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Rise della propria facezia; poi, osservando il cavallino fremente per la corsa vertiginosa e carezzandolo sulla groppa in sudore, esclamò: Ma guarda questa povera bestiola, come me l'hanno conciata!... Ma che maniera di guidare!... Denunzieremo il signor padrone alla Societ

"Poi dagli steli, madidi di rugiada, sul volto "Mi balzava un insetto. Io ghermivo lo stolto... "Era un grillo; io grattavo il suo ventre, per fare "Che il povero piccino avesse a strimpellare "Qualche rullo di note che svegliassero Rita... "Ma la bestiola in mano mi moriva sfinita! . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . "Oh!... Sta a veder ch'io piango perchè ho ucciso dei grilli!

Lilì, la cagnolina prediletta della signora Letizia, che Carlinetto allevava in casa in memoria della defunta, cominciò a piangere in cucina, dove l'avevano legata sotto la tavola, perchè non venisse a disturbare gli ospiti. Ma quando questi sentirono la ragione del castigo, non vollero permettere che in un giorno di tanta festa la povera bestiola non avesse il suo piattello a tavola.

Poi gli passò accosto un'altra cosa viva, un ratto, che pareva un micino, tanto era grosso. Era uscito da una feritoia, guardando nella via con gli occhietti lucenti. E come l'ometto si chinava a strofinare sul selciato la matita per agguzzarla, la bestiola ricacciò dentro il corpo nella feritoia. Si vedevano solo i mustacchi e il musetto.

Carlotta prese quell'informe ammasso di carne grassa e spelata che era la cagnolina, e non ostante la protesta ch'ella, destandosi di botto, fece con un vociare che somigliava ad un grugnito, venne a deporla sulle pelliccie della marchesa. Non farle male: esclamò questa commossa a quel lamento della brutta e schifosa bestiola.

Chi demone me ha posta questa bestiola dinanzi? ché nihil prodest, idest che non giova el monirlo di gastigarlo; immo, de male in peius. Ma suo danno, quia sibi luditur. CECA. Oh che l'è da bene! oh che l'è la buona giovane, quella madonna Fulvia! Per certo che, ora ch'io ho inteso el tutto, li ho quella compassione che alle povere bisognose e vedove aver si deve.

Valeria errava per le camere nel suo vestito di lutto, con un'espressione spaurita e sonnambulesca. Se lo zio Giacomo voleva parlarle, ella scattava in mezzo alla conversazione con aria di bestiola inseguita, e correva a vedere di Nancy. Lo zio Giacomo s'infastidiva. Ma non c'era dunque Fräulein per badare a Nancy? E se Fräulein fosse occupata con la signora Avory e con le domestiche, v'era pur sempre Edith! Edith non adorava forse la piccina, accarezzandola e viziandola? Che bisogno c'era che Valeria si agitasse a questo modo?... Ma Valeria si agitava, impallidiva e correva via. Non più piccole premure per lo zio Giacomo; non più minestroni freddi, fatti espressamente da lei sotto il naso disapprovante della cuoca inglese. Più nulla. In quanto a Nino, poveretto! pareva proprio che per Valeria egli non esistesse più. Ella non aveva occhi che per Nancy e per Edith. Sempre le guardava, le seguiva, s'intrometteva nei loro discorsi; sempre le spiava con quell'aria di bestiola inseguita che faceva piet

La bestiola, di sotto l'arco della finestra, non vedeva che i muri grigi del cortile dagli angoli ch'erano scale di polverose ragnatele, da' buchi neri che a notte diventavano case di nottole.

Tu vuoi morire, bestiola mia, se non mangi, gli dissi, ma ogni mia esortazione cadde a vuoto. Le palpebre gli si chiudevano con una non so quale solennit

Guardi, guardi esclamò il dottorone entusiasmato esso torna a zampettare, bravo! Bravo, ti dico. E così vita natural durante, sa? Questa bestiola non si avvilisce mai; rotto un filo ne getta un altro; il secondo si spezza, viene il terzo. Avanti, sempre avanti! È il suo motto gentilizio. Osservi come è gi