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Il principe, col fare disinvolto del gran signore che sa subito adattarsi al luogo dov'è e alle persone che lo circondano, salì in fretta la scala; il Rosati lo seguiva da vicino e il Massa saliva a due a due gli scalini per non rimanere a distanza.

Il Rosati si gettò sopra una poltrona e rimase lungamente con gli occhi chiusi a pensare a quel fulmine, che gli cadeva sul capo, senza veder mezzo di schivarlo, e mentre era così sgomento e perplesso, sentì battersi sulla spalla e udì la dolce voce di Maria, che gli domandava con premura: È ammalato, signor Rosati, vuole che faccia qualche cosa per lei?

Fate entrare il signor Rosati nel mio salotto e ditegli che vengo subito, ordinò la principessa. Tu ricevi i plebei come i principi, disse don Pio sorridendo nel vederla alzarsi prontamente, senza neppur terminare il caffè. Ricevo chi mi pare e come mi pare, rispose ella sgarbatamente, e fatto un cenno di testa alla suocera uscì.

Don Pio guardò il Rosati e atteggiò le labbra a un lieve sorriso di scherno vedendo quel tugurio basso, tutto pieno di tavole, i quartaroli del vino posati sulle panche e vedendo sopratutto quei pezzi d'uomini di bandisti aggruppati sopra il palcoscenico, con le quinte più basse di loro e le teste che rimanevano celate dal palco; ma fu un sorriso impercettibile, e messosi l'occhialino all'occhio sinistro si accostò alla sora Lalla e le stese la mano.

Pregalo di attendermi un minuto, disse il principe riacquistando a un tratto la memoria degli avvenimenti della sera precedente, e saltando in fretta dal letto con gli occhi ancora assonnati, andò nello spogliatoio e dopo aver tuffato la faccia in una catinella di acqua fresca, ed avere indossato un vestito di flanella bianca, entrò nel salottino e vedendo Fabio Rosati, invece del Caruso, non seppe reprimere una smorfia di dispetto, potè trattenersi dal dire: Ah, è lei!

Intanto che aspettavano il Rosati, il quale era sceso in tipografia a fare alcune correzioni, don Pio disse al Caruso: Dicevo appunto alla sua signora che mi pareva stanca e sofferente e le proponevo di accompagnarla a casa. , Maria ha un aspetto insolito stasera. Va a riposarti e se il principe è così amabile di accompagnarti, approfitta della sua offerta; io non posso muovermi ancora.

Una cosa sola: bisognerebbe che la principessa venisse stasera a cena all'osteria insieme col principe e domenica l'elezione di lui è assicurata. Siete pazzo! esclamò il Rosati mostrando con un gesto di ribrezzo quanto ripugnavagli di vedere la principessa della Marsiliana in quel luogo. Eppure è l'unico mezzo, diceva l'oste senza alterarsi, scrollando la bella testa mansueta. È l'unico mezzo!

Andiamo, andiamo, disse la piccola francese, sempre lieta quando le si offriva qualcosa d'inatteso e di nuovo. Un momento, rispose il principe, ed allontanatosi tornò in compagnia del Rosati, del Suardi e di due altri redattori della Stampa. Ora sono agli ordini delle signore.

Quando lei ordina. disse il principe inchinandosi davanti a lei, non si può far altro che ubbidire, e si avviò per il primo, entrò nel fumoir e cambiando subito tono, disse, con fare di sprezzo, al Rosati: Sentiamo questa seccatura che ha da dirmi; e accesa una sigaretta si mise a cavalcioni di una poltroncina guardando il Rosati, che non osò neppure sedersi.

Il principe parlava poco e ascoltava il sor Domenico e l'on. Serminelli, tutti e due pratici di elezioni, che gli davano dei consigli. Caruso non potendo stare accanto al principe si era messo alle costole a Fabio Rosati e sottovoce ripetevagli che se il principe sapeva svolgere l'idea suggeritagli da lui, era deputato del certo.