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Grande infelicitá l'è certo la sua, ché vedova maritata se gli può dire; ma molto... Domino! Esce di casa piangendo Minio; e madonna è sulla porta. MINIO. Eh! mamma mia, perdonateme. IULIA. Vien qui, giottoncello! Piglialo, Ceca. CECA. Che cosa hai tu fatto? MINIO. Eh Dio! aiutame, Ceca mia. IULIA. Menalo qui da me; piglialo pei capegli. MINIO. Eh Dio mio!

TRAPPOLINO. Che compagno? che compagno? gaglioffo che tu sei! MALFATTO. Olá! Parla con voi, vedete. CURZIO. Ché non vieni aprire, sciagurato? TRAPPOLINO. Oh patrone! Perdonateme; adesso vengo. MALFATTO. Sta con voi quello che dite? CURZIO. che sta con meco. Perché? MALFATTO. E con chi dorme? con voi? CURZIO. Non. Dorme con un altro compagno. MALFATTO. Io dormo molto ben con lo mastro.

Te nne andate, eh? E io ancora. LUZIO. Oimè! Mastro mio, perdonateme, ché io non lo farò mai piú. PRUDENZIO. Pigliate, pigliate quel capestrunculo. LUZIO. Eh! mastro mio, non me ammazetis. PRUDENZIO. Giotto! cinedulo! A questo modo si fuge dal gimnasio, eh? Latruncolo! inimico del romano eloquio! LUZIO. Eh! mastro mio bonus, perdonateme. PRUDENZIO. No, no.

PRUDENZIO. Luzio, vatene dentro e incumbi alla lezione; ché statim te lla verrò a repetere. LUZIO. Misser . PRUDENZIO. Vien qui, tu altro. Credi ch'io te voglia dar un buon cavallo, se non sarai ubidiente? MINIO. Eh! mastro, perdonateme. Che volete ch'io faccia? PRUDENZIO. Io ti prometto de non ti dar mai cavallo se me farai un piacere. Altrimenti, pènsati che quolibet die io te nne darò uno.

Va' e ripichia un'altra volta; e, se non risponde, gitta giú la porta, ch'io voglio entrare per ogni modo. RUFINO. Cosí farò. Tic, tac, toc. TRAPPOLINO. Chi è ? chi è ? chi è ? RUFINO. Malan che Dio ti dia! TRAPPOLINO. Te dia el malanno e la mala pasqua a te. Oh patrone! Perdonateme. CURZIO. Non ti curar, forca! Vieni, vieni a oprire. TRAPPOLINO. Adesso.

MALFATTO. Perdonateme; ch'alla , io ve llo vorria fare per bene. E chi dorme con voi, la sera, quando è notte? IULIA. Vedi adimanda scioca! Per certo, che questa di costui è una dolce pazzia. Non ci dorme nessuno. Perché? MALFATTO. Perché . Non avete paura delli lenconi, voi, quando state sola? IULIA. Hai tu altro che dire? MALFATTO. Madonna ; un'altra cosa.

Lassala pur stare. RITA. Volete ch'io ripichi? FULVIA. No, no; ché non dicessino pur cosí che noi avemo del fastidioso. CECA. Oh! Madonna, perdonateme se io sono stata troppo a ritornare, ché sono corsa drieto alla carne che si portava la gatta... volsi dire, la gatta si portava la carne. FULVIA. Ben, che dice la tua patrona? CECA. Che, madonna , che venghiate di sopra.