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Questa era una reticenza meditata, un laccio teso ad Ariberti, che ci cascò bravamente. Che cosa? dimandò egli, fermandosi. Se sarete stato attento alla scena; rispose ella, col più zingarescamente malizioso dei suoi leggiadri sorrisi. Il giovane notò l'allusione birichina fatta alla prima volta che si erano veduti, e gongolò.

È in casa la marchesa? dimandò Aloise, entrando nell'anticamera. No, illustrissimo, e nemmeno Sua Eccellenza il padrone. Sono partiti, or fanno due ore, per alla volta di Quinto. Aloise ebbe al cuore un'orribile scossa. O come? chiese egli turbato: Così all'improvviso? , illustrissimo; ier sera è avvenuta una disgrazia.

Venimmo a lei: o anima lombarda, come ti stavi altera e disdegnosa e nel mover de li occhi onesta e tarda! Ella non ci dicea alcuna cosa, ma lasciavane gir, solo sguardando a guisa di leon quando si posa. Pur Virgilio si trasse a lei, pregando che ne mostrasse la miglior salita; e quella non rispuose al suo dimando,

Ma che cosa aveva egli fatto, il vostro Percivalle? dimandò Ginevra. Ecco! La corte era adunata e il siniscalco era tutto in faccende. Il trovatore lo tira in disparte e gli dice: messere, l'amico Sauvaine ha bisogno di voi, e subito subito. O come? Ed io che non posso muovermi!

FANNIO. Vedi, Ruffo, tu rovineresti me e leveresti a te l'utile che trarrai di questa pratica. RUFFO. Non temer. Di' . FANNIO. Sappi che Lidio mio padrone è ermafrodito. RUFFO. E che importa questo merdafiorito? FANNIO. Ermafrodito, dico io. Diavol! tu se' grosso! RUFFO. Be', che vuol dire? FANNIO. Tu nol sai? RUFFO. Per ciò il dimando.

Fa' che a quanto ti dimando mi risponda subito, accioché non abbi tempo a pensare e colorir menzogne. FORCA. Se stimate che quanto dico sia bugia, a voi soverchio il dimandare, a me il rispondere. FILIGENIO. Ben, che si fa? FORCA. Si sta in piedi, con la beretta in mano, aspettando se mi comandate alcuna cosa. FILIGENIO. Dove è Pirino? FORCA. Stando qua, non posso saper dove sia.

Non foss'altro che per conoscere il suo riverito parere in materia di bellezza, io ardirei chiedere il nome della signora. A patto di presentazione? dimandò il cavaliere, cogliendo la palla al balzo.

Siete voi dunque convinto che quell'anima è perduta? Madama... Principe, vi dimando il vostro parere, non mica la vostra piet

Io avea gia` il mio viso nel suo fitto; ed el s'ergea col petto e con la fronte com'avesse l'inferno a gran dispitto. E l'animose man del duca e pronte mi pinser tra le sepulture a lui, dicendo: <<Le parole tue sien conte>>. Com'io al pie` de la sua tomba fui, guardommi un poco, e poi, quasi sdegnoso, mi dimando`: <<Chi fuor li maggior tui?>>.

Spero che ci rivedremo, e tornerai dalla signorina Nicoletta. Bruno afferrò la mano scarna del vetturale e sorrise. È molto lontana? dimandò. , laggiù, dietro i monti; ma con la ferrovia si fa più presto! rispose Vico. Nicla laggiù dietro i monti! Non poteva nemmeno udir la sua voce!