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Certo che non ti pagherò d'ingratitudine di discortesia. VIGNAROLO. Quando sarò dentro e che per opra mia recupererai la tua moglie, io prometterò Armellina sua serva al vignarolo; però quando sarò ritornato vignarolo a voi, mi facciate osservare la promessa con dir che or son in villa.

ARMELLINA. Con l'anima di vostro padre, che vuol entrare per forza in casa nostra. LELIO. Veggio l'aspetto di mio padre. Oh quanto se gli assomiglia! Se Cricca non me ne avesse avisato prima, chi bastarebbe a farmi credere che fosse il vignarolo? Certo sará qualche spirito dell'inferno che ha costretto l'astrologo a venire in cotal forma. LELIO. Oh possanza delle scienze! quanto son grandi!

ARMELLINA. Rispondi tu prima a me: se dici che son la tua imperadora, ti posso comandare. VIGNAROLO. Porto il presente, mezzo al patrone e mezzo a te; e se ti piace tutto, piglialo tutto. ARMELLINA. Mi raccomando. VIGNAROLO. Fermati un poco, ché son venuto a posta dalla villa per vederti... ARMELLINA. E non m'hai veduta? VIGNAROLO. ... e parlarti ancora. ARMELLINA. E non m'hai parlato?

ARMELLINA. E pur io vi dico che, veggendo Guglielmo, veggio voi e non il vignarolo. VIGNAROLO. Oh sia maladetto quando mi trasformai! Io sono Guglielmo di fuori ma di dentro sono il vignarolo, ché un certo astrologo mi ha trasformato. ARMELLINA. Voi volete far la burla. VIGNAROLO. Mi è innodata tanto la lingua che non posso parlare.

ARMELLINA. E tu che vorresti? VIGNAROLO. Il direi, ma temo che ti corrucci. ARMELLINA. Non me corruccio: dillo. VIGNAROLO. Dammi la fede. ARMELLINA. Eccola. VIGNAROLO. Oh che mano pienotta e grassotta! ARMELLINA. Dimmi, che vorresti? VIGNAROLO. Vorrei esser quel piston che pista nel tuo mortaio. ARMELLINA. Ed io vorrei che, quando ho fatta la salsa, mi leccassi il mortaio. Ma vo' partirmi.

CRICCA. Donque sei il vignarolo: ché se tu fussi Guglielmo, l'avria sentito Guglielmo e no il vignarolo. VIGNAROLO. Anzi, però l'ho sentito io perché son Guglielmo; se fusse il vignarolo, l'avria sentito il vignarolo e non Guglielmo. CRICCA. Io ho dato al vignarolo e non a Guglielmo. Ma dimmi, chi è innamorato di Armellina, il vignarolo o Guglielmo? VIGNAROLO. Il vignarolo.

ARMELLINA. Impalato possi esser tu da' turchi! VIGNAROLO. Ah, traditora, perché mi maledici? ARMELLINA. Burlo cosí con te. VIGNAROLO. Ed io me lo prendo da dovero. Io non amo al mondo altri che te. Tutto il giorno piango e mi tormento, e per chi, ah? per te, lupa, cagna che ti mangi il mio cuore; e tanto potrei star senza amarti quanto far volar un asino.

VIGNAROLO. Mi basta la grandezza de' tuoi costumi e della tua natura. ARMELLINA. Non vo' che alcuno mi pigli: vuo' stare come sto. VIGNAROLO. Se vuoi stare come stai, diventarai salvatica. ARMELLINA. Come? VIGNAROLO. La vite come sta sola cade in terra e s'insalvatichisce: la donna è la vite, l'uomo è il palo; se non ha il palo dove s'appoggia, sta male.

Se tu vuoi essere mia moglie, dal primo giorno ti fo donna e madonna di tutte le mie robbe, te le porrò in mano ché le maneggi a tuo modo. Beata te, se tu farai a mio modo! ARMELLINA. Io vo' che tu facci a mio modo. VIGNAROLO. Facciasi, se non al mio, al tuo modo: tutto torna in uno, purché non resti di fuora. Ma io vorrei una grazia da' cieli. ARMELLINA. Ed io un'altra. VIGNAROLO. Che vorresti?

Va' in casa di Guglielmo ed entraci con riputazione; poi comincia a far prima i fatti tuoi, poi i fatti del padrone: che Armellina si sposi con il vignarolo e poi Artemisia col padrone. Ma se non lo volessero fare, che farai tu? Io ne torrò Armellina per forza e di Artemisia facci il padrone. Ah, traditora Armellina, or ti renderò le parole che mi dicesti questa mattina!