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Non hai tu un ministro o qualche altro ruffiano che ti stenda la mano, per levarti dal freddo dal rischio e dal gel? Se tu sapessi quanti imboscati dormono laggiù di certo la trincea lasceresti pel bosco anche tu!

TRINCA. Di casa Capodicervo, che ha piú corne in capo che capelli; suona di cornamusa, e s'udiranno per tutta Nola il suono de' suoi cornetti. PARDO. N'ho buona informazione dal parasito: ne sta innamorato. Di che ridi? TRINCA. Non rido che stia innamorato; ma chi si vuol innamorar di lui? E poi date credito a quel furfante, feccia d'uomo: li servirá per ruffiano a condurgli gli uomini a casa.

PIRINO. Se l'ho amata schiava, povera e in casa d'un ruffiano, che si può dir piú? benché dalle sue maniere e sue creanze l'ho stimata sempre nobile e onorata, or dico che se non conoscendola l'ho tanto amata, quanto debbo or amarla sapendo che è vostra figlia? E quanto m'ho imaginato di lei, tutto m'è riuscito. DOTTORE. Figlia, entriamo in casa, ché ivi ragionaremo piú a lungo.

FORCA. Dico il vero, a voi sta il creder quel che volete. FILIGENIO. Non mi hai risposto a quello che ti dimandava. Vuoi tu negarmi che Pirino non stia innamorato di una puttana, chiamata Melitea, che l'ha in poter un ruffiano che ne chiede cinquecento ducati? FORCA. Signor no, signor , eh, padrone.

NEPITA. Non dubitar che alle donne piacciono piú questi uomini di grosso ingegno che quelli di delicato e sottile, per esser troppo fastidio a trattar con loro che nel piú bel maneggiargli o si torcono o si spezzano. Ma come ponno star insieme due cose contrarie? se tu sei innamorato di Cleria, come sei ruffiano di Essandro, quel tuo parente?

È saltimbanco, vende teriaca, guadagna sulla moglie, fa il ruffiano, e m'ha ficcata questa pastinaca, il turco, l'assassino, il luterano! E pur s'infuria, bestemmia, s'indraca. Ipalca rispondeva: Dite piano. Ma pure strologando indovinava per qual ragion Marfisa furiava.

CECA. Madonna, oggidí non si può la persona fidar di nessuno; e i maestri propri son quegli che gli fanno viziosi e cattivi, che meritarebbono el fuoco, la maggior parte. IULIA. El poltrone l'ha mandato perché gli scusi ruffiano. CECA. E con chi? IULIA. Con la sorella, con Livia. Forsi che con meco? CECA. A pena el posso credere. IULIA. L'è pur cosí. Ma non si curi!... Basta.

TRIPERUNO. In qual modo un sacco di carcami, una cloaca di fango, una stomacosa meretrice del dio Sterquilinio è per vendicarse di me? LIMERNO. Con mille modi, non che uno. TRIPERUNO. Come? LIMERNO. È peritissima vindicatrice. TRIPERUNO. Qual terribile ruffiano d'una trita bagascia prenderia giammai la difesa? LIMERNO. Non vi mancano gli affamati al mondo.

MELITEA. Oimè, non sono ancor finiti i nostri affanni? infelici noi, quando saremo felici? abbiam scampato da ladri, dalla casa e dalle mani del ruffiano, e in casa vostra ancor temo? chi piú infelici di noi, se anco nelle felicitá siamo infelici?

Turpi i miei libri, e questo Racconto insulso e gramo Che tanto m'ha seccato, Si chiama un libro onesto! Libro furfante! esclamo: Tre lire m'ha rubato. Sotto la monarchia Gabrio è ruffiano e spia; Sotto il governo repubblicano Che sar