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Aggiornato: 3 ottobre 2025


Or prima che mi accada qualche altra disaventura, me ne vo' andar a casa di Guglielmo; e subito entrato, farò che Armellina sia promessa per moglie al vignarolo e fare gli instrumenti, accioché, quando lascio di esser Guglielmo, me la toglia per moglie.

ARMELLINA. Voi sète quello? se sète Guglielmo, come sète lui? VIGNAROLO. O bestia! dimmi. Quello, dico io; ma io son Guglielmo. ARMELLINA. Io son innamorata di quel vignarolo e mi moro per lui. VIGNAROLO. Desideri vederlo? ARMELLINA. Quanto la vita. VIGNAROLO. Che pagaresti a chi te lo facesse vedere? ARMELLINA. Me stessa. VIGNAROLO. Se vuoi tenermi segreto, io te lo farò veder .

Lasciamolo entrare in casa e veggiamo che effetto fará; perché non può egli scapparne dalle mani, e quel che volete far ora lo potrete far sempre che volete. CRICCA. Vignarolo, giá s'apre la porta della casa di Guglielmo. Non vedi la tua innamorata Armellina e la sua figlia? orsú, entra in casa.

ARMELLINA. Quando, padrone, vi sommergeste in mare, non vedesti alcun pescespada che ti passa da un lato all'altro, e i pescirasoi che ti tagliano la faccia, e le balene che ti inghiottono vivo? VIGNAROLO. Se avessi incontrato questi, mi avrebbono ferito o morto. Ma subito che son riposato un poco, vo' maritarti. ARMELLINA. E chi mi volete dare? qualche bel giovane?

ARMELLINA. Eccoti la fede. VIGNAROLO. Io son il vignarolo. ARMELLINA. Voi volete burlarmi; sète Guglielmo. VIGNAROLO. Se non sono il vignarolo, mi possino mangiare lupi e sia trovato in mezzo al bosco a suon di mosconi! Ma tu ridi? ARMELLINA. Rido del desiderio che ho di vederlo. VIGNAROLO. Ti dico che, vedendo me, tu vedi lui.

VIGNAROLO. Tien la porta aperta mentre saglio, ché le scale sono oscure. ARMELLINA. Tengo. Eccolo dirupato. VIGNAROLO. Oimè oimè! son morto! ARMELLINA. Che avete, padron mio caro? VIGNAROLO. Mi è venuto meno un scaglione e ho sdrucciolato con tutti i piedi e mi ho infranta una spalla! ARMELLINA. Entrate, ché vi ungeremo con un poco di grasso di querciuolo. VIGNAROLO. Oimè! oimè!

ARMELLINA. Non vo' andare in camera con i padroni; io ci andarei con il vignarolo, bene da solo a solo. VIGNAROLO. O fortuna traditora, o astrologo traditore, o padrone assassino, che mi avete fatto trasformare in un'altra persona; ché ora vorrei esser quel di prima e non ci posso essere!

Chi sei dunque? VIGNAROLO. Son Guglielmo e vo' entrare in casa mia, dar Artemisia al mio padrone e Armellina al vignarolo. CRICCA. E gli atti, il procedere e le parole mi fan ampia fede che tu sei quel vignarolo che eri prima. Non ti vergogni a dire che sei Guglielmo? VIGNAROLO. Mi vergognarei facendo cosa cattiva, ma in entrando in casa e disponendo delle mie cose non fo cosa cattiva.

Mi par di esser diventato gentiluomo e smenticato affatto del villano: non mi resta altro di vignarolo che l'appetito e l'essere innamorato di Armellina. Son certo che niuno mi conoscerá, poiché io medesimo non piú conosco me stesso. Oh che cosa mirabile! credo che per ogni buco della mia persona sia un spirito. RONCA. Oh, signor Guglielmo, voi siate il bentornato per mille volte!

DIC. Dicono avercene tanto, che affermano non essere in terra un altro simile; e questo penso io che possa avvenire per più cagioni, e prima per la grandissima bellezza e grazia del viso che pigliano quelli spiriti maligni, di poi per la grandezza straordinaria de' membri, perchè con quella allettano gli occhi, e con questa gli riempiono le parti più occulte; inoltre fingono d'essere molto innamorati di loro, il che è carissimo sopra tutte l'altre cose alle misere donnicciuole. Possono ancora muovere drento qualche cosa, onde elle piglino più diletto che non fanno con gli uomini. Il simile credo che avvenga a quegli uomini, che usano i demonj per donne: conciossiachè quello sceleratissimo sacerdote (di cui dicevo poco fa) disse che pigliava molto maggior piacere del dormire con quel demone che si faceva chiamare Armellina, che con quante altre donne egli avesse mai avuto a fare. E perchè voi non pensassi che avesse avuta la pratica di poche, egli ebbe a fare insin con la propria sorella, e dicevasi, che n'aveva avuto un figliuolo. Come si fusse, questo so io che era in sul processo. Ed era tanto accecato quel povero uomo nell'amore d'Armellina, che bene spesso, andando in piazza, ella gli faceva compagnia, non la vedendo nissun altro, e per comandamento di lei, i bambini che gli erano portati alla chiesa per battezzare, ne gli rimandava a casa come erano venuti, ed alzava l'ostia non consacrata al popolo, fingendo coi gesti, e con le parole di sacrarla, per nascondere la sua iniquit

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