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Aggiornato: 9 giugno 2025
Agosto, settembre e ottobre, passarono come in un sogno delizioso. Oh, le belle passeggiate ne' dintorni! le scorpacciate di more sotto al grand'albero, con la faccia e le mani impiastricciate di rosso, facendo a rubarsi le più grosse, e le più mature! Oh, le belle sere passate al lume di luna nell'aia, sdraiati sulla paglia, a sentire l'allegre canzoni de' contadini, accompagnate dallo scaccia pensieri; o i cori stupendamente intonati con quelle cadenze larghe e malinconiche che fan vibrare le parti più riposte del cuore! E la raccolta delle frutta nell'autunno, e la vendemmia con i balli nel prato al suono dello zufolo accompagnato dall'accordo delle voci dopo la tramuta! Sì che lo studente, ritornato a Palermo, alzava la faccia spesso dal libro, e con l'anima inondata di mesta tenerezza, restava assorto in que' ricordi, fra' quali si moveva la figura della cugina col visino bianco tanto simpatico, e gli occhioni bruni e le grosse trecce nere che soleva portare sulle spalle. E or la vedeva seduta in casa, curva sul suo lavoro d'ago o di ricamo; or in mezzo a' campi per la viottola costeggiata di siepi di sambuco, con una rosa fra' capelli; or seduta nell'aia col bel viso illuminato in pieno dalla luna; or sotto al gelso, a rizzarsi sulla punta de' piedini, e stender la mano per cogliere una grossa mora: la manica del vestito scivolando, lasciava a nudo un braccio bianco come neve: oh, quella manica caramente indiscreta! Allora sì, aveva un bel rileggere il periodo, fare tutti i suoi sforzi per carpirne il senso; dopo due o tre parole la mente ricorreva dietro a quel caro fantasma. Pensava con un dolce trasalimento che una volta in cui lei gli mostrava certi cardellini che un contadinetto le aveva portati la mattina stessa, le loro mani s'erano incontrate nel carezzarli, ed essa s'era fatta rossa rossa: ricordava anche com'era vestita quel giorno.... d'una veste di mussola azzurro cupo, con delle mostre di tela color caffè crudo, aveva sul capo, e annodato sotto il mento, un fazzoletto di seta bianca: pensava che l'ultima volta ch'egli lasciò la villa, nell'accomiatarsi, aveva tenuto a lungo fra le sue la mano che la fanciulla gli abbandonava, e s'erano guardati a lungo negli occhi: quel suo sguardo l'aveva accompagnato come una carezza nel montare a cavallo, nel voltarsi indietro a salutar per l'ultima volta l
La crisi del romanzo di Raffaele Gioffredi. "Dal crudo naturalismo, che gi
Questo fenomeno è tetro e mette capo alle induzioni del materialismo più crudo.
Ch. O bella, e bionda testa: o dolce imago Se tu sei bello, & vago: n'esser crudo Ah quanto questo, è nudo de pietade Gi
35 Se dieci o venti o più persone a un tratto vi fosser giunte, in carcere eran messe: e d'una al giorno, e non di più, era tratto il capo a sorte, che perir dovesse nel tempio orrendo ch'Orontea avea fatto, dove un altare alla Vendetta eresse; e dato all'un de' dieci il crudo ufficio per sorte era di farne sacrificio.
Questa casata di parte ghibellina, opposta alla guelfa de’ Geremei, richiama alla mente il tragico fine di due giovani amanti, Imelda e Bonifacio; colei della prima, questi dell’altra famiglia. Erano corsi poco più che tre lustri da che quel crudo fatto avveniva , e aveva diviso in due parti tutta Bologna. Questa citt
Stette ascoltando il cavalier dimesso, Ed indi sprona il corridor frenato Battendo l'orme in sul sentier commesso. Tosto che dentro da lo stuolo armato Ei si condusse, a' primi sguardi espresso Gli fu, con grave pena oltra ogni essempio, De le genti dilette il crudo scempio.
SENECA Signor, non sempre i miei consigli a vile tenuto hai tu. Ben sai, com'io, coll'armi di ragion salde, arditamente incontro al giovanile impeto tuo mi fessi. Biasmo, e vergogna io t'annunziava, e danno, dal repudio di Ottavia, e piú dal crudo suo bando.
Fa sanguinosa e lagrimevol messe Ferro latin di vostre amiche genti; Ma quì non sia chi sovvenir l'oppresse Schiere con opra, o con pensier pur tenti; Ciascun come pugnò, come cadesse, I tuoni, l'arme del gran Dio rammenti; Sì disse: e 'n volto minaccioso e crudo Vibrò la lancia ed innalzò lo scudo.
Morale per modo di dire; giacchè si finisce di leggere con un gran senso di nausea e di oppressione, che fa pensare come mai in quel lembo di terra italiana la bellezza del paesaggio e lo splendore del cielo siano in così crudo contrasto con la vituperevole bassezza degli esseri umani.
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