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Uno stormo di colombi di tutti i colori era disceso dalla colombaia, e svolazzava intorno alla fanciulla, arrestandosi sulle sue spalle o prendendole i granelli dalle mani. La campanella del pranzo richiamò in casa i due giovani. Il gatto che sapeva le ore meglio degli orologi, aspettava la sua parte sul balcone della cucina, e fu l’ultimo presentato.

Laverò io l'insalata!... datemi qua il sapone. Poi, Celeste si stancò di far la massaia: la cucina le sciupava le mani: Pasquale si rannuvolò: allora lei diventò fastidiosa, bisbetica, seccata e seccantissima. Non sono mica la vostra serva.

L'oste mugnaio nuotava nell'abbondanza; ma non aveva per nulla di pronto. Se il viaggiatore poteva aspettare, egli sarebbe andato a cercare una gallina sul prato, dietro alla casa, e la sua donna non avrebbe indugiato troppo a fargli un brodo conveniente. Ma il conte Gino sentiva gli stimoli della fame, e di una fame da viaggiatore che ha ventisei anni. In pari tempo, sentiva dalla cucina un grato odore di lardo. Il mugnaio cuoceva la minestra per la famiglia. Orbene, e non si poteva mangiar di quella, senza aspettare il brodo di l

Depose il forcone; uscì; accostò l'uscio. Attraversò l'orto e entrò per la piccola porta posteriore, nella cucina, quasi buia e tutta in disordine, per il gran tempo dacchè nessuna donna se ne occupava. Egli non vi badò; ci era avvezzo. Staccò dal muro un vecchio fucile a una canna che suo fratello gli aveva regalato anni addietro; lo esaminò; lo ripulì.

Acqua passata, cucina... Iti pinsannu cchiù a mia? 'N'autru munnu!... Lassamulu iri ssu discursu! Quantu a Rachilina, prima di tuttu, vi ripetu, ca pi mia mancu esisteva; e poi, una vota ca nni parrati, si vi parsi assai, vi ricurdati?... la differenza d'et

Ma vedere certe bizzarrie e cucirsi le labbra era davvero un po' troppo! La buona donnetta non poteva darsi requie e andando e venendo per la sua cucina non riusciva a mettere nelle sue faccenduole la solita meticolosa diligenza.

Esse però cotesta sera, rischiarate da una fiamma più viva e meno ingombre di fumo, formavano il fondo di un quadro assai singolare. Vi si vedevano appesi alcuni attrezzi da cucina, e un lume a mano di ferro, dalla punta del quale usciva una piccola fiammicella.

Qui, mentre l'ostessa andava e veniva col meglio della sua cucina, scusandosi di non poter fare di più a cagione dell'ora bruciata, i suoi due forestieri si scambiavano le prime parole un poco ordinate, i primi pensieri un po' riposati, riandando i giorni dolorosi della loro separazione. Che orrore, Fior d'oro! E che angoscia, la mia, pensando a quello che tu dovevi soffrire!

La loro fragile, stravagante bellezza le sollevò lo spirito dalla polvere in cui era prostrata. Entrò rapida nella sua camera, sfuggendo Minna che era in cucina lavando con fracasso i piatti. Chiuse a chiave la porta della sua stanza, e sedette accanto al letto. Tolse la carta velina che li avvolgeva, e i meravigliosi fiori, roridi e scintillanti, la salutarono con tremolìo soave.

Un senso di beatitudine si diffuse allora sul volto cereo della morente. Il medico poteva rientrare, e tutti gli altri con lui. Il generale era rimasto nella cucina, seduto presso la tavola, con le braccia ripiegate sulla lastra e il volto ascoso nelle braccia. Doveva essersi assopito; non si era mosso, infatti, alla partenza di don Martino, all'andare e venire degli altri.