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Dissi così, perchè pensavo che donna Maria potrebbe possedere anche l'altra, e che vorrei ricuperarla. Il duca si annuvolò. È vero! colei è capace di mostrarla a tutta Catania per vendicarsi e deridermi. Lasciate fare a me.... Che gli scrivevate nell'altra lettera? Che mio padre aveva dato il suo assenso, e che egli poteva presentarsi a lui.

Ma l'Amalia rise meno del solito, e baciò la lettera più amorosamente; ed il domani, quando venne a ricevere gli ordini per la cucina, mi domandò come si potesse fare per mandare cinque lire fino in Sicilia. Poi disse: Il bersagliere ha messo un centesimo nella lettera, poveretto. Vuol dire che ha bisogno di quattrini. E spedì a Catania un vaglia di cinque lire.

Il povero Dal Pozzo, ignorando tutto, udendo che Chiarofonte era partito per Catania, temette qualche pazzia e corse qui. Mi trovò che escivo dal palazzo del principe, ove avevo appena letto la lettera del duca a donna Maria. Mi domandò di Federico con parole confuse; compresi tutto, lo rassicurai e lo condussi meco. Desideravo, lo confesso, avere qualche schiarimento.

I suoi sguardi non errarono a lungo, e si arrestarono tosto nella direzione di Catania. La notte, che si avvicinava, non le permetteva di scorgerla... Per qualche tempo donna Rosalia rimase immobile.

Secondo l'on. deputato di Catania, adunque, le classi dirigenti «non si sa se vogliano la guerra risolutiva o la politica di raccoglimento colle economie e col disarmo, se aspirino ad ordini politici reputati a torto più liberi, o ad un più vigoroso intervento d'un alto potere, se invochino una politica doganale più protezionista o più liberista, se desiderino un'azione più inframmettente ed attiva dello Stato o una maggiore autonomia locale e scioltezza d'iniziativa individuale; si sa solo che dello stato odierno delle cose i più non sono contenti, che molti credono o dicono che i beneficî dell'unit

»Io voglio prima di morire confidarvi tutto.... tutto.... Anche il mio nome di famiglia, che mio padre mi aveva ordinato, sotto le più terribili minacce, di non profferire mai con alcuno; ma prima di morire.... alle volte.... io sono tanto certo del vostro silenzio.... Ebbene, io sono il figlio secondogenito del duca dell'Isola di Catania.

Quale poteva essere questa casa? Ce lo dice la tradizione. Ora, sia questa dell’Abate francese, sia quella del cav. viennese de Mayer, fatto è che mitissime ne erano le spese, e non solo nella Capitale, ma anche in Messina, in Catania e, in generale, in tutta l’Isola²⁴⁵. ²⁴⁵ R. De Saint-Non, Voyage, t. IV, p. 139.

Li desumiamo da un viaggio affrettatamente fatto da Vaughan per andare a raggiungere il pacchetto da Messina a Catania, in un sereno mese di Ottobre, e poi nel centro della campagna di Girgenti.

Volse la briglia al cavallo; lo mise al galoppo, e si allontanò come un fulmine. In breve giunse a Catania: entrò inosservato nel suo palazzo per una porta segreta, nascosta da un gruppo d'alberi del giardino, e di cui egli solo da lungo tempo teneva la chiave.

E per distrarsi, pensò occuparsi del frate benedettino che aveva confessato suo padre moribondo: si proponeva correre sulle di lui traccie verso il convento dove abitava. Il convento dei benedettini, a cui ricorrevano in quell'istante i pensieri dei duca, era un vasto e comodo edifizio situato nel centro di Catania.