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Per un fiore appassito nel libro dei ricordi rugiada è una lagrima di dolore. Non passasti mai a sera davanti alla chiesa delle monache? Non udisti il canto delle litanie? Oh! prega requie per le povere morte-vive: pensa che quella poesia d'amore è più accetta a Lei se esce dalle bocche che cantano la ninnananna accosto ad una culla.

Perchè sia requie ai morti, vuolsi guerra tra i vivi! Padre mio, ditemi! Ed io vi affermo, per la promessa che mi avete fatta, che questa sera medesima mostrerò ai vostri nemici ch' io so reggere l'armi di messer Oldrado! Io ti dirò!

Fabio era mezzo sbalordito da quel pensiero e tutti se ne accorsero quella sera alla Stampa. Il Suardi specialmente, che tanto volentieri non gli dava requie, lo burlava, assicurandolo che non aveva mai scritto con più spropositi. Il principe, giungendo, udì i motteggi cui era fatto segno Fabio, e squadrandolo gli disse in tono sarcastico: Caro Rosati, lei fa troppi mestieri a questo mondo; si contenti di fare il cronista della Stampa, e avr

E passeggiava a gran passi prendendosi le vesti, contorcendosi le mani, mandando gemiti interrotti, come se un acuto, insopportabile tormento gli serpeggiasse nelle carni, non gli concedesse requie. La madre allora gli si accostò, e con una grazia sollecita e piena d'affetto gli pose una mano sulla spalla: Manfredo, disse poi, le cose non sono al punto che tu debba disperarti così.... non v'è nulla ancora di perduto,... io venni ad avvisarti di ciò appunto, perchè spero, perchè voglio veder felici te e quella povera fanciulla.... e in ogni modo, io farò quello che a nessuno non dar

La vita m'è per ogni rispetto molesta: restando in vita, mi sarebbe il vivere piú acerbo d'ogni acerbissima morte; sarei una che morisse mille volte il giorno senza poter morire; solo nella morte può esser la mia pace e la mia requie. Onde essendo risoluta morire, tardando mi uccido prima che mora: ogni momento che tardo m'è una morte; il pensar a morire è il maggior travaglio che sia nel morire.

«Egli vegliò il cadavere, ordinò i funerali e mandò una carrozza a prendermi per la messa di requie; tutto ciò senza che io lo vedessi. Poi terminato quel doloroso compito se ne andò, e non lo rividi più. «Ero in una specie d'apatia. L'isolamento pesava su me, mi gelava il cuore. Non pensavo nulla. Mi sentivo sola e profondamente infelice.

La sventura inaspettata che lo colpì allora, appunto che l'animo suo era inclinato alle più belle speranze ed alla gioia; l'incertezza insopportabile in cui si trovava a tal che non sapeva nemmeno che partito prendere in quella sua dolorosa situazione; l'amore per la sua Valenzia che gli sboccò nel cuore con un impeto procelloso che non gli lasciava requie, ed a rendere più insopportabili tutte codeste punte, uno sgomento ineffabile di una sventura inaudita: Candiano e Valenzia accusati al tribunale dei Dieci, tutto valse a produrre in lui una così violenta confusione d'idee da non saper più dove ei si trovasse veramente, e sulla prora della barchetta seduto, colla pupilla aperta e come intenta al gioco che faceva l'acqua nel frangersi, mostrava quell'attonita tranquillit

Ugo stette senza più coscienza, percosso e rannicchiato contro il macigno. Si svegliò e gemette: scosse la bimba: era morta? Ugo giacque ancora, e sognò la ghiacciata requie dell'avello, sognò il regno pallido dei morti, e vide come un grande cimitero coperto da un unico lenzuolo funerario. Solo il cuore gli dava tormento: e si diceva: Ecco i vermi lo forano: i vermi? Questi che martellano così sono avoltoi di rapina! Sentiva un che di tepido sul volto; al petto si stringeva qualcosa, e andava susurrando: I morti almeno credono all'angiolo della resurrezione! Ecco che coll'ala mi scalda la fronte! Ma com'è penetrato nell'avello? Qui sono alla curte, con mio padre.... Lui si sfa, ma è tutto freddo e orrendo.... Che cos'ho al petto?... La mia fascia dell'armi?... Vorrei sapere che sar

Nel vagone, ella lo vedeva agitarsi, levarsi, aprire e chiudere i cristalli, incapace di trovar pace, seguendo con occhio smarrito la fuga delle campagne e dei villaggi, innanzi al treno, guardando giù, con qualche cosa di disperato, nello sguardo. Nell'albergo, ella lo vedeva inquieto, senza requie, andare e venire, non potendo liberarsi del suo indicile tormento.

rivolgendosi anche agli altri: sentendovi vivi, vivi veramente nella storia del mille e cento, qua alla Corte del vostro Imperatore Enrico IV! E pensare, da qui, da questo nostro tempo remoto, così colorito e sepolcrale, pensare che a una distanza di otto secoli in giù, in giù, gli uomini del mille e novecento si abbaruffano intanto, s'arrabattano in un'ansia senza requie di sapere come si determineranno i loro casi, di vedere come si stabiliranno i fatti che li tengono in tanta ambascia e in tanta agitazione. Mentre voi, invece, gi