA. Madonna . IULIA. Me avete ben fatto despiacere a non vi restare a desinare con esso meco.