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Aggiornato: 9 giugno 2025


Será buono ch'io mi nasconda insino a tanto che se va con Dio. RUFINO. Oh insperata, oh buona nuova! oh buono incontro! E chi pensato aría mai questo? Oh savio e prudente conseglio di donna! REPETITORE. Io voglio avicinarmegli alquanto. RUFINO. Va' tu e di' poi che le donne han poco cervello! E forsi che 'l patrone non si credeva godere con la figliuola di madonna Iulia?

4 Veggo un'altra Genevra, pur uscita del medesmo sangue, e Iulia seco; veggo Ippolita Sforza, e la notrita Damigella rivulzia al sacro speco: veggo te, Emilia Pia, te, Margherita, ch'Angela Borgia e Graziosa hai teco. Con Ricciarda da Este ecco le belle Bianca e Diana, e l'altre lor sorelle.

FULVIA. Sempre desino con esso voi. Di grazia, tornatevi di sopra. IULIA. Orsú! Buon giorno. FULVIA. Buon giorno e buon anno. Che dici tu, Rita, adesso? Molto stai cheta. RITA. Che volete ch'io dica? FULVIA. Che ne credi tu di questo mio pensiero?

CECA. Madonna, quanto piú presto ve lla levate de casa è meglio per voi. IULIA. Non piú: basta. Qualche cosa será. LIVIA. Madonna, Minio non vol star cheto. IULIA. Digli che, se io vengo di sopra, ch'io gli romperò el capo. LIVIA. A punto piglia lo bastone per darme, vedete? IULIA. Andiamo dentro. CECA. Fuggi, Minio, ch'ecco madonna. Livia, ditegli che fugga, ché madonna nol trovi.

Vidi quel Bruto che caccio` Tarquino, Lucrezia, Iulia, Marzia e Corniglia; e solo, in parte, vidi 'l Saladino. Poi ch'innalzai un poco piu` le ciglia, vidi 'l maestro di color che sanno seder tra filosofica famiglia. Tutti lo miran, tutti onor li fanno: quivi vid'io Socrate e Platone, che 'nnanzi a li altri piu` presso li stanno;

MALFATTO. Vedi che pur me ssi è ricordato lo nome. Oh che poco cervello! Gran cosa ch'io non tengo troppo bene a mente! e sono cosí grande! CECA. Dove sei? non odi? Oh poco-in-testa! MALFATTO. Che volete? CECA. Adesso viene abasso. MALFATTO. , , venga pur, ché lo mastro l'aspetta ed è un pezzo che sta in ordine. IULIA. Chi è quello che vole Minio? MALFATTO. Simo noi, ché lo vole lo mastro.

E sono come l'ortiche che pultano a chiunque le tagne; e sono inepti a tutte le cose. MALFATTO. O misser, sapete? Ho trovata a quella... Oh! non me se recorda. Ah! ah! ; la patrona de madonna Iulia. PRUDENZIO. Che patrona hai trovata? Ché non lo dici? MALFATTO. Quella che va fuori, che parla sempre con io. PRUDENZIO. E che ti ha detto? MALFATTO. Me ssi aricomanda e me ha ditto che me vol bene.

CURZIO. Vien fuori e piglia la cappa; e spácciati. Che cosa fai? RUFINO. Andiamo. Io sono in ordine. CURZIO. Dimmi un poco, or che me ricordo: parlasti tu mai con la serva di Iulia? RUFINO. Io vel dissi pur iersera; ma voi non me ci desti orecchie. CURZIO. Io avevo altro in capo, a dirti el vero. Ma pur, che ti disse? RUFINO. Ella è mezza contenta; e spero... Basta. CURZIO. Come mezza contenta?

RUFINO. Cosí la giovane, ch'insino allora avea tenuta seco nel letto e per buona pezza sollazzatosi con esso lei, si era levata e, gittatosi sopra della camiscia un camorrino, comparí dinanzi a lui ch'a parlare con madonna Iulia posto si era. Ma non tosto egli la vide che, tutto smarrito, gridò: Oh consorte mia! REPETITORE. El resto potemo pensare le Signorie Nostre.

Io li farò l'imbasciata e diroli che quello che mena lo volete per voi. IULIA. Dilli quello che ti pare. MALFATTO. Me aricomando alla Vostra madonna Signoria. Alla , per questa croce, se non che me venga lo cancaro, se non sono giá innamorato de essa. Oh! che l'è bella, diavolo! Oh! quasi che vorria che me mandassi spesso, lo mastro.

Parola Del Giorno

branchetti

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