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Aggiornato: 16 giugno 2025


TRINCA. Una bugia a tempo val tant'oro. CONSTANZA. Gentiluomini, mi sapreste voi dir se Pardo Mastrillo fusse vivo? ATTILIO. È vivo e in buona sanitade ancora. CONSTANZA. Ed Attilio suo figliuolo? ATTILIO. E Attilio parimente. CONSTANZA. Idio, per colmarmi d'ogni contentezza, m'ha voluto racconsolar con la vita di l'uno e di l'altro. ATTILIO. Chi sète voi, che tanto vi rallegrate della lor vita?

Del quale oltraggio non possendosi vendicare di Nettuno Pallade, perchè, come ella, era Idio, di Medusa cotal vendetta ne fece, che ciascuno suo capello per sua fattura in serpente divenne e che chi la vedea diventava di pietra.

GULONE. A tuo dispetto, or vo ad un banchetto in casa d'un amico. Io vi saluterei, signora, se non facessi il contrario, perché ogni salute e ben ch'io spero, non può venirmi altronde, se non da lei. Ma faccivi Idio cosí lieta e contenta, come v'ha fatto la piú bella e graziosa dell'universo. SULPIZIA. Rendati Idio cosí infelice e disgraziato, come tu hai me reso infelice e disgraziata.

Vo' perdonargli; e come soglio vincer tutti, cosí vo' vincere me stesso. Viva, viva! e io insieme con lui. A dio. TRINCA. A dio. Non ho visto poltron simile a costui, a giorni miei. CONSTANZA vecchia, sola. CONSTANZA. Io non posso se non infinitamente ringraziare Idio, poiché egli infinitamente m'ha favorito.

Lampridi Lampridi, timeo actum esse de te. SQUADRA. Sia benedetto Idio che siamo usciti di tanti «voglio e non voglio» e «che si facevano e che non si facevano»; ché al fin s'è voluto e si fanno queste nozze. PROTODIDASCALO. Rumina un certo quid de nupzie e ringrazia l'altitono Giove che sian pur fatte. GIULIO. Fermati, Squadra. SQUADRA. Chi spensierato trattien un carico e che ha che fare?

In veritá, che li ho compassione, e grande; che, cosí giovane, la poverina si veggia, senza alcuna cagione, abandonata dal marito. Non so come Idio gli possa sostenere al mondo simili uomini e come non gli mandi un flagello adosso di sorte che sieno essempio a tutti gli altri sciagurati che pigliono le mogli e poi le lasciono nella malora.

Trinca, or che vai in sua casa, dille che il suo fratello va a morire, che pianga la mia morte, che non mi potrá avvenir cosa piú cara, che veder le mie essequie onorate dalle sue lacrime. EROTICO. Attilio fratello, perdonami, si t'uso violenza in strascinarti in casa mia. ATTILIO. Oimè, chi mi tira? dove sono? deh, perché, amico, non m'aiuti? Signor Pardo, Idio vi dia il buon giorno.

ATTILIO. Come amor entra in un cuore, ne scaccia ogni altro pensiero, perché vuol regnar solo. TRINCA. Salutatelo. ATTILIO. Signor Erotico, buon giorno. Idio vi salvi, signor Attilio. ATTILIO. Come state? EROTICO. Tal che non posso trovar modo per dolermi del mio dolore. ATTILIO. Di che vi dolete?

E digli a bocca che l'ho amato assai piú in assenza che non l'amai in presenza, e che solo un refrigerio ho avuto in questa lontananza: che mi sono trasformata in pensiero e stata tanto sospesa in lui che mi sono dimenticata di me stessa e dell'affanno dove viveva, che non l'ho lasciato scompagnato un sol passo, che gli sono stata sempre intorno come l'ombra sua: e che si dimentichi Idio di me se per un sol punto mi sono io dimenticata di lui; e per quanti momenti di piacere ho avuti lontano da lui, tanti mille anni n'abbia di discontento; e se per merito d'altra persona son cambiata mai di fede, cada nel piú basso stato di miseria che si trovi....

RITA. Madonna, el luogo ove che noi ci troviamo e la buona e onorevole pratica delle sante donne ove voi state saranno cagione di rendervi chiara senz'altri testimoni apresso di lui. FULVIA. Ecco la casa. Idio ci aiuti, ché costei ci dia buona risposta. RITA. La dará bene, . Aspettate, ch'io pichiarò. Tic, toc. CECA. Chi è ? che adimandate voi? RITA. Ècci la vostra patrona? CECA. , è.

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