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Stette poi fermo ed immobile come ad ascoltare il battere dei remi, e le voci e le grida che si allontanavano, lasciò che svanissero del tutto, anche gli ultimi suoni più fiochi e lontani lontani, e quando la nebbia non essendo più attraversata dalle torcie e da nessun altro lume tornò a ravvolgerci nella sua fitta caligine, e il silenzio, un profondo, un orrido silenzio ci circondò da tutte le parti... si volse a me.

E sembrava ad Anna che questi atti di maggior dissennatezza fossero accompagnati da certe voci, da certi lai, che non ostante la distanza e l'esser chiuse le due finestre, giungessero pur tuttavia fiochi e rotti sino a lei. Anna aprì i vetri. S'era messo un tempo fosco, basso e d'un freddo umidiccio che penetrava nelle ossa e gelava il sangue.

E m'assisi sopra una pietra del cammino, colla testa fra le mani, affranto nell'anima, e come chi tenta celare a stesso la via percorsa e la via da percorrere. E mentr'io mi stava a quel modo, mi pareva di sentirmi la fronte lambita tratto tratto come da un alito, e l'orecchio lambito da suoni fiochi fiochi, come di voci lontane e che vengono di sotterra; e mi pareva di conoscere quelle voci.

Il tempo era oscuro; i fiochi raggi del sole combattevano i vapori che sorgevano dal mare, ricoprendo la cima degli alberi dalle frondi gialleggianti per la stagione autunnale. La bufera era calmata, ma l'onde, sempre commosse, muggivano tuttora. Emilia erasi egualmente alzata di buon'ora, ed aveva diretto i passi verso il promontorio alpestre dal quale scoprivasi l'Oceano.

"Da allora in poi nessuno la rivide... Clemente "Iddio, se rivedere un potessi almeno "Questa bimba, che Rita tenea sospesa al seno!" E alzò gli occhi. Miracolo! Dinanzi a mastro Spaghi Una forma di donna, ai raggi fiochi e vaghi Della lampada, spicca, sul buio della stanza.

Diceva che il suo predicatore aveva la parola facile e ornata; che il lattaio aveva la voce come uno di questi cani incimurriti e fiochi che non posson più abbaiare; che erano tre giorni che non vedeva più l'effige dello spazzaturaio che pure le aveva promesso di venire; che il bambino della vicina aveva rotto un vetro, e suo padre non se ne era anche accorto, ma il poverino stava gi

L'immagine della zia, pugnalata forse per mano istessa del marito, venne a spaventarla; e si pentì d'aver osato recarsi in quel luogo. Ma il dovere trionfò della paura, e continuò a camminare. Tutto era calmo. Finalmente le colpì gli sguardi una striscia di sangue sulla scala; le pareti e tutti i gradini n'erano aspersi. Si fermò sforzandosi di sostenersi, e la sua mano tremante lasciò quasi cadere il lume. Non sentiva nulla; quella torre non pareva abitata da anima viva. Si rimproverò mille volte di essere uscita; temeva sempre di scoprire qualche nuovo oggetto d'orrore; eppure, prossima al termine delle sue ricerche, non sapeva risolversi a perderne il frutto. Riprese coraggio, e giunta alla torre, vide un'altra porta e l'aprì. I fiochi raggi della lampada non le lasciarono vedere che mura umide e nude. Entrando in quella stanza, e nella spaventosa aspettativa di ritrovarvi il cadavere della zia, vide qualcosa in un canto, e colpita da un'orribile convinzione, restò alcun tempo immobile. Animata quindi da una specie di disperazione, si accostò all'oggetto del suo terrore, e riconobbe un vecchio arnese militare, sotto al quale erano ammucchiate armi. Mentre si dirigeva alla scala per uscire, vide un'altra porta chiusa di fuori con un catenaccio, e dinanzi alla quale si vedevano altre orme di sangue: chiamò ad alta voce la zia, ma nessuno rispose. «Essa è mortasclamò allora; «l'hanno uccisa; il suo sangue rosseggia questi gradiniPerdè tutta la forza, depose il lume, e sedette sulla scala. Dopo nuovi inutili sforzi per aprire, scese per tornare alla sua camera. Appena fu nel corridoio, vide Montoni, e spaventata più che mai, si gettò in un angolo per non incontrarlo. Gli sentì chiudere una porta, l'istessa ch'ella avea gi

Risonarono i grugniti per tutta la solitudine fluviatile; poi subitamente divennero fiochi, si persero nel gorgogliare caldo e vermiglio del sangue che sgorgava dalla ferita slabbrante, mentre il gran corpo dava li ultimi tratti. Il sole del novello anno beveva dalla riviera e dalle terre umide la nebbia.

Poi ch'in è ritornato, il duolo immenso non capendo ne l'alma, si disgombra per lo petto, per gli occhi e per la lingua in spirti accesi, in lacrimosi rivi, in fiochi, rotti ed angosciosi accenti.

Ricordossi quanto avea detto, e siccome la musica agitava l'aere ad intervalli, aprì la finestra per ascoltar la dolce armonia, la quale poco dopo andò affievolendosi, ed essa tentò indarno scoprire donde partisse. La notte non le permise di nulla distinguere sul prato sottoposto, ed i suoni diventando successivamente più fiochi e soavi, cessero alfine il luogo ad un assoluto silenzio...