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Questa notte sono entrati dei ladri nella chiesa, ed han spogliato la santa imagine della nostra venerata patrona, strappandole di dosso le gonnelle, il gran manto a stelle d'oro.... infine, tutto quanto. Spogliata... santa Dorotea! esclamano con espressione di orrore i due preti, fulminati da tale notizia.

Lassala pur stare. RITA. Volete ch'io ripichi? FULVIA. No, no; ché non dicessino pur cosí che noi avemo del fastidioso. CECA. Oh! Madonna, perdonateme se io sono stata troppo a ritornare, ché sono corsa drieto alla carne che si portava la gatta... volsi dire, la gatta si portava la carne. FULVIA. Ben, che dice la tua patrona? CECA. Che, madonna , che venghiate di sopra.

Oh, non se l'ha mangiata il lupo, signor Magnifico, ed è laggiù che l'aspetta. Se Vossignoria vuole portarsela con , venga e la leveremo da terra. Signora, disse Laurenti, volgendosi alla donna gentile potremo averla patrona in opera di tanto rilievo? Volentieri. E la signora Argellani si alzò: ma Guido non le offerse il braccio, sebbene ne avesse una voglia spasimata.

In quel giorno, i due preti avevan proprio lavorato da forzati: perocchè all'indomani ricorresse a Mirlovia il centenario della santa patrona del paese. Figuratevi, dunque, se alla vigilia della grande solennit

« Oh bella, non sapevo, dico io; e così come ti trovi col tuo padrone, non ti mancheranno certo bastonate, eh? « Mia patrona non esser catifo, mi risponde il croato, esser stata sempre pona con me, ma atesso che star innamorata difenire un po' pricante.

Antica era in Palermo la Unione dei Musici , fratellanza alla quale erano ascritti quanti «come strumentarii», o come cantanti, o come maestri, coltivassero l’arte dei suoni. La chiesetta di essi, dedicata a S.a Cecilia, loro patrona, scompariva al sorgere del teatro di questo nome , destinato alle opere musicali.

RITA. Che non ci possi invecchiare! CECA. Oh Rita! Entrate. RITA. Non te curar, poltrone! CECA. Con chi l'avete? RITA. Con uno sciagurato ch'è a quella finestra. MALFATTO. Addio, Ceca mia. Vòi bene a io tu. RITA. Basta. Non te curar, gaglioffo tristo! CECA. Lassatelo dire, ché l'è una bestia. Venite qua. Ch'è della patrona vostra? RITA. Ne è bene. MALFATTO. Quando volemo fare quella cosa, Ceca?

E aggiunse con malizia che le giovanette inesperte s'innamorano facilmente dell'eleganza, della dolcezza, dei pei parolett, dei pei regalitt, degli uomini maturi, stagionati, ma bisogna approfittarne finchè sono.... in tell'error. Ma.... il padre.... suo zio, quello che è?... Poco mal: la patrona è la racazza! Contenta lei, tutti contenti. Io parlassi con lei, diretto, domani, subito.

Il bel mondo napoletano avea un po' mormorato della stranezza di Enrica nel farsi patrona di questa festa; nell'entrare ella giovane, bella, e in assenza del marito, qual signora assoluta in casa d'uno scapolo; ma Enrica sapea farsi tutto perdonare con la sua sottile ipocrisia.

Gli eventi incalzano. Re Ferdinando ottiene una vittoria in uno scontro coi Francesi, ma i Napoletani pei Palermitani son tutti giacobini, compreso lo stesso loro S. Gennaro: la vittoria non è dovuta a questo Santo, ma a S. Rosalia, patrona di Palermo, alla quale il Re dev’essersi caldamente raccomandato.