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La sua condizione è palese; ha giocato, ha perduto; ha perduto Costanza, la stima d'altrui e di stesso, il diritto di lasciarsi amare dal vecchio babbo e dalla sorellina, la fede nell'avvenire; era questa la posta, egli lo sapeva ed ha giocato ed ha perduto.

Mastro Pasquale aveva compreso, e si vide perduto.

Uno di queste guide, alto e corpulento, che precedeva la colonna del centro, fu da Cicerovacchio additata al generale Avezzana, e questi, che in quel momento trovavasi in una batteria comandata dal tenente Bovi, esclamò: «Bovi! che bel colpo», e Bovi che amava i preti come il diavolo l'acqua benedetta, appuntando un suo cannone da 9 in bronzo, lo diresse con tanta destrezza, e con tanta esattezza riuscì la mira, che la palla portò prete, sottana e crocifisso, tutto in un mucchio tra le fila della testa di colonna, ove fece una vera strage, e per compiere il miracolo, il crocifisso conficossi nell'occhio destro del colonnello Devot, che avea perduto il sinistro all'assalto di Costantina.

Era stato impossibile, fino a diciotto anni, fargli apprendere nulla, persuaderlo ad ascoltare una sola lezione; confuso una volta da una donna, da una fanciulla, che gli parlava francese credendolo pratico di questa lingua, aveva mutato vita da un giorno all'altro: per due, per tre anni nessuno lo vide più: datosi allo studio con la foga che metteva nelle cose maligne, aveva rapidamente acquistato il tempo perduto.

«Oh! senta, dice finalmente, stringendo fra le due mani la pezzuola per farsi forza; devo proprio dirglielo; non posso andare innanzi; ella ha perduto tutto quanto poteva perdere; non dico gi

Forse non l’ascoltavo nemmeno più. Ne’ miei sensi traboccava la memoria di altre cose infinite, cose da nulla, pressochè inafferrabili, che nondimeno erano state fra lei e me. Avevo perduto per sempre il mio cuore di fanciulla.

Damiano: gli disse l'amico giunto a pochi passi da lui: temeva non ti fossi perduto giù per la selva; come ti succede qualche volta, quando ci lasci senza dir nulla; ho voluto venire io stesso a cercarti.... perchè tu sei mio fratello.... e io, sai? ho qualcosa a dirti... qualcosa che non posso più tener nel cuore....

Cadeva una acqueruggiola fina, penetrante, fredda, che rendeva il tempo scuro, il cielo insipido. Gli alberi avevan perduto il loro manto e mostravano le loro ossa nere, che tremolavano sotto la fredda brezza. Il luogo era solitario. Tutto ciò stingeva sul carattere di gi

E più dopo ancora, il 3 gennajo 1848, io scriveva a Filippo de Boni: «. . . . . . . . . . Non so con quale occhio vediate ora l'andamento delle cose nostre; ma due fatti son certi: il retrocedere del papa e il pessimo maneggio dei moderati. Abbiamo taciuto: ceduto quanto si poteva; ma non giova. Il silenzio è interpretato come congiura, e sapete che vanno ripetendo per ogni dove ch'io sto maneggiando per un moto repubblicano immediato! Perduto il papa, impazziscono pel primo capitano d'Italia, l'eroe del Trocadero: perduto quello, impazziranno pel Granduca; più tardi Dio sa per chi. Che sperare per la rigenerazione d'Italia da un partito che grida viva il re di Napoli dopo le atrocit

"S'io ti avessi a dire con parole la centesima parte della gratitudine ch'io ho a professare a te e a quel povero Elia, che sostentando con difficile e pericolosa fatica la sua vita, trova pure il tempo da provvedere all'altrui vantaggio, davvero che non ci riuscirei, per quanto io mi sforzassi. Fino dal dicembre dell'anno ora trascorso, ho passate più settimane temendo ogni sentir pubblicata la confisca di tutti i mei beni, e mi son martellato il cervello per vedere se ci fosse modo di riparare a tanta rovina... pure, accorgendomi che non era mezzo di scansar quella procella, se avesse voluto piombarmi addosso, non ci pensai altro, e mi parve alla fine che il temporale fosse al tutto passato. Però l'ultima tua mi recò grandissimo stupore insieme a molto sdegno e a grandissima consolazione ancora, la quale, per dirti il vero, mi ha vinto al punto, che piansi di riconoscenza per te e per quel povero Elia. Io non so comprendere come a colui, per quanto sia destro ed acuto il suo ingegno, sia riuscito di far risultare al fisco come della maggior parte de' miei beni io abbia fatta la cessione a te per vendita regolare. Vorrei che in un'altra tua mi spiegasse com'egli abbia potuto far questo, che ancora non mi par vero. In quanto ai pozzi di sale ch'io possedevo, ed ai boschi, devo dirti che non m'importa gran fatto siano caduti in bocca del fisco, perchè in questi ultimi anni non mi rendevano più che tanto, onde assai poco ci ho perduto. I trentamila fiorini d'oro che m'hai spediti non potevano giungermi più a tempo, che gi