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Poi chiuse pietosamente gli occhi del morto, e gli coprì il volto col lenzuolo, pensando a quel bambino che errava abbandonato, con un gran cruccio sul cuore. Quella mattina che era uscito solo dalla sua casa, Carlo, dopo aver dette e ripetute nella chiesa parrocchiale tutte le preghiere che sapeva, s'avviò per la strada di Circonvallazione, ruminando i suoi rancori contro la Margherita.

Quando giunse, trovò Gisella ancora mezzo vestita, distesa sul letto di Biancolina, e il medico di San Giorgio al suo capezzale. La povera bella era inerte, con le braccia abbandonate sul lenzuolo, gli occhi semichiusi, cerea nel volto, come una morta. Che cosa è stato? gridò il generale, cacciandosi avanti a guardare, poi rivolgendosi con gli occhi stralunati verso il dottore.

Era terminato di piovere ed il cielo era tutto rosso, infuocato, quasichè fosse avolto in un lenzuolo d'amianto; i popolani, tutti a bocca spalancata tenevano la testa all'insù, e distornavano gli sguardi dall'alto, solamente por occhieggiarsi tra loro, lambiccando il cervello e arrapinandosi, per spiegare il fenomeno, che per la prima volta vedevano, e di cui non erano mai giunti a farsi un'idea.

E ogni qual volta il Popolo d'Italia, trasalendo sotto il suo lenzuolo di morte, protestò, dalla Lega Lombarda e dai Vespri fino alle Cinque Giornate, in nome della grandezza passata e della futura, fu visitato dallo spirito che visse negli uomini dei quali io parlo. E i giovani d'Italia, che furono innanzi a voi, avevano, or corre quasi un terzo di secolo, raccolto quei ricordi con me.

La sua testa dolente soccombeva un'altra volta sotto il peso di queste domande, poi la febbre la scrollava: un sudore caldo le invischiava la camicia sulla pelle, mettendole come una gomma sulle labbra. Era sfinita. Il vecchio se ne accorse. Datemi una mano che vi senta il polso: so che non avete voluto chiamare il medico. Non lo voglio. Ma tese la mano sinistra fuori del lenzuolo.

La finestra era aperta, nella camera illuminata dal chiarore della notte niente era mutato: rapidamente si diresse al letto dal suo solito canto e cominciò a spogliarsi colle mani tremanti. Raggomitolata sotto le coperte, come se avesse freddo davvero, si teneva con ambo le mani un lembo del lenzuolo sulla faccia, ma il cuore invece di calmarsi le batteva sempre più precipitosamente.

A fare che? Un bagliore brillò nelle pupille dell'ammalata. Mi ha promesso un regalo. Che cosa? Tina rispose dopo una pausa: Ho freddo. Allora la mamma, girando intorno al letto, le addoppiò addosso la coperta scoprendo mezzo il lenzuolo. Stai bene? Vuoi del latte? Chiama la signora Veronica. Tina rimase sola.

Massimo rimase sotto il portichetto con quel suo gran lenzuolo in mano in attesa degli invitati. Il pranzo, secondo il buon uso di campagna, doveva cominciare a un'ora e gi

Ella andò; ed io rimasi solo, nell'ombra, appoggiato al muro, ad aspettare. E rividi la scena con una evidenza violenta. Chiusi gli occhi, raccapricciando. E rividi ogni cosa ancora. Il sangue che lordava il cuscino e gocciolava giù per il lenzuolo; lo squarcio della ferita nera, orrenda; e quell'occhio, quell'occhio soprattutto, spalancato, immobile, vitreo.

Allora tornò alla finestra, temperò la luce studiandone la direzione e di nuovo venne al capezzale e tirò la coperta di colore fin sopra la rimboccatura, perchè la bianchezza del lenzuolo non ferisse troppo vivamente l'organo indebolito... Era venuto il momento. Ernesta tremò e dovette reggersi al braccio di Agenore.