United States or United States Virgin Islands ? Vote for the TOP Country of the Week !


Come? non comprendo. Signor Dal Pozzo, la vostra fiducia merita la mia. Il padre di Federico era il cavaliere dell'Isola, lo zio del duca ed il mio. Che ascolto? sarebbe vero? Certamente. Federico cugino del duca?... Cugino del marito di donna Livia?... Ma narratemi.... Tutto vi narrerò; seguitemi. Dove?

A te dunque, o giovinetta, che mi rivelasti il divino istinto del perdono; a te, che assumendo la missione dell'angelo, hai steso la mano al caduto per redimerlo dalla vergogna e dai rimorsi, io narrerò quella orribile istoria... No!... basta! interruppe Fidelia con un leggiero brivido di terrore la confessione non è obbligatoria.

«Cinque o sei anni or sono, io parlava con un rappresentante della Francia. Prima di partire, egli mi chiedeva che cosa dovesse dire da parte mia all'Imperatore. Non ricordo precisamente, ma gli dissi press'a poco così: Vi narrerò un episodio della storia della Chiesa. Sant'Agostino era vescovo di Hippo, una citt

Ad essa, raccolta a comitato segreto senza intervento di popolo, dissi ciò ch'io aveva detto al Consiglio di guerra: e proposi il partito che solo mi pareva degno di Roma e di noi. L'Assemblea non volle accettarlo. Non narrerò i particolari, a me tristissimi, della seduta. Ma trovai avversi al partito i migliori amici ch'io m'avessi tra i membri.

Ecco dove v'ingannate, bisavola del mio cuore; io non sono una bambina, perchè mi marito. Eh?! È appunto quello che mi ha detto Jeannette. Che imbroglio! Io non capisco niente. Or ora, ti narrerò tutto, come si dice nei drammi. Ci sar

L'infermeria carceraria è una nota dolorosissima. A Milano gli ammalati sono trattati, direi quasi, meglio che negli altri luoghi. Ma qui e dappertutto ho dovuto convincermi che nei casi d'urgenza si muore come cani. Vi narrerò due casi che non ho ancora dimenticati. Ero a Bologna al tempo del processo Luraghi, Favilla, Platner e non so chi altro.

ATTILIO. Io stimo che i nostri travagli abbino gran somiglianza e corrispondenza fra loro; ma accioché io non mi doglia di voi di quello che voi vi dolete di me, vi narrerò il tutto, e vederete che, se voi avete ragione, io non ho il torto. TRINCA. Signor Erotico, se voi non tacete, e voi, padrone, non scoprite il fatto, consumaremo il giorno; e noi abbiamo carestia di tempo.

«Io l'ho trafitto, e pure mio padre mi avea comandato di amarlo: io l'ho trafitto, e pure il grido del mio cuore, più forte di quello di mio padre, mi costringeva ad amarlo! I nostri genitori quando nascemmo c'imposero i loro nomi medesimi, perchè la morte dubitasse di avere dominio sopra l'amicizia delle nostre famiglie; amavano che i secoli maravigliati riputassero i Folcando e i Gostanzo eterni tra i mortali per volere di Dio, onde stessero esempio perenne di questo nobile affetto. Bevemmo nella medesima tazza, riposammo nel medesimo letto, furono i nostri studii, e i nostri sollazzi comuni, e crescemmo stupore degli uomini, e benedetti dal Signore. Quando i nostri padri morirono, le ultime loro parole furono preghiere e consigli, per conservare lo scambievole affetto, ed aggiungevano essere questa la porzione più preziosa del retaggio che ci lasciavano. I nostri campi non ebbero confine, i nostri armenti confusi; volentieri ci saremmo ridotti ad abitare un solo castello, ma per rispetto alle memorie paterne non volevamo fare l'altro deserto: convenimmo dimorare alternamente ora l'uno ora l'altro, e così facemmo. Scorsero anni felici, di cui la rimembranza nell'angoscia presente è tormento più feroce di quello che la vendetta possa desiderare al nemico. Allo improvviso Berardo diventa pensoso, spesso si smarrisce per la foresta, tardi ritorna al castello, per quanto siasi affaticato, può gustare cibo, o bevanda. Tu soffri, amico mio, un giorno gli dissi, ed egli mi rispose: Io amo; gli domandava: Qual donna? Era una santissima fanciulla, figlia di povero Cavaliere, che abitava forse due miglia distante dai nostri castelli. I cuori dei giovani s'erano accesi di scambievole amore, desideravano dirselo, più desideravano renderlo sacro con la religione, ma non osavano, tanto erano verginali quelle due anime innocenti! Io fui quegli che tentai la fanciulla; io, che la chiesi al padre; io, che apparecchiai la festa, e sollecitai il rito; per nulla ne divenni geloso, che ben conosceva lo affetto di moglie essere diverso da quello di amico, e il cuore di Berardo restarmi pur sempre intero. Vi narrerò la gioia dei vassalli, il tripudio degli sposi, l'allegrezza dei parenti, il fragore dei conviti? Io lascio queste cose come non importanti al mio assunto; lascio ancora i bei giorni che tennero dietro a cotesto caso, e narro quelli d'ira e di sangue. La bella sposa ebbe vaghezza di accompagnarci alla caccia, noi la menammo; e desiderosi di preda tanto ci avvolgemmo per la selva, che ormai diventava impossibile di poter giungere avanti vespro al castello. Uscimmo dalla foresta, e c'incamminammo verso una casa, che compariva da lontano in mezzo della pianura. Arrivammo. Un Cavaliere in modo cortese c'invita a entrare; io lo guardo in faccia, e sento turbarmi da non mai più sentito sgomento, che poi a prova ho conosciuto essere un miscuglio d'odio, di disprezzo e di fastidio: volgo il cavallo per fuggire colui che aveva suscitato nella mia anima la sensazione del rettile velenoso; mi rattiene Berardo, e mi forza a seguirlo: entro in quella casa tremando, presago di qualche gran danno; il Cavaliere mi sorride; quel sorriso mi strazia le viscere; abbasso lo sguardo per non vederlo; non parlo, ricuso il cibo, fingo súbito male, e affretto la partenza; per via di tratto in tratto giro la testa sospettoso, come se alcuno m'inseguisse, e prorompo in voci di minaccia: Berardo e Messinella stimano ch'io abbia perduto il senno. Passano alcuni giorni nei quali non vedendo, rammentando il fatale Cavaliere, la calma torna a serenarmi lo spirito. Certa sera, mentre cavalcava a diporto, sento sollevarmisi in mente irresistibile desiderio di tornare al castello; sprono a precipizio il destriero, arrivo, e vedo un cavallo legato nella corte; ascendo le scale, un Cavaliere favellava domesticamente con Messinella, la teneva stretta per mano; ella era pallida, e sembrava spaventata di trovarsi sola con quell'uomo; al rumore dei miei passi costui si volge, troni del cielo! io vedo l'ospite spaventoso. Egli si leva subitamente, mi viene incontro, mi saluta e mi porge la mano; la mia non si mosse, pareami averla incatenata sul fianco; le parole che favellai furono poche, ed amare: accortosi ch'egli era il mal gradito l

Sapete che non ci verrò mai egli, disse, sgomento, sentendo il pericolo. Ebbene, io non vi narrerò le mie pene, Giovanni diss'ella, tetramente. Scrivetemi.... No. Parlate qui, altrove.... Nella via, in teatro? No, no. Io non posso venirci, lo sapete, in casa vostra egli mormorò, gi

Ma perchè l'anarchia avea preso in Sicilia le sembianze di repubblica, e fu questo lo esempio agli ordini che gridavansi poi nel riscatto del vespro, io narrerò questo avvenimento il più largamente che si possa su le scarse memorie de' tempi.