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Dal fondo della camera dove mi arrestai per non disturbare la visita, l'aspetto del buon curato mi apparve assai più calmo e riposato che non fosse l'ultima volta che lo avevo veduto. Egli era sul letto, meno coricato che seduto, appoggiando il dorso su tre ampi cuscini. colle braccia distese lungo il corpo, fuori della coltre, arrivandogli questa, stretta e distesa, alla met

Donna Vincenzina, sentendosi venir meno, si aggrappò alla sponda del letto e s'inginocchiò per soffocare contro la coltre un doloroso singulto. Massimo perdette un istante il senso delle cose, preso da una vertigine come se precipitasse da una torre. Soltanto Andreino Lulli fu calmo e ragionevole. Colla voce naturale e convinta disse: Il medico ha gi

Bestemmiando com'una luterana: Non vo' nessuno mi perda il rispetto, grida per casa, e sfoga la mattana dando alle serve uno schiaffo, un puzzetto. Mai non si vide una dama strana. Se avea la febbre, non istava a letto; se stava ben, diceva esser inferma e volea star sotto le coltre ferma.

Scorse poi che, sotto l'altro braccio, egli si teneva ravvolto qualche cosa entro una vecchia coltre, della quale i lembi cadenti scopavano il terreno; e l'udiva bestemmiar con rotte voci, che gli vennero un poco distinte quando colui si fe' più vicino, senza pensare d'esser tenuto di vista. Malann'aggia! diceva esso.

Quello che doveva albergarci era un macchinista della ferrovia; egli ci accolse con un sorriso gentile, e, appena passati, si mise a rifarci un lettuccio che era a un lato della stanza, mentre nel fondo della medesima dispiegava tutta la sua pompa un letto nunziale, dalle cui coltre vedemmo scappar fuori una testa di donna, giovine certo, bella non poteva propriare, poiché il lumicino che era stato acceso al nostro arrivo non aveva la potenza di rischiarare quella stanza, quantunque la fosse stretta e corta come una carcere.

E prostrato, con le braccia buttate sul letto, stringendo nervosamente quella mano che si era fatta gelida, con la bocca contro la stoffa della coltre, egli continuò a gemere, a gridare, confusamente, il suo ignoto dolore. Ella non gli disse nulla: aveva distesa l'altra mano e gli carezzava i capelli, così, come a un bimbo che gridi per un male, a cui non vi è rimedio.

Lo troviamo quindi solo fra le tombe: in mezzo ai monumenti è apparecchiata una tavola ricoperta d'una coltre nera, sulla quale stanno fiaschi e bicchieri; la mensa è adorna di teschi umani. Tutt'a un tratto l'arrivo dello spettro è annunciato, come nella prima scena, da alcuni colpi sotterranei e subito si erge solenne la sua bianca figura. «Mangiagrida lo spettro.

Non mi tentano i muri ove t’incarceri, la coltre che m’offri, ampia e purpurea; porto nel mio mantello un regal bene che in suoi forzieri il tuo signor non tiene. Vuoi tu goder di questo bene?... Lascia orzo e frumento nella madia, e l’olio nell’orcio, e il vino nelle coppe chiare, e i frutti all’orto, e il ceppo sull’alare.

Fece il viso oscuro e risoluto, sapendo benissimo che giuocava a mentire con stessa; e udendo che la cameriera chiedeva di entrare, lasciò le lettere delle due amiche sulla coltre leggera, e nascose l'altra sotto il guanciale. La signora, disse la cameriera, prega la signorina di non far tardi, perchè a mezzogiorno sono attesi a villa Barbano. Nicla sospirò.

Beatrice si desta: teneva tuttavia le braccia sollevate; ella le lascia cadere di peso su la coltre, e sospira. Crucciosa di essersi lasciata illudere da un sogno, si chiude sotto i lini; il seno candidissimo si affonda fra le piume, e i biondi capelli si spandono pei guanciali. Irridendo se stessa ella diceva: Misera! Ormai avresti dovuto imparare a prova come i contenti per te sieno sogni, le sole amarezze vere. Guido con braccia di carne potr