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Qui si tacette; e fecemi sembiante che fosse ad altro volta, per la rota in che si mise com'era davante. L'altra letizia, che m'era gia` nota per cara cosa, mi si fece in vista qual fin balasso in che lo sol percuota. Per letiziar la` su` fulgor s'acquista, si` come riso qui; ma giu` s'abbuia l'ombra di fuor, come la mente e` trista.

Madre, una notte di Natale io penso con neve in terra e fulgor d’astri in cielo, e dentro il gemmeo fluttuante velo un aroma nostalgico d’incenso. Tu sfioreresti il suol col passo alato de’ tuoi tempi più belli

E cresciuta, ha sofferto, ha lavorato, Ti piange: su le punte dei coltelli Passò, ma nei pensosi occhi ribelli Rise un sogno inspirato, Rise il fulgor d’una possente fede: Ed ella vinse; ed or, fiera qual giglio, Armata in campo, intrepida al periglio, Ama, combatte, crede.

E poscia in riguardar quale alto ascende Fulgor da l'elmo, e da lo scudo, e quale Vivace lampo di bellezza splende Di lui nel volto a gli immortali eguale, Isconosciuto affetto il cor le prende E di nova piet

Qui si tacette; e fecemi sembiante che fosse ad altro volta, per la rota in che si mise com'era davante. L'altra letizia, che m'era gia` nota per cara cosa, mi si fece in vista qual fin balasso in che lo sol percuota. Per letiziar la` su` fulgor s'acquista, si` come riso qui; ma giu` s'abbuia l'ombra di fuor, come la mente e` trista.

22 che, o chiaro fulgor de la Fulgosa stirpe, o serena, o sempre viva luce, se mai mi riprendeste in questa cosa, e forse inanti a quello invitto duce per cui la vostra patria or si riposa, lascia ogni odio, e in amor tutta s'induce; vi priego che non siate a dirgli tardo, ch'esser può che in questo io sia bugiardo.

In su quel punto dal fulgor profondo, Onde Egli avvolto immortalmente bea L'alme celesti, il Correttor del mondo L'eterno sguardo al grande Orsin volgea: Non è forza mortal, che trarlo in fondo Esser possa bastante, Egli dicea, destra, che più forte abbia la terra, Può dargli palma di martirio in guerra.

Così pregava alto gemendo; allora Sparse d'eletti fior nembo giocondo L'Angelo intorno; e di raggi indora, Mirabil vista! entro fulgor profondo: Dice, o guerrier, del cui gran pregio ancora Memoria eterna fia sacrata al mondo, A più lieti pensier l'alma rivolta, E me messo di Dio verace ascolta.

Su le piaggie de l'aria almo a mirarsi Con imperio frenò l'ali veloci, E spinse tra fulgor di rai cosparsi Orribil suon di sempiterne voci; Non fremono cotanto, ove ad armarsi Chiamano mille trombe i cor feroci, Se Marte ama versar torbido in guerra Di sangue un mare e funestar la terra: LII

Su questi detti il suo fulgor nascose Pur come suol, che disparisca a sera, Ma sparse incenso, e d'odorate rose Alma ed incomparabil primavera. Allor di Folco in ascoltar depose Ogni preso timor l'anima altiera, E sul tenor de le parole intese, Nel magnanimo petto a parlar prese: XXIII