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Ma allorquando egli udì che si beveva alla sua salute, che quella gran dama della Priamar aveva cortesemente alzato il bicchiere ad onor suo, che Sua Eccellenza si degnava di toccare con lui, che sguardi e parole amorevoli lo sfrombolavano d'ogni parte, fu un altro paio di maniche. Bisognava parlare, egli lo vedeva. Parlare! Ma che cosa avrebbe egli detto?

E due, disse tra di compare Nino, che, a quel rabbuffo mise davvero la coda tra le gambe, fermò la cavalla e tornò dietro. Questa volta vi restò, fattosi piccin piccino dentro il cappotto, non osando nemmen di fiatare, tanta era la paura che incuteva il capobandito a' suoi compagni, quando si degnava di montare in collera.

Ma sopratutto si lagnava della signora Elena, la moglie del Preside, ch'egli aveva visto nascere di povera gente e andar per le strade quasi quasi a raccattar carta, e che ora aveva messo boria e non si degnava nemmeno di salutarlo. E chiudeva la sua perorazione coll'offrire al signor Bartolommeo una presa di tabacco. Poi faceva i conti sui giorni che mancavano a riaprire la scuola.

Il generale era un vecchio prode della guerra dei sette anni, ed abitava di faccia alla chiesa, una delle migliori case del borgo. I signori che l'albergavano, s'erano ridotti stretti da averne disagio; ma pur di piacere a quell'uomo rigido e sornione, pur d'averne un sorriso benevolo, si sarebbero acconciati a star sui solai: e nelle molte stanze occupate da lui, avevano accozzati quanti arredi e quadri tenevano in casa, che pareva una dogana. Le volte che egli gli degnava, si sbracciavano a mostrarsi più alemanni di lui: e rammentavano d'aver visti i proprii padri e tutto il borgo, piangere nell'anno 1737, ch'essi chiamavano sottovoce funesto, perchè le novanta terre delle Langhe erano state cedute in quello, dall'Imperatore al Re di Sardegna. Narravano, con sazievole loquacit

Dalle sette alle sette e mezzo era scesa in giardino a innaffiare i quarantacinque tra vasi e vasetti della sua botanica e a dar da mangiare alle quattro galline del pollaio. Aveva portato il caffè in camera alla mamma e combinato con lei una lista per far onore al quasi cugino di Villa Serena, che si degnava di venire a colazione al Castelletto.

Era il regno del capriccio: i fornitori portavano in casa oggetti svariati ch'ella degnava appena d'uno sguardo e che aveva comperato in tutta furia un'ora prima, quasi non avesse potuto viverne senza.

Gli si dimandava infamie sopra infamie; lo si circondava di trappole grossolane, cui non si degnava neppure dissimulare; gli si proponeva, senza mercè, ogni specie di cose orribili ed odiose: comprate una carica, siate spia, vendete vostra sorella, prostituitela al confessionale di un gesuita, denunziate i vostri amici, infangate la vostra anima, abjurate le vostre credenze morali e politiche; siate Caino o morite di fame!

Era la prima volta che Nube Rossa, un capo che disponeva di tremila uomini, acconsentiva a trattare col governo. Fino allora alle ambasciate speditegli dai commissari federali egli aveva risposto che non si degnava d'incomodarsi per andar a vedere i suoi padri bianchi e per firmare con essi il trattato di pace. Faceva freddo, non voleva mettersi in via e preferiva cacciare il bisonte.

E il programma? oh non dubitate, pensarono anche al programma; anzi, fu stabilito di dettarlo in francese. Non era un omaggio alla patria; ma come fare, perdinci? Il signor conte Candioli, un figlio di ministro, che si degnava di praticare con loro, e senza del quale addio speranza di far uscire il giornale, aveva fissato l'animo nel suo francese e non c'era stato più caso di rimuoverlo.

Lo stesso conte Zaccaria si degnava talvolta di occuparsi di lei, e allorchè voleva darle un segno della sua speciale benevolenza, se la prendeva sulle ginocchia, le ordinava di chiuder gli occhi e le cacciava su pel naso un pizzico di tabacco, scherzo fino e saporito che l'illustre gentiluomo riteneva il non plus ultra dello spirito.