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Appendice N. I. Fino dal 1846 Cesare De Laugier, il condottiero futuro de' Toscani alla guerra dell'indipendenza, co' torchi del Fumagalli aveva stampato a Firenze i Documenti intorno a Garibaldi e la legione italiana a Montevideo; e in Toscana, per opera sopratutto di Carlo Fenzi e di E. Cesare Della Ripa, era stata aperta la sottoscrizione per offrire una spada d'onore al prode soldato. La eseguí con molta bravura Francesco Vagneti, e può vedersene il disegno nel Mondo illustrato di Torino (ann. II, N. 19, sabato 13 maggio 1848), insieme con la descrizione che ne fece Luigi Cicconi, intitolata: Spada destinata in dono a Giuseppe Garibaldi. Anche lo stesso autore, il Vagneti, ne fece una descrizione: cfr. La spada che l'Italia destina al general Garibaldi, nella Rivista di Firenze, N. 64, del 21 giugno 1848. Garibaldi fin da quando era in America vagheggiava di ridursi in Toscana, e di pigliarvi servizio co' suoi compagni d'arme. Si rileva da questa lettera del Console di Montevideo a Genova, scritta il 5 marzo del '48: «L'altro «giorno giunse a Genova la moglie del generale Giuseppe Garibaldi con i suoi tre figli. Il Garibaldi a quest'ora ha lasciato Montevideo per venire in Italia con una parte della sua legione. Qui si fece una dimostrazione alla sua moglie appena giunse, e le venne presentata una bandiera tricolore, che accettò piangendo e gridando: viva l'Italia e gl'italiani. Domani l'altro essa partir

A rettificare le inesatte dicerie che si sparsero sul mio conto, e ad agevolare il cómpito de' miei futuri biografi, narrerò qui sfacciatamente e colla maggior schiettezza, quale è stata la mia carriera di cantante. Prima di produrmi sulle scene, io aveva studiato o finto di studiare a Pavia, sotto la direzione di un maestro Valentini, i primi rudimenti della musica; quindi, nell'Istituto Tadini di Lovere, avevo appreso a raschiare di mal garbo il contrabasso, e a vociare nelle chiese della provincia Bergamasca i motetti del Mayr e del Bonari. I miei esperimenti musicali si chiusero a Lovere con una farsa abbastanza comica, vale a dire con un grottesco concerto da me organizzato nella gran sala dello Stabilimento Tadini nel luglio del 1845. A tale concerto fa allusione il Donizetti in una sua lettera alla signora Basoni, inserita nell'epistolario stampato in appendice a quell'interessante volume di Notizie e Documenti che fu edito a Bergamo nel settembre del 1875, Gli abitanti di Lovere non hanno ancora obliato quella esecuzione, alla quale presero parte tre cantori girovaghi da piazza, da me reclutati a Brescia e presentati al mio buon pubblico quali artisti di cartello. Quella notte corsero delle sassate per le vie. Da Lovere passai a Milano, dove attesi a darmi buon tempo in compagnia delle più matte brigate; ma al cominciare del verno, presi risolutamente il partito di sfidare i cimenti della scena e segnai un contratto di cinque anni coll'impresario Boracchi in qualit

Quantunque intorno ai viaggiatori veneziani in generale abbiano trattato lo Zurla, il Morelli, il Filiasi, il Foscarini, e da ultimo il Lazari, reputasi conveniente, in appendice al presente studio storico, di riportare quelle notizie particolari e quei nuovi documenti che si poterono raccogliere e si riferiscono a viaggiatori veneziani nella Persia, ed a venete relazioni di quella regione.

I conii e i punzoni di questi pezzi dell'ultimo doge, lavorati dallo Schabel, esistono ancora nella veneta zecca. Quasi in appendice alla parte del mio lavoro che tratta delle monete del Levante Veneto ho creduto collocare le scarse notizie che ci rimasero di officine nummarie progettate da' Veneziani a Coron ed a Modon, castella che proteggono la punta della Morea che guarda a libeccio.

Molte sono le stupende novitá teoriche che noi impariamo da siffatta appendice, e tutte opportune a' casi concreti; come a dire questa: che nell'umana natura stanno i principi fondamentali d'ogni arte, principi che sono indeclinabili; e quest'altra: che per saper discernere il bello dal brutto bisogna aver sottile criterio; e quest'altra a un di presso; che per poter fare bei versi bisogna saperli far bene, ecc. ecc. ecc.

Appendice III. Del suo soggiorno a Firenze Garibaldi cosí discorre nelle proprie Memorie. «In Firenze accoglienza magnifica dal popolo, ma indifferenza e fame per parte del Governo, e fui obbligato d'impegnare alcuni amici per alimentare la gente. Era il Duca nella capitale della Toscana. Si diceva però la somma delle cose nelle mani di Guerrazzi. Io scrivo la storia, e spero di non offendere il grande italiano, se dico il vero. Montanelli, acclamato meritamente dalla generale opinione, lo trovai però quale me l'ero immaginato, leale, franco, modesto, volente il bene dell'Italia, col cuore fervido d'un martire; ma l'antagonismo d'altri neutralizzava qualunque buona determinazione, e poco valse perciò la breve permanenza al potere del prode e virtuoso soldato di Curtatone». A Mariano D'Ayala, Ministro della guerra, che al pari del Guerrazzi non vedeva l'ora che andasse via dalla Toscana, l'8 di novembre indirizzò questa lettera: «Cittadino Ministro. Sono a pregarlo di avere la bont

GUERRAZZI F.D., Appendice all'Apologia, Firenze, Le Monnier, 1852, p. 72. Il prode condottiero, disgraziatamente, aveva voce in que' giorni di testa calda e avventata; si temeva sopratutto che i sovvertitori, de' quali vi era una straordinaria abbondanza, usassero del suo nome, del suo valore e della sua audacia per alzare il capo e tentare qualche colpo di mano.

La narrazione di questa repubblica in Sicilia è cavata da: Bart. de Neocastro, Hist. sic., cap. 2, 4, 5, 47, 87. Saba Malaspina, in Caruso, Bibl. sic., v. 1, pag. 726 a 736, e 753, e in Muratori, R. I. S. tom. Nic. di Jamsilla, in Muratori, R. I. S. tom. Cronaca di Fra Corrado, in Caruso, Bibl. sic., v. 1, anni 1254 e 1255. Appendice al Malaterra, in Muratori, R. I. S. tom. V, pag. 605.

«Chi rallenta, chi si fa rimorchiare è moderato chi si ferma e pretende arrestare, è reazionario. Convenzioni! Moda! Quest'ultima parola mi chiarisce l'idea. «La moda è prepotente; o tosto o tardi, tutti dobbiamo uniformarci al figurino dell'epoca. Gli ultimi che adottarono la coda, appendice delle teste rivoluzionarie di un'epoca liberalissima, furono gli ultimi a tagliarsela.

⁴³⁰ La Favilla, appendice al n. 21. Palermo, giugno 1858.