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50 Di queste speme Amor ordisce i nodi, che d'altre fila ordir non li potea, onde mi piglia: e mostra insieme i modi che da la donna avrei quel ch'io chiedea. A succeder saran facil le frodi; che come spesso altri ingannato avea la simiglianza c'ho di mia sorella, forse anco inganner

Venne l'ora della cena, e ci sedemmo a tavola; e una giovane, chiamata Sofia, ci serviva. Ella, nel volgermi gli occhi sopra, mi lanciò una fiamma nel core, che non cessò mai serpir per tutto, fin che non fece ben l'officio suo. Io, sentendomi le vene diseccate dal fuoco, chiedea da bere, e per rinfrescarmi e per godermi di quella divinissima vista piú da presso.

56 Ucciso Olindro, ne menò captiva la bella donna, addolorata in guisa, ch'a patto alcun restar non volea viva, e di grazia chiedea d'essere uccisa. Per morir si gittò giù d'una riva che vi trovò sopra un vallone assisa; e non poté morir, ma con la testa rotta rimase, e tutta fiacca e pesta. 57 Altrimente Tanacro riportarla a casa non poté che s'una bara.

Tace, e con occhi di furor turbati Stassi Ottoman a riguardarlo alquanto; E via più sempre da gli stuol fugati Cresceva il grido ed il tumulto intanto. Sentelo il Turco, e con sembianti irati Volto a i Baran, c'ha reverenti a canto, Armi chiedea. Ma ne le furie accensa Aletto sovra lui forte ripensa.

Al fero tuono, ognun d'ambascia stretto Dal suol sorgendo, «Ov'è il fellonchiedea. Da tergo il colpo giunto era su Carlo, E, oh prodigio! non valse ad atterrarlo. «Non si turbi tremi ora il cor mioCon ferma voce ripigliò il Prelato, E in ginocchio rimase a lodar Dio, Ed a pregar pel mostro sciagurato.

Sparsero i Rodïan gemiti e pianti: Ma del rio vincitor le man spieiate Da per tutto spargean fochi fumanti, Non perdonando a le magion sacrate. Io, che nel tempio con umìl sembianti A la corte del ciel chiedea pietate, Fra 'l rimbombo de i gridi e de gli ardori, Piena di ghiaccio il cor, men venni fuori. Incontro un mio scudier pallido in viso, E dimando qual sia nostra ventura.

e le chiedea talor, con veemente desìo ne gli occhi, una storia di re. «Non so narrarti una storia di re: che ne sa del suo re, l’umile gente?... Egli è solo e lontano, come Iddio: fra la sua torre e il nostro casolare ci sta tutta la terra e tutto il mare: egli è in alto ed è solo, o figlio mio

quand'io incominciai a render vano l'udire e a mirare una de l'alme surta, che l'ascoltar chiedea con mano. Ella giunse e levo` ambo le palme, ficcando li occhi verso l'oriente, come dicesse a Dio: 'D'altro non calme'. 'Te lucis ante' si` devotamente le uscio di bocca e con si` dolci note, che fece me a me uscir di mente;

Io venía dal mar di Amburgo su una bella caravella, quando i Mori ecco ci presero pur cosí tra pace e guerra. Nelle lor terre, per vendermi, mi portarono, a Salè; ma non fu Moro Mora che un quattrin desse di me. Finalmente un can d'Ebreo mi degnava comperar: negra vita era la mia; mi trattava come un can. Pestar sempre il lo sparto, e la notte la cannella; una sbarra qui alla bocca, non gli avessi a mangiar quella. Manco mal che la mia buona padroncina mi donava tutti i giorni del pan bianco, di quel pan ch'essa mangiava. Dava a me quant'io chiedessi, e piú ancor che non chiedea: le piangeva io nelle braccia, ma non gi

Per Ottoman scioglie ai lamenti il freno Sultana, e beve poi letal veneno. Così la vince il gran martir; ma volse A lo scampo de' suoi Bostange il core Sul risco estremo, ed i guerrieri accolse Che nel campo godean grado d'onore; Guardogli alquanto; indi la lingua sciolse, Nel profondo del cor chiuse il dolore, Ed a' mesti baron chiedea consiglio Con salda voce nel sovran periglio: II