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Cfr. il volume delle Lettere pubblicato da Giovanni Sforza.

⁴¹⁰ Cfr. v. I, pp. 227-28. La storia nostrana pertanto avea grande attrattiva per gli uomini più eletti. Ad essa come raggi che convergano al centro inclinava chi non preferisse coltivare una scienza, o chi non amasse perdersi dietro le evanescenze della fantasia. Anche poeti come lo Scaduto vi trovavano ispirazione a poemi epici ed a canti lirici.

Ma i Francescani se ne impipavano, perchè avevano dalla loro il Magistrato Civico e sapevano che tutte le simpatie dei Domenicani non sarebbero valse un briciolo nella protezione di questo, specialmente dopo che la potenza dell’ordine di S. Domenico era stata depressa per l’abolizione del S. Uffizio. ¹⁵¹ Cfr. in questo vol. il cap. I, p. 24.

Memorie, Milano, Guigoni, 1861, p. 147. Lo Stato Romano dall'anno 1813 al 1850, II, 358. Brevissimo fu il soggiorno di Garibaldi a Bologna. Andatovi la sera del 10 novembre, ne ripartí la mattina del 12; e come aveva fatto a Firenze, tolse commiato della cittadinanza con un proclama a stampa . Cfr. GARIBALDI G., Epistolario, I, 24.

Un giovinetto capace di scrivere tali versi annunzia non solo un ingegno precoce, ma ancora una precoce e formidabile esperienza della vita. Cfr. il Trionfo della libert

Sia come si vuole, fatto è che abbiamo nell'Italia superiore e centrale canzoni piú o meno conformi o remotamente analoghe alla romanza portoghese. Ben dodici lezioni ne cita o riporta il Nigra; quattro delle quali piemontesi, tre canavesi e cinque monferrine. Cfr.

Cfr. pure in quest’opera il v. I, cap. IV, p. 87. ²²³ Villabianca, Diario ined., a. 1792, pp. 271-72.

Le ultime parole trascritte dal Manzoni, per quanto me ne assicura il professor Giovanni Rizzi, furono versi del Giorno. Cfr. il libro del signor Romussi, Il Trionfo della libert

[Nota 24: Cfr. la copla andalusa:

Appendice N. I. Fino dal 1846 Cesare De Laugier, il condottiero futuro de' Toscani alla guerra dell'indipendenza, co' torchi del Fumagalli aveva stampato a Firenze i Documenti intorno a Garibaldi e la legione italiana a Montevideo; e in Toscana, per opera sopratutto di Carlo Fenzi e di E. Cesare Della Ripa, era stata aperta la sottoscrizione per offrire una spada d'onore al prode soldato. La eseguí con molta bravura Francesco Vagneti, e può vedersene il disegno nel Mondo illustrato di Torino (ann. II, N. 19, sabato 13 maggio 1848), insieme con la descrizione che ne fece Luigi Cicconi, intitolata: Spada destinata in dono a Giuseppe Garibaldi. Anche lo stesso autore, il Vagneti, ne fece una descrizione: cfr. La spada che l'Italia destina al general Garibaldi, nella Rivista di Firenze, N. 64, del 21 giugno 1848. Garibaldi fin da quando era in America vagheggiava di ridursi in Toscana, e di pigliarvi servizio co' suoi compagni d'arme. Si rileva da questa lettera del Console di Montevideo a Genova, scritta il 5 marzo del '48: «L'altro «giorno giunse a Genova la moglie del generale Giuseppe Garibaldi con i suoi tre figli. Il Garibaldi a quest'ora ha lasciato Montevideo per venire in Italia con una parte della sua legione. Qui si fece una dimostrazione alla sua moglie appena giunse, e le venne presentata una bandiera tricolore, che accettò piangendo e gridando: viva l'Italia e gl'italiani. Domani l'altro essa partir