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Ma io avrei più caro che voi mi deste la corona di agli che vi circonda il capo, e quel mazzo di porri, che mi andrei a friggere col lardo. Indietro, indietro che arrivano i legati del Papa dei Becchi. Fate largo alla riverente pancia del canonico Ifiglo. Ed in fatto di pancia, il canonico, a grande edificazione dei suoi confratelli, ne acconcia sempre una somigliante alle sue penitenti.

Fumava, l'aspettata, la sospirata, e mandava un soavissimo odore di lardo. I soldati si rizzarono in piedi, fiutando il vento, come le cavalle di Omero. Ahimè! Quella zuppa doveva finir male. I quattro soldati di cucina che la portavano, ebbero a passare in una larga radura, donde la videro gli artiglieri austriaci dai bastioni.

Salta lungo, ma non salta alto, aggiunse strillando il clown. Flibbertigibbet scommette che a tre metri d'altezza Gin non coglierebbe un pezzo di lardo, soggiunse Ram

Baccelardo si trovò dunque in mezzo di un popolo trasformato della più stramba guisa. Femmine travestite da canonici; frati in gonne da donna; chi si era mutato in orso, chi in porco, molti da caproni e da buoi, moltissimi da asini. Avevan messi a contribuzione tutt'i vecchi cenci dei rigattieri, le costumanze disusate, ed i colori dell'arco baleno onde sfigurarsi il sembiante. Ed a fianco ad Arabi, che dispensavano benedizioni a foggia di pugni, andavano vescovi, che si solleticavano il naso con la barba di una penna per starnutire. Vicino a matrone, che vendevano ceci arrosto e tortine con noci, camminavano notari che distribuivano agli per agnusdei. E poi giudei che leccavano un pezzo di lardo e ne bisungevano le barbe ai monaci che incontravano. Poi giullari che con enfasi nasale ed ingoiando le parole appiccate ed impiastricciate l'une con l'altre, predicavano il giudizio finale. Poi damigelle scollacciate che con le tuniche inverecondamente rimboccate fino sopra del ginocchio, vendevano salsicciotti di Westfalia. Poi baroni che dimandavano l'elemosina per s. Andrea. Poi poveri che si avevano applicate ulcere per tutte le regioni del corpo e ne offrivano cortesemente parte ai benefattori. E poi tutti i travisamenti possibili di volto, di panni, e di condizioni sociali. E quanti non avevano potuto aggiustarsi strambi vestimenti o sgorbi sulla persona, avevano indossati i panni a rovescio, cacciati i gheroni della camicia, imbrattato il viso di farina, o, avvolti in un lenzuolo, rappresentavano Catone in Utica, l'ombra di Nino, e l'arcangelo Michele, che si asciuga il sudore dopo aver mandato Satanno a tutt'i diavoli. Le maggiori contraffazioni però erano del genere religioso. E vedevasi un bettoliere, grasso ed ubbriaco, rappresentar la Vergine Maria in istato di parto, a cui accorrevano buoi ed asini a far corte in compagnia di angioli e cherubini. I quali cherubini rastiavano placidamente dei denti vicino a brustolita crosta di pasticcio, e che la Madre di Dio mandava a barbariveggoli il più cortesemente possibile. Qui poi un palafreniero che si aveva cucita addosso di rovescio una pelle di cavallo morto e figurava s. Bartolommeo scorticato. L

Quando mancava un quarto d'ora al mezzodì, la signora Caterina posava il lavoro nel suo panierino, allontanava il paracamino, accendeva il fuoco e con un pentolino ed una padelletta, che stavano appunto nascoste sotto il camino, preparava il pranzo: una zuppa di magro, oppure condita col lardo, e delle ova o della verdura.

Sdrajone sul pavimento se ne stava il carceriere Macaruffo nel corridojo delle prigioni, facendo sue prove di appetito sopra un tozzo di pane inferigno e una fetta di lardo, e succiando tratto tratto da una brocca di vino, che con affettuosa devozione tenevasi fra le gambe, distese sul terreno.

Le donne erano sedute sui rispettivi usci coi bambini in collo; i fanciulletti ruzzolavano in terra nel sudiciume, mangiucchiando un resto di zuppa, fatta con pane granturco e brodo di acqua e lardo.

Eh! figliuola mia fece lui, ritrovando ancora una volta il suo bel sorriso di cinico. Non c'è da stupire. Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino. Lei ci lascier

A questa carogna di custode, il quale mi ha dato del pessimo lardo che non si può masticare. Faresti assai meglio a pensare a quello che sarai tu domani, gli disse allora il custode. Il Valacco crollò più d'una volta la testa, poi disse: Capisco quel che vuoi dire. L'uomo che venne qui un momento fa, tutto bigio come un bufolo del Niester, credo bene che fosse il boja... Era lui di fatto.

Nei bauli, due triste casse di legno, il fratello e la sorella rinsaccavano alla rinfusa biancheria, libri, stoviglia di casa non troppo maltrattata dal tempo, gli abiti ancora buoni ad usare in camera, del lardo, del cacio, la coltre, le lenzuola.