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Bondi, ex prefetto di Catania, desume le intenzioni rivoluzionarie di De Felice da un suo discorso al Teatro Nazionale di Catania, che le autorit

Ma gli epigrammi pungenti del Lebrun sono molto più numerosi. La morte del prìncipe di Conti, la sua separazione dalla moglie, il fallimento del principe di Guémenée, presso il quale il Lebrun avea collocati i suoi risparmii, ne amareggiarono la vita. Per la intercessione del conte di Vaudreuil e del Calonne, impietosito il re Luigi XVI concesse al povero Lebrun una pensione annua di duemila franchi, il che non impedì, allo scoppiar della rivoluzione, che il Pindaro francese scrivesse le più ardenti odi rivoluzionarie. Ma il regno del Terrore lo spaventò; il Lebrun lamentò allora la libert

Quanto alla situazione dell'amministrazione davanti al potere giudiziario, era inevitabile che i vecchi parlamenti, che erano stati come protettori dei diritti del popolo nei tempi di fermento anteriori alla rivoluzione, in seguito, dopo che questa fu scoppiata, fossero tenuti come difensori degli esecrati privilegi. L'assemblea nazionale, quindi, cercò di preservare l'applicazione delle nuove leggi rivoluzionarie dagli attentati dei tribunali ostili alle innovazioni, e decise (16-24 agosto 1790): i giudici non devono mai turbare l'attivit

Inoltre, la paura dei rossi nemici della fede era presso le classi colte largamente compensata dalla potenza delle tradizioni rivoluzionarie. L'orgoglio patriottico, il sentimento energico dello stato nei francesi pensanti non ha finora comportato mai un assoggettamento dello stato alla Chiesa.

Le monarchie plebiscitarie e rivoluzionarie come l'italiana debbono saper vivere e morire della propria rivoluzione; forme incomplete della repubblica, la loro gloria più vera e la possibilit

Allo intento delle mire rivoluzionarie facevano ostacolo le truppe straniere al servizio della Santa Sede, e di preferenza gli animosi zuavi. Castel Sant'Angelo, baluardo del Vaticano, ben guardato e difeso, non offriva modo ad aversi con un colpo di mano.

Precisamente col sovrano divenuto tale per le sue virtù si era realizzata a pieno l'idea madre della democrazia francese; l'idea dell'eguaglianza. La égalité, quantunque accolta fin dal 1793 tra le più attraenti grandi parole dei diritti dell'uomo, si era poi affermata come la più vitale delle acquisizioni rivoluzionarie. Se vogliamo apprezzare corrispondentemente il fanatismo di eguaglianza della nuova Francia, dobbiamo ricordarci dell'odio atroce che in quel paese fin dai tempi antichi separava gli stati. Ognuna delle classi più alte guardava le più basse con un disprezzo senza limiti. L'antico nome del quarto stato, dei vilains, è ancora oggi un'ingiuria. La nobilt

Che a questo odio concorrevano e lo attizzavano alcuni nuclei di anarchici i quali non perdevano occasione di pubblici comizi per portare in essi la nota del disordine e far propaganda delle loro teorie rivoluzionarie.

«Chi rallenta, chi si fa rimorchiare è moderato chi si ferma e pretende arrestare, è reazionario. Convenzioni! Moda! Quest'ultima parola mi chiarisce l'idea. «La moda è prepotente; o tosto o tardi, tutti dobbiamo uniformarci al figurino dell'epoca. Gli ultimi che adottarono la coda, appendice delle teste rivoluzionarie di un'epoca liberalissima, furono gli ultimi a tagliarsela.

Una corrente di odio alimentata dagl'interessi lesi durante la rivoluzione, e rinvigorita dalla nuova persecuzione, sollevava le masse inconscie contro la borghesia liberale; l'aristocrazia minacciata dai principii più che dalle leggi rivoluzionarie s'appoggiava alla plebe, e il clero proteggendo i privilegi dell'una e l'ozio dell'altra, solleticava tutte le passioni per servirsene contro l'entusiasmo generoso, che la tragedia della sconfitta sembrava aver accresciuto nella miglior parte del popolo.