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Su questi detti il suo fulgor nascose Pur come suol, che disparisca a sera, Ma sparse incenso, e d'odorate rose Alma ed incomparabil primavera. Allor di Folco in ascoltar depose Ogni preso timor l'anima altiera, E sul tenor de le parole intese, Nel magnanimo petto a parlar prese: XXIII

Braccio da Montone capitano di ventura messo da Giovanni XXIII a tenere Bologna in devozione della santa sede, viste le cose di cotesto Papa andare a rifascio, vende ai Bolognesi la propria libert

La seconda, che lavorino delle finezze o leghe che si contengono nelle tariffe suddette, ed anco come si dice nelli capitoli XXII e XXIII, per non intervenirvi rotti. La terza, che compartiscano le monete, cosí d'oro come d'argento, giustamente sotto il peso o campione della libra di Bologna, e non d'altra. Capo terzo, delli contisti.

e tutti e sette mi si dimostraro quanto son grandi e quanto son veloci e come sono in distante riparo. L’aiuola che ci fa tanto feroci, volgendom’ io con li etterni Gemelli, tutta m’apparve da’ colli a le foci; poscia rivolsi li occhi a li occhi belli. Paradiso · Canto XXIII Come l’augello, intra l’amate fronde, posato al nido de’ suoi dolci nati la notte che le cose ci nasconde,

Il disìo d'ora in ora a voi mi porta: quindi rispetto onesto mi ritiene: e disvoler conviemmi quel ch'io voglio. In dubbioso stato mi conforta, che ben v'è noto quel che si conviene, e questo fa minore il mio cordoglio. XXIII. Ad Ugolino Martelli

E le Romane antiche, per lor bere, contente furon d’acqua; e Danïello dispregiò cibo e acquistò savere. Lo secol primo, quant’ oro fu bello, savorose con fame le ghiande, e nettare con sete ogne ruscello. Mele e locuste furon le vivande che nodriro il Batista nel diserto; per ch’elli è glorïoso e tanto grande quanto per lo Vangelio v’è aperto». Purgatorio · Canto XXIII

Comincia il XXIII Capitolo Taciti soli sanza compagnia N'andavan l'un dinanzi a l'altro dopo Come frati minor vanno per via

Io vinsi al cesto Il figliuolo d'Enope Clitomede, Alceo Pleuronio nella lotta, a cui M'aveva sfidato; superai nel corso L'agile Ificlo; e nel vibrar dell'asta Polidoro e Fileo. Iliade, XXIII.

E le Romane antiche, per lor bere, contente furon d'acqua; e Daniello dispregio` cibo e acquisto` savere. Lo secol primo, quant'oro fu bello, fe' savorose con fame le ghiande, e nettare con sete ogne ruscello. Mele e locuste furon le vivande che nodriro il Batista nel diserto; per ch'elli e` glorioso e tanto grande quanto per lo Vangelio v'e` aperto>>. Purgatorio: Canto XXIII

E le Romane antiche, per lor bere, contente furon d’acqua; e Danïello dispregiò cibo e acquistò savere. Lo secol primo, quant’ oro fu bello, savorose con fame le ghiande, e nettare con sete ogne ruscello. Mele e locuste furon le vivande che nodriro il Batista nel diserto; per ch’elli è glorïoso e tanto grande quanto per lo Vangelio v’è aperto». Purgatorio · Canto XXIII