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D'Esclot, cap. 64. Cronica di Morea, lib. 2. Gio. Villani, lib. 7, cap. 57. Paolino di Pietro, in Muratori R. I. S. tom. XXVI, ag. Montaner, cap. 71. Benvenuto da Imola, comento alla Divina Commedia, al verso: Cantando con colui dal maschio naso. Purgat., c. 7.

V, pag. 542. Paolino di Pietro, in Muratori, R. I. S., agg. tom. XXVI, pag. 39. Giachetto Malespini, cap. 218. Gio. Villani, lib. 7, cap. 87. Memoriale dei podest

Nangis, loc. cit., pag. 541. Giachetto Malespini, cap. 217. Gio. Villani, lib. 7, cap. 62, 85. Saba Malaspina, cont., pag. 385, 392. Cron. an. sic. della cospirazione, pag. 266. Annali genovesi, in Muratori, R. I. S., tom. VI, pag. 580. Vita di Martino IV, in Muratori, R. I. S., tom. III, parte 1, pag. 610. Chron. s. Bert. in Martene e Durand, Thes. Nov. Anec. tom. III, pag. 764.

Bart. de Neocastro, cap. 14. Saba Malaspina, cont., pag. 354. Montaner, cap. 43. D'Esclot, cap. 81. Annali Genovesi, in Muratori, R. I. S. Tom. VI, pag. 576. Giachetto Malespini, cap. 209. Gio. Villani, lib. 7, cap. 61. Cron. anonima della cospirazione di Procida, loc. cit, pag. 264.

I colombi grandi tubavano all'ombra, empiendo il cortile della dolcezza dei loro amori. In luglio il colombo grigio si ricordò della conoscenza. Ma in quella mattina avea avuto tanto da fare e s'era così impensierito di certi muratori che erano venuti a mettere scale pei muri presso i nidi, che la visita dovette farla a sera, quando i muratori se ne andarono.

Mamma, domandò Carlo, le pietre con le quali i muratori fanno le case, si levano anch'esse dalle montagne? , figliuolo. O il marmo si leva dalle montagne? Anche il marmo si cava dai monti; ma non da tutti i monti; per esempio qui da noi in Toscana, sono i monti di Carrara, dai quali si cava un marmo bellissimo.

Tolomeo da Lucca, in Muratori, R. I. S., tom. XI, pag. 1186. La scomunica del Paleologo si legge altresì nella cronaca di Eberardo, pubblicata dal Canisio, antiche lezioni, tom. I, pag. 309. Gio. Villani, lib. 7, cap. 57. Saba Malaspina, cont., pag. 350.

Era difficile di accostarsi specialmente dalla parte davanti; le fiamme, il fumo che il vento spingeva da tutti i lati, in basso, quasi per tener discosta la gente che avrebbe voluto dare qualche soccorso, ci facevano rimanere spettatori del disastro, in attesa che i muratori e i contadini, spediti alla villa, portassero recipienti, scale, picconi.

Ve n’erano con una cazzuola in mano, e questi eran muratori; ve n’erano con grandi pennelli: imbianchini; i falegnami aveano una sega; i fontanieri, una specie di elmo di ferro in mano ed una martellina; i cocchieri, una frusta; e non occorreva cercare insegne per i lacchè, i servitori, i barbieri, ed altri oziosi forzati e volontarî, i quali davan la misura del disagio delle classi operaie.

Cron. sic. della cospirazione di Procida, pag. 251. Docum. Saba Malaspina, cont., p. 352. Nangis, in Duchesne, Hist. fr. script., tom. V, pag. 357 e seg. Muratori, Ann. d'Italia, 1282. Muratori, ibid. Saba Malaspina, cont., pag. 338, 339. Le parole della profezia son queste: Tempus adhuc videbit qui vixerit, quod Scarabones ejicient de regno Gallicos et in multitudine, etc.