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FULVIA. Ben ricordi. El gran disio d'esser con Lidio in modo mi accecò che piú oltre non pensai. Ma dimmi, Fessenio caro: hai trovato Lidio mio? FESSENIO. Corre il sangue ov'è la percossa. Ho. FULVIA. ? FESSENIO. . FULVIA. Be', Fessenio mio: che dice? Dimmi. FESSENIO. Non partirá cosí presto. FULVIA. Doh Dio! Quando potrò io parlar seco?

Doh! figliuola mia dolce, dove è l'obbedienzia de' religiosi, e' quali sonno posti nella sancta religione come angeli, ed eglino sonno peggio che dimòni; posti perché adnunzino la parola mia in doctrina e in vita, e essi gridano solo col suono della parola, e però non fanno fructo nel cuore de l'uditore?

Doh! raguarda, carissima figliuola, quanta vergogna a' miseri uomini amatori delle ricchezze, che non seguitano il cognoscimento che lo' porge la natura per acquistare il sommo ed etterno Bene! Lo fanno questi filosofi, che, per amore della scienzia, cognoscendo che e' l'era inpedimento, le gittavano da loro. E questi de le ricchezze si vogliono fare uno idio.

Doh, carissima figliuola, come possono essi credere che Io, somma ed etterna bontá, possa volere altro che il loro bene nelle cose piccole che tucto Io permecto per salute loro, quando pruovano che Io non voglio altro che la loro sanctificazione nelle cose grandi? Questa è cosa chiara e manifesta che non possono dire di no.

"Le domando scusa," rispose umilmente Alice: "ella è giunta alla quinta curvatura della coda, non è vero?" "No, doh!" riprese il Sorcio con voce acerba ed irata. "Che! c'è un nodo?" sclamò Alice sempre pronta e servizievole, e guardandosi attorno. "Mi conceda il favore di disfarlo!" "Niente affatto," rispose il Sorcio, levandosi e in atto di partire. "Lei m'insulta dicendomi tali scempiaggini!"

LELIA. Sète forse aspettata dal guardian di San Francesco? o pure andate a trovar fra Cipollone? CLEMENZIA. Doh! che te venga la febre ben ora! Che hai a cercar tu i fatti miei dov'io vo dov'io stia? che guardiano? che fra Cipollone? LELIA. Oh! Non v'adirate, mona Molto-mena-e-poco-fila. CLEMENZIA. Per certo, io conosco costui; e, non so dove, mi pare averlo veduto mille volte.

Ora, quale non fu il suo stupore quando, un giorno, suo fratello le disse: Doh! la bella, tu non sai? Che ? Indovina. Il papa

Nel costato, dove cognobbe il fuoco della divina caritá. E cosí manifestoe, se bene ti ricorda, la mia Veritá, essendo dimandato da te, quando dicevi: Doh! dolce ed immaculato Agnello, tu eri morto quando el costato ti fu aperto, perché volesti essere percosso e partito el cuore? Ed egli rispose, se ben ti ricorda, che assai cagioni ci aveva; ma alcuna principale te ne dirò.

STRAGUALCIA. L'asino sarete voi, se non parlate altrimenti; ché vi caricarò di legname. PEDANTE. Sai che ti ricordo? Furor fit laesa saepius sapientia. Tu mi farai, un tratto, uscir del manico, Stragualcia. Lasciami stare, famegliaccio di stalla, poltrone, arcipoltrone! STRAGUALCIA. Doh pedante, arcipedante, pedante, pedantissimo!