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Genovese aguzzo, piglialo caldo. A queste parole il Picchiasodo non potè ritenersi dal ridere. Scusate, messer Pietro; diss'egli, con piglio di rispettosa dimestichezza; siete tutto proverbi, stassera. mio vecchio compare; perchè il cuore mi promette bene di questo negozio; perchè sono in vena d'allegria.

Il furfante è in gattabuia, e se non me lo schiaffano in galera, certo me lo spediscono, franco di porto, a rifare un po' meglio i suoi studi ad Oneglia. Parlate del Garasso? chiese Lorenzo. Di lui per l'appunto. Lo cercavo da un pezzo, per cavarmi una certa voglia dalle dita; ma , piglialo! Il mio uomo doveva fiutarmi da lontano.

Grande infelicitá l'è certo la sua, ché vedova maritata se gli può dire; ma molto... Domino! Esce di casa piangendo Minio; e madonna è sulla porta. MINIO. Eh! mamma mia, perdonateme. IULIA. Vien qui, giottoncello! Piglialo, Ceca. CECA. Che cosa hai tu fatto? MINIO. Eh Dio! aiutame, Ceca mia. IULIA. Menalo qui da me; piglialo pei capegli. MINIO. Eh Dio mio!

Poscia, senz'altre parole, lo condusse seco ad uno stipetto; aprì questo stipo, ne tirò fuori un cassettino e mostrò in esso ad Antonio il tesoro di sei napoleoni d'oro. Eccoti il mio peculio, diss'egli. In altra occasione ti direi: piglialo, gli è tuo; ma siccome a questo tempo ho ancor io qualche spesetta, non posso che dirti: dividiamo per met

Messere, balbettò egli, con voce piagnolosa, chiudetemi in una prigione per tutta la vita, vi supplico... No, rispose il Picchiasodo, mi faresti scoppiar la prigione dalla vergogna. Va via! Fategli largo, voi altri! E tu, piglialo, da bravo! Ammazza! ammazza! gridarono in coro i soldati, vedendo il Sangonetto che batteva il tacco verso la china.

Saper questo! sapere quest'altro! Francava la spesa di ragionar tanto! Hai finito? chiese il Giuliani. Io ; e tu hai ancora da cominciare. Probabilmente, e tu mi darai una mano, venendo con me alla scoperta di questo segreto. Adesso? Subito subito; genovese aguzzo, piglialo caldo. Possiamo venire anche noi, se c'è da scoprire qualcosa, entrò a dire l'Assereto.

ARMELLINA. Rispondi tu prima a me: se dici che son la tua imperadora, ti posso comandare. VIGNAROLO. Porto il presente, mezzo al patrone e mezzo a te; e se ti piace tutto, piglialo tutto. ARMELLINA. Mi raccomando. VIGNAROLO. Fermati un poco, ché son venuto a posta dalla villa per vederti... ARMELLINA. E non m'hai veduta? VIGNAROLO. ... e parlarti ancora. ARMELLINA. E non m'hai parlato?

L’almirante non si potè trattenere dal ridere, a tanta furia del suo concittadino. E pensò in quel momento ad un proverbio di casa: la furia dei genovesi dura tre giorni. La qual cosa poteva anche esser vera, ma certamente non era intieramente creduta dagli altri Italiani, che a questo proposito solevano dire: genovese aguzzo, piglialo caldo.

Il figliolo non voleva andare a nessun costo e si mise a correre come uno spiritato offrendo un gradito spettacolo alle guardie che ci circondavano e che si erano tutte rizzate per goder meglio la scena, urlando ad ogni poco: piglialo piglialo.