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Ma perche' l'occhio cupido e vagante a me rivolse, quel feroce drudo la flagello` dal capo infin le piante; poi, di sospetto pieno e d'ira crudo, disciolse il mostro, e trassel per la selva, tanto che sol di lei mi fece scudo a la puttana e a la nova belva. Purgatorio: Canto XXXIII 'Deus, venerunt gentes', alternando or tre or quattro dolce salmodia, le donne incominciaro, e lagrimando;

Più non diss'egli, e fe' cotal mirarsi Che turba altrui con la terribil vista, E con fetidi fiati arsi e riarsi Ammorba intorno, e tutta l'aria attrista; L'Angelo nel fulgor di rai cosparsi, Lume che 'n cielo alma beata acquista, Con note e con sembianze alme e gioconde Al perverso Demon così risponde: XXXIII

e drizzeremo li occhi al primo amore, si` che, guardando verso lui, penetri quant'e` possibil per lo suo fulgore. Veramente, ne forse tu t'arretri movendo l'ali tue, credendo oltrarti, orando grazia conven che s'impetri grazia da quella che puote aiutarti; e tu mi seguirai con l'affezione, si` che dal dicer mio lo cor non parti>>. E comincio` questa santa orazione: Paradiso: Canto XXXIII

Qual su l'Atlante empio Leon, che vinto Da dura fame, più s'infiamma al pasto, Allor ch'atroce, e più di sangue è tinto Il guardo, allor che più 'l ruggito e vasto, Se incontra armenti, in mezzo lor sospinto Gli sbrana l'unghia, a cui non è contrasto, E le tepide membra aspro divora, E benchè sazio, ne fa scempio ancora: XXXIII

L'oro delle monete di Vespasiano fu saggiato in Parigi a' tempi di Bodino, e trovato di tale finezza, che per cimento reale non era scemato piú di un settecentottantesimo del tutto, ch'è poco piú di mezzo grano per oncia; cosa insensibile e che vien perduta dallo stesso tormento. Genesi, 13. Genesi, 20. PLUTARCO, in Theseo; PLINIO, XXXIII, 3. PLUTARCO, in Themistocle.

⁴⁶³ Brydone, op. cit., lett. XX, e XXXIII. Se non l’abbiamo fatto prima, vogliamo ora che ci cade in acconcio, notare che l’etichetta del tempo non guardava al vestire da tavola; pare anzi che in questo non si andasse tanto pel sottile⁴⁶⁴. Alla eleganza delle vesti non si sacrificava punto la libert

Ma perche' l'occhio cupido e vagante a me rivolse, quel feroce drudo la flagello` dal capo infin le piante; poi, di sospetto pieno e d'ira crudo, disciolse il mostro, e trassel per la selva, tanto che sol di lei mi fece scudo a la puttana e a la nova belva. Purgatorio: Canto XXXIII 'Deus, venerunt gentes', alternando or tre or quattro dolce salmodia, le donne incominciaro, e lagrimando;

che se tu a ragion di lui ti piangi, sappiendo chi voi siete e la sua pecca, nel mondo suso ancora io te ne cangi, se quella con ch'io parlo non si secca>>. Inferno: Canto XXXIII La bocca sollevo` dal fiero pasto quel peccator, forbendola a'capelli del capo ch'elli avea di retro guasto.

E de' quai pesi e valori diffusamente e chiaramente si tratterá nel capitolo XXXIII. Come tutti gli ori giá coniati si possono ridurre a giusta proporzione nel far pagamenti.

Ma perché l’occhio cupido e vagante a me rivolse, quel feroce drudo la flagellò dal capo infin le piante; poi, di sospetto pieno e d’ira crudo, disciolse il mostro, e trassel per la selva, tanto che sol di lei mi fece scudo a la puttana e a la nova belva. Purgatorio · Canto XXXIII ‘Deus, venerunt gentes’, alternando or tre or quattro dolce salmodia, le donne incominciaro, e lagrimando;