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TRASIMACO. Se posso ricompensar la fatica che avete durata per me, comandate e sarete servito. TRINCA. È stato poco per sodisfar al debito mio con un par vostro. TRASIMACO. Restate in pace, buon rivelante. TRINCA. Andate in buon'ora, buon ascoltante, ser capitano. PEDOLITRO vecchio. PEDOLITRO. Ringraziato sia Idio, che pur son gionto al fin del mio viaggio, che son a Nola, patria mia.

Gerasto, sète contento voi per i trenta scudi? GERASTO. Contento, anzi vi servirò adesso adesso, che anderemo in casa: voi restate meco. FACIO. Volentieri. PANURGO. Orsú, io vi lascio insieme, ch'io vo per una cosa importantissima e serò a voi tra poco. GERASTO. Idio vi facci sano! FACIO. E voi sano e contento! GERASTO. Accostatevi, galante uomo. FACIO. Voi giá vi contentate per i trenta scudi?

CURZIO. Be', io non voglio restar di notte fuori di casa senza te; e tanto piú in simili luoghi. E che so io se mi bisognassi cosa alcuna? RUFINO. E che volete che vi bisogni? CURZIO. E che ne so io? Solo Idio sa el secreto dei cuori umani.

BALIA. Ma la morte privò l'uno e l'altra di tanta speranza, e Idio ne ha fatto la vendetta per voi, ch'essendo eglino venuti poi in miglior fortuna, arebbono voluto manifestarvi l'inganno e riaver indietro la loro figliuola; ma vi fu rapita da turchi: e allora piansero amaramente il peccato e il gastigo di Dio, e se ne moriro ambiduoi di disperazione e di doglia.

Conosco aver errato; ché non dovea cosí rigorosamente castigar la balia, e dovea considerar ch'era vecchia, che i vecchi per se stessi sono colerici e ritrosi. Ma ogni uomo, che spunta di , mi par che sia Pardo e che dica: Dammi la mia Cleria e togliti la tua Sulpizia. Ma eccolo che viene, e alla volta mia. Idio mi aiuti. PARDO. Fermatevi, Orgio, che ho da parlarvi.

16 Feci col core e con l'effetto tutto quel che far si poteva, e sallo Idio; con Ginevra mai potei far frutto, ch'io le ponessi in grazia il duca mio: e questo, che ad amar ella avea indutto tutto il pensiero e tutto il suo disio un gentil cavallier, bello e cortese, venuto in Scozia di lontan paese;

Doh! raguarda, carissima figliuola, quanta vergogna a' miseri uomini amatori delle ricchezze, che non seguitano il cognoscimento che lo' porge la natura per acquistare il sommo ed etterno Bene! Lo fanno questi filosofi, che, per amore della scienzia, cognoscendo che e' l'era inpedimento, le gittavano da loro. E questi de le ricchezze si vogliono fare uno idio.

RUFINO. Patrone, voi lodate quello che molti biasmano. CURZIO. Questi sono simie, che paiono e non sono uomini; e, per la spurcizia dei vizi ch'egli hanno, inei quai cercano di sotrarre altrui per aver piú compagni acciò piú licito gli sia el peccare, maliziosamente parlano. Ma questo non è maraviglia, ché dicono male de Idio, ben lo possino ancor dire di esse.

3 Ben spero, donne, in vostra cortesia aver da voi perdon, poi ch'io vel chieggio. Voi scusarete, che per frenesia, vinto da l'aspra passion, vaneggio. Date la colpa alla nimica mia, che mi fa star, ch'io non potrei star peggio, e mi fa dir quel di ch'io son poi gramo: sallo Idio, s'ella ha il torto; essa, s'io l'amo.

FULVIA. Non te ll'ho io detto? per non m'imbattere in Curzio, ch'io non volevo che me cci vedessi entrare. RITA. Madonna, ecco la porta. Aspettate, ch'io pichiarò. FULVIA. , de grazia. RITA. Idio ci aiuti. Tic, toc. MINIO. Chi è ? RITA. Amici. Simo noi. MINIO. E chi sète voi? RITA. Siamo quelle donne. Ècci madonna Iulia in casa? MINIO. Si, è. Aspettate, ch'io la chiamarò. RITA. Orsú!